Non ti conosco, ma sei pericoloso perché diverso da me. Cos’è, e come agisce il pregiudizio.

Salvo ulteriori specificazioni, Fonte Immagine “Google”.

Il pregiudizio è un atteggiamento negativo (preconcetto), su un gruppo e i suoi membri. Una persona può ad esempio provare antipatia per qualcun altro (senza conoscerlo) arrivando a modificare anche i propri pattern comportamentali, ovvero mettendo in pratica un atteggiamento discriminatorio. Parlare di pregiudizio non è semplice in quanto il concetto appare molto complesso; può infatti essere considerato “pregiudizio” , anche un atteggiamento condiscendente che serve invece – a ben vedere- a mantenere l’altro in posizione di svantaggio.

Il pregiudizio è spesso sostenuto da stereotipi (una credenza sugli attributi personali di una persona, o di un gruppo). Gli stereotipi sono sovra-generalizzati, imprecisi e soprattutto resistenti alle nuove informazioni; questo vuol dire che una volta che uno stereotipo si è insinuato, è molto difficile da scalfire. Dalle ricerche è emerso che:

  1. il pregiudizio è un atteggiamento negativo
  2. lo stereotipo è una valutazione negativa
  3. la discriminazione è un comportamento negativo, non giustificato, verso un gruppo o i suoi membri.

Inoltre il comportamento discriminatorio ha spesso origine in atteggiamenti pregiudiziali. Il pregiudizio rappresenta per bene il sistema del doppio atteggiamento, in quanto si possono avere sia atteggiamenti espliciti (consapevoli) o impliciti (inconsci) verso lo stesso oggetto (così come mostrato dagli studi condotti somministrando il test di associazione implicita di Carpenter).

Si tratta di un test che misura le cognizioni implicite (ciò che le persone conoscono senza esserne consapevoli), compilato online da oltre 6 milioni di persone; il test consente pertanto proprio di verificare se le persone tendono a comportarsi come realmente pensano/dicono, oppure no, in quanto sappiamo che non sempre le persone esprimono il loro parere. Inoltre dalle ricerche emerge che spesso le persone non sono neanche del tutto consapevoli del loro parere.

Gli atteggiamenti espliciti possono cambiare con l’educazione, mentre quelli impliciti perdurano e possono cambiare con la formazione di nuove abitudini. Numerosi studi mostrano come le valutazioni stereotipate possono avvenire al di fuori della consapevolezza. In alcune prove del test di Carpenter vengono ad esempio mostrate rapidamente facce o parole che innescano automaticamente degli stereotipi verso alcuni gruppi etnici, di genere o di età. Senza che ne siano consapevoli, i partecipanti all’esperimento vengono influenzati nelle loro risposte dagli stereotipi che si attivano automaticamente.

E noi? Siamo consapevoli/vittime dei nostri pregiudizi? Vogliamo metterci alla prova? https://implicit.harvard.edu/implicit/italy/

Dott.ssa Giusy Di Maio.

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3 pensieri su “Non ti conosco, ma sei pericoloso perché diverso da me. Cos’è, e come agisce il pregiudizio.

  1. Lu {pandored73}

    Ho provato a fare qualche test, ma ahimè richiede tastiera e da tablet non riesce. Inoltre sono settati prettamente sulla società statunitense, che non rispecchia la nostra… peccato però, mi piacciono i test!

    Quella del pregiudizio è una questione molto improntata sulla società e sulla evoluzione di questa. È un discorso complicato quanto affascinante.

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    1. Giusy Autore articolo

      Grazie per il tuo intervento! Concordo sulla questione che il pregiudizio sia qualcosa di “complicato quanto affascinante”, motivo per cui nell’articolo è stato trattato senza approfondirne una questione in particolare. Si è voluto, in sostanza, solo far emergere la possibilità che anche il più nobile dei comportamenti, potrebbe essere mosso dal pregiudizio stesso. Il test per quanto in origine tarato sulla popolazione americana, ben si presta ad essere usato ad ampio raggio, in quanto potremmo considerare la società (americana) alla stregua di quella italiana, perchè? perchè le differenze (esistenti senza dubbio), sono relative alla cultura, mentre la società in questo caso è individualista in entrambi i casi (il discorso sarebbe ben diverso se decidessimo di comparare la società asiatica, notoriamente collettivista, con quella americana). Grazie ancora per il tuo intervento.

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