
“Che hai?”…. “Niente!”… “Cosa è successo, oggi?”… “Niente!”… “Cosa stai provando, ora?”.. “Niente!”
Niente piccola parola che utilizzata come pronome e sostantivo indica “nessuna cosa”; ha lo stesso significato di nulla.
Spesso utilizzato in maniera sbrigativa quando stanchi di dare risposte, spiegazioni e attenzione a chi o cosa non vogliamo, liquidiamo il tutto con un bel “niente”. A ben vedere niente è la parola vuota maggiormente piena che possiamo utilizzare.
Lo psicanalista Jacques Lacan – partendo da Freud- propose la dicotomia parola piena/parola vuota. La parola piena è quella che ha il potere di risolvere le formazioni dell’inconscio, di converso la parola vuota è quella svuotata di questo potere. Secondo Lacan la parola piena consta di 3 caratteristiche (contrapposte ad altrettante 3 caratteristiche che appartengono alla parola vuota).
La parola piena è la parola dell’anamnesi, quella cioè capace di ritornare sulla storia del soggetto; la parola vuota è quella invece che si fissa sull’hic et nunc (qui ed ora) è quindi una parola che fermandosi sull’attuale prescinde dalla storia del soggetto.
La parola è piena quando è intersoggettiva ovvero quando è messa in “relazione” tra due soggetti; la parola è vuota quando è intrasoggettiva ovvero è una parola del monologo interiore, quella che usiamo per parlare con noi stessi.
La parola piena è quella dell’interpretazione; la parola vuota è quella dell’analisi delle resistenze.
In un certo senso quando abbiamo la sensazione di concludere una conversazione con un “niente”, di fatto.. la stiamo aprendo. In maniera inconscia o meno stiamo lanciando un segnale di profondo tutto; stiamo dicendo all’altro e a noi stessi che (ci sarebbe) così tanto da dire, da non riuscir a manipolare il quantitativo di informazioni, di concetti, di sensazioni/sentimenti che piuttosto che andare nel profondo ad indagare questo tutto, preferiamo abbandonarci al “niente”.
Molte delle conversazioni o degli scambi tra persone sono interrotti non per “non comunicabilità” (a tal proposito è interessante l’articolo del mio collega, in merito alla comunicazione), sappiamo infatti che non si può non comunicare.
Comunicandoti il mio niente, ti ho comunicato il mio tutto. Quanto siamo disposti ad andare oltre l’apparenza del nulla per scoprire la pienezza del niente?
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
Un bel dilemma. A volte è difficile abbattere le barriere che mettiamo tra noi e gli altri e invochiamo il “niente” pensando di proteggerci. E’ stata una bella sorpresa apprendere tutto quanto enunciato nell’articolo. Grazie 😊
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grazie mille a te invece, per essere sempre presente con i tuoi feedback 😉
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quando non si vogliono avere dialoghi e confronti diretti spesso si ricorre a questa vuota parola, il dialogo è l’essenza dell’amore, purtroppo troppe coppie si rispondono a questo modo, e le loro storie finiscono…
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