
Fonte Immagine “Google”.
L’essere umano fin dagli albori della sua storia, ha utilizzato il racconto per scandire e accompagnare il tempo che inesorabilmente, passava. Parole in successione che lentamente prendevano corpo, si agglutinavano sempre più fino a costruire racconti, miti e fiabe, che fin da subito hanno evidenziato la loro potenza.
Se da un lato il mito consisteva nella narrazione di qualcosa dall’origine e dalla localizzazione storica o geografica sconosciuta; la fiaba (consistente in storie che la maggior parte di noi conosce fin dall’infanzia), consente di ripercorrere, vivere e rivivere eventi straordinari, dalla risoluzione per lo più inaspettata.

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Analogamente a ciò che avviene in seguito all’emissione di un suono, quando le oscillazioni[1] lungo la direzione di propagazione dell’onda, trasmettono il proprio movimento alle particelle adiacenti (e queste a loro volta a quelle subito seguenti) fino ad avere un movimento che propagandosi crea un’onda sonora, le parole (che altro non sono che produzioni sonore), una volta liberate e trasmesse di bocca in bocca con il racconto, vivono di vita propria consentendo – ad esempio- tutti quei processi di identificazione con l’eroe o l’eroina di turno.
La fiaba ci parla utilizzando il simbolo, ovvero qualcosa “che sta al posto di”; qualcosa quindi che non potendo apparire nella sua totalità, si cela dietro un simbolo (ad esempio un’altra immagine, un altro suono) per trovare la sua massima espressione. Come la psicoterapeuta Verena Kast evidenzia, i simboli che incontriamo nelle fiabe parlano sia al singolo (alla sua personale esistenza), che alla collettività, facendo comprendere all’individuo che il problema non è solo “suo”, ma che può interessare una moltitudine di persone.

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La fiaba trova largo uso in ambito terapeutico in particolar modo con i bambini, (ma non solo). Il potere terapeutico della fiaba risiede nel suo consentire di bypassare le difficoltà del canale comunicativo, consentendo a bambini anche più piccoli e/o che mostrano difficoltà nel comunicare, di raccontarsi/ raccontare/raccontarci.
Per concludere, non ci resta che riscoprire il piacere di abbandonarsi a una buona lettura: Cappuccetto rosso

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Dott.ssa Giusy Di Maio
[1] Oscillazioni: “spostamenti di atomi e molecole”.
L’ha ripubblicato su ilpensierononlinearee ha commentato:
Leggere per leggersi. Leggersi per leggere.
Buona lettura.
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Che dirti? Un post “necessario” e di buon colore per aprire l’anno… le oscillazioni sonore che si espandono quasi in frizione atomica, poi sono un vero gioiello incastonato nel tuo dire…non ti fermi a Propp e alla sua morfologia, ma scavi, sia pur in breve, in un percorso di luce ed ombre nello sviluppo mentale del bambino (Piaget) …nel tempo dell’incredulità sospesa ( oh che bello ricordare in questa zona lo splendido fanny e Alexander di Bergman)
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Bello il post e bello il commento appena letto. Mi permetto di citare il brano che la nonna Helena legge al nipotino Alexander che ha la testa appoggiata sulle sue gambe (nel film sopracitato) sono parole bellissime e anche congruenti con questo brutto periodo: “Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni”.
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