Stasera vorrei riproporvi, ispirato dalle interazioni avute nell’articolo recente” I’m my own extension” (https://ilpensierononlineare.com/2020/12/07/im-my-own-extension/ ) un post di qualche tempo fa, ma sempre molto attuale. Parlo di Ritiro sociale, un problema molto noto in Asia con il nome di Hikikomori. Da qualche tempo se ne parla anche in Europa e in Italia. Buona lettura!
Il Ritiro Sociale è una delle forme di disagio più diffuse nel mondo contemporaneo. In particolare riguarda giovani e giovanissimi. Un problema abbastanza serio che spesso si può confondere con il carattere inibito, solitario e timido delle persone che ne soffrono. In qualche modo questo “atteggiamento passivo” verso il mondo viene solitamente giustificato da familiari e conoscenti perché coerente con il modo di fare e relazionarsi che la persona ha sempre avuto. Spesso ci si rivolge ad un professionista per farsi aiutare, quando il comportamento ha già iniziato a cronicizzarsi.
Questo disagio è legato molto da vicino con quello che già da diversi anni riguarda il mondo orientale con il fenomeno degli “Hikikomori” (in giapponese il significato letterale è “stare in disparte”).
Si stima infatti che in Giappone, dove il fenomeno è più radicato, ci siano più di mezzo milione di casi. Ma a quanto pare…
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Da adolescente avrei voluto uscire e relazionarmi col mondo, ma il mondo non era d’accordo.
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Brutta storia. Da adolescenti la sensazione di inadeguatezza è ridondante e cozza fortemente con la voglia e la fame di relazioni. Spesso la soluzione a questo vero e proprio “dramma” personale è spingersi oltre e provare ad indossare per un momento le “lenti” degli altri e vedere e capire perché gli altri (il mondo) non è disponibile a relazionarsi con noi. Ma la questione è comunque molto più complessa. Grazie per la tue preziose parole e per aver raccontato un pezzetto di te.
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in Giappone questo dramma è vissuto in maniera davvero critica, qua da noi per fortuna non siamo ancora a quei livelli, anche se questa pandemia ha in qualche modo aumentato questo tipo di isolamento personale…
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Sì Max, in Corea e in Giappone e in Asia in generale è un problema molto pervasivo. Ed è già conosciuto da un paio di decenni almeno. In Italia se ne parla un po’più seriamente da meno di una decina d’anni. A Roma è nato da qualche anno (se ricordo bene al Gemelli) un centro specializzato in questo tipo di disturbo. Io lo studiai per il mio lavoro di tesi specialistica nel 2009/2010, sembrava qualcosa di molto lontano, ma i primi sentori di un propagarsi del disturbo anche qui in Italia già c’erano.
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Purtroppo è più diffuso di quanto crediamo. Quello che mi stupisce è soprattutto il fatto che spesso questa cosa non viene nemmeno percepita come un problema.
Come può un genitore non rendersi conto che se il figlio/a non vuole uscire di casa non è normale?
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Può succedere che i genitori restino colpevolmente inconsapevoli perché colludono con il figlio, semplicemente perché hanno paura di cambiare una situazione che apparentemente è sotto controllo. Paradossalmente sanno che allertandosi e accorgendosi del problema (chiedendo anche aiuto) dovranno stravolgere lo status quo familiare. E purtroppo molte famiglie sono per così dire “gelose” del loro equilibrio, seppure sia evidentemente patologico. Passa infatti molto tempo prima che si provi ad intervenire. Si arriva dal professionista molto spesso solo quando accade qualcosa di eclatante, incontrollabile e insopportabile.
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