Disamistade e dolore psichico.

Immagine Personale.

“E per tutti il dolore degli altri è dolore a metà”

Disamistade, De Andrè.

Ascoltavo questo incredibile pezzo e riflettevo..

Il dolore – specie quando è di natura psichica- che appartiene all’Altro, è sempre un dolore a metà.. una sorta di non dolore.

Tutto ciò che rimanda alla paura, al non conosciuto, all’oscurità si presenta come un evento perturbante. Il perturbante -in senso Freudiano- è qualcosa che in precedenza era familiare nella vita psichica, che poi è stato estraniato dal soggetto tramite il meccanismo di difesa della rimozione; è qualcosa di rimosso che ritorna..

Il tuo dolore, nel gioco della specularità che mi si apre innanzi dove “Io” è necessariamente “un Altro”, in quanto nell’ambiente primario di provenienza (la famiglia) mi è stato detto “questo sei tu”, conferendomi uno stampo in cui una prima identità liquida, è stata calata, mi (ri) presenta in faccia il dolore.

Nessuno ha voglia di sperimentare di nuovo qualcosa che lo ha in precedenza terrorizzato, tanto da doverlo rimuovere.

Faber può accompagnarci, stasera… https://www.youtube.com/watch?v=BOMjJvJMx-E

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

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17 pensieri su “Disamistade e dolore psichico.

  1. Alessandro Gianesini

    “Nessuno ha voglia di sperimentare di nuovo qualcosa che lo ha in precedenza terrorizzato, tanto da doverlo rimuovere.”
    Curiosità: ma se lo ha rimosso, come fa a non volerlo sperimentare? Significa che riemerege, quindi?

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    1. Giusy Autore articolo

      bella domanda. Ciò che viene sottoposto al processo di rimozione, non viene mai completamente perduto. Ciò che viene relegato e mantenuto con tanta fatica da parte dell’apparato psichico, come rimosso preme per fuoriuscire e lo fa tramite i lapsus, i sogni, gli atti mancati (errori di azione secondo cui vuoi fare una cosa, ma ne fai un’altra) e soprattutto tramite “il sintomo” che è il prodotto di una pulsione che non ha trovato completo soddisfacimento.

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      1. Alessandro Gianesini

        Capito, grazie!
        Ho sempre pensato che il termine “rimozione” fosse inesatto, ora me ne dai conferma.
        Forse dovrebbero chiamare questo processo “occultamento” 😛

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  2. Joseph THERA

    Je suis désolé de faire mon commentaire dans la langue française. J’aime beaucoup lire tes publications. Elles sont toujours riches pour moi. En lissant cette note, je suis reste sur cette phrase « Personne ne veut revivre une expérience qui l’a déjà tellement terrifié qu’il doit la supprimer ». Personnellement je le pense aussi, j’ai des expériences terrifiantes que j’aimerais, si je le pouvais, supprimer définitivement. Mais malheureusement, ces souvenirs, à travers certaines circonstances, reviennent à la surface et la douleur, même un peu moindre, elle se ressent encore.
    Merci et excellent weekend à vous !
    Joseph

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    1. Giusy Autore articolo

      Bonjour Joseph. la lecture de votre commentaire m’a ému; J’ai vraiment ressenti une forte émotion et je vous en remercie. sentir que vous trouvez ce que je fais passionnant et intéressant me fait comprendre que le sens de mon travail progresse de la bonne manière. Je ne peux qu’imaginer ce que vous avez pu souffrir dans la vie, et je vous remercie de partager cette pensée. Je souhaite que vous puissiez bientôt vivre les pires souvenirs, d’une manière plus légère. Je vous souhaite un agréable week-end et beaucoup de positivité, de Naples 😊. désolé mon mauvais français. Merci encore😊😊

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  3. minghina55

    A volte basta un raggio di sole o il volo di un uccello o, magari, anche un odore particolare a scatenare un groviglio di sentimenti brutti o belli piacevoli o dolorosi che fanno riemergere ricordi che credevamo “rimossi”. Quando il ricordo è doloroso ecco che spunta la lacrimuccia a venirci in aiuto, scusate se è puerile ma per me è liberatorio.

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