Più potere uguale meno empatia.

Vi è mai capitato di avere a che fare con un datore di lavoro, un capo ufficio, un superiore, un responsabile antipatico, poco incline al dialogo, arrogante, diffidente, ai limiti del cattivo? In effetti è una esperienza molto comune. Credo che quasi tutti nella vita abbiamo avuto la possibilità di avere a che fare con un “capo cattivo”( oppure un insegnante, maestro, professore).

Il fatto è che spesso chi si trova in una posizione di “potere” tende a mostrare una minore sensibilità nei confronti degli altri.

Chi riveste un ruolo di responsabilità, di potere e di forza (anche se momentaneo) è più portato a disumanizzare gli altri; come se spogliasse della loro dignità e dei loro diritti le persone che deve gestire. Secondo due ricercatori dei Paesi bassi (Joris Lammers e Diederik Stapel) questo atteggiamento nei confronti degli altri aiuterebbe il “capo” a gestire meglio il proprio potere e a non soccombere alle emozioni quando si vedono costretti a prendere decisioni complesse che riguardano le persone.

immagine google

Anche solo sollecitare il senso di potere aumenta la risposta di deumanizzazione.

“Considerare l’altro un oggetto rinvia invece all’universo della mercificazione, all’uso strumentale del corpo, all’azzeramento dell’anima.”

C. Volpato – Deumanizzazione

La deumanizzazione, in tal senso, può essere un meccanismo che può favorire comportamenti inumani che possono facilmente sfociare, ad esempio, in abusi di potere. Ma, la cosa assurda e paradossale, è che la deumanizzazione può in alcune occasioni o situazioni complesse, aiutare a prendere decisioni che possono comportare sofferenze altrui (decisioni che non prenderebbe nessuno che abbia un minimo di empatia).

Fortunatamente, anche se poche, esistono delle eccezioni, cioè “capi” empatici e molto inclini al dialogo e all’ascolto dei dipendenti.

“Finisce bene quel che comincia male”.

dott. Gennaro Rinaldi
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20 pensieri su “Più potere uguale meno empatia.

  1. anthony7119

    Le capital humain est considéré comme le principal actif des entreprises. Les équipes managériales ont de plus en plus conscience de leur rôle pour remettre de l’humain dans le management, et c’est bien.
    Nous venons de vivre une décennies avec un management qui s’est déshumanisée.
    La politique de chiffres a poussé à appliquer des méthodes d’optimisation violentes parfois.
    Un management au fichier Excel en quelque sorte…
    Cela a rejailli sur d’autres dimensions. J’ai par exemple rencontré de nombreux chefs de projets qui pilotaient leurs projets par e-mail en perdant de vue l’essentiel de leur rôle !
    Bref, il est temps que ça change Gennaro.
    Bonne soirée à toi.
    Tony

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    1. Gennaro Autore articolo

      Salut Anthony. Il est temps pour un changement. Vos paroles me font espérer que le capital humain sera enfin valorisé et protégé. Les entreprises doivent comprendre que lorsqu’un travailleur est en bonne santé psychologique et physique et se sent à l’aise sur le lieu de travail, il fait le travail trois fois plus. Une meilleure qualité des heures de travail est meilleure que le nombre d’heures travaillées (peut-être sous le stress et le harcèlement moral). Merci pour la réflexion. Bonsoir.

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      1. anthony7119

        Bonjour Paquerite,
        Mon expérience professionnelle m’a apporté année après année, la démonstration de ce qu’a évoqué Gennaro dans son excellent article.
        Jusqu’au jour où j’ai décidé de dire stop !
        Le management est bien plus que de la gestion purement humaine, elle est aussi manipulation de la part de certaines instances supérieures…
        Belle journée à vous.
        Tony

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      2. Paquerite

        Je veux bien vous croire, c’est encore une fois un jeu de dupes, une mauvaise comédie humaine avec de bons vieux ressorts de dominants/dominés.
        Je crois que l’humanité mérite mieux et j’espère que de nouveaux horizons s’ouvrent devant nous…
        Belle journée à vous
        Corinne

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  2. maxilpoeta

    io nella mia vita ho cambiato molte ditte, soltanto in quella attuale e in quella precedente ho trovato dei capi umani, comprensibili e anche altruisti, quelli precedenti sono tutti da dimenticare, uno peggio dell’altro, davano smacco della loro arroganza ogni giorno. Per fortuna dal 2000 in avanti ho trovato queste ultime due ditte dove per fortuna i rapporti sono ben diversi. La capa attuale ci ha portati fuori per il pranzo di Natale, abbiamo scherzato tutto il tempo come ragazzi. Pensa quando ho cambiato macchina, la scorsa estate, mi ha persino fatto dei regali per l’auto.
    Se penso a com’erano i capi di una volta quasi non ci credo…

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    1. Gennaro Autore articolo

      Ciao Max. Hai avuto esperienze lavorative opposte. E hai adesso la fortuna di lavorare con un capo alla mano, empatico e secondo me molto in gamba. Dovrebbero tutti adottare uno stile autorevole e non autoritario. Grazie per aver condiviso questi episodi della tua vita.

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    1. Gennaro Autore articolo

      Sì, concordo non c’è limite al peggio, purtroppo la maggior parte dei capi sono troppo concentrati sul “potere” e poco sui dipendenti. Tu sei stato molto sfortunato, ma le eccezioni ci sono.

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  3. Paquerite

    Ciao Gennaro,
    Il mio ex capo per il quale nutrivo ancora affetto, si assicurava ogni mattina di indossare quella che io chiamo ironicamente “la sua stupida pelle” …
    Era così, ho visto attraverso il suo buco del culo che non era un cattivo ragazzo.
    Ti sto baciando forte
    Corinne

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  4. minghina55

    Anche io in 42 anni la lavoro ho avuto a che fare con diverse tipologie di capi; qualcuno comprensivo qualcuno meno, ma non dimenticherò mai uno che letteralmente mi detestava, mi faceva mobbing e quando facevo presente ai suoi collaboratori che volevo denunciarlo loro minimizzavano sempre dicendomi che era poi difficile dimostrarlo. Sono stati i dieci anni peggiori della mia vita fino a quando finalmente è andato in pensione. Non ho mai capito (nè io nè i miei colleghi) il perchè del suo atteggiamento anche perchè con tutto il personale ho sempre avuto un rapporto amichevole e di stima tanto che ancora oggi a due anni dalla pensione mi chiamano con cordialità dicendomi che si sente la mia mancanza.

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    1. Gennaro Autore articolo

      Il comportamento di queste persone può essere semplicemente la conseguenza della loro posizione di “potere”, come descritto nell’articolo, ma altre volte può essere anche legato ad aspetti psicologici e di personalità del capo (spesso le cose sono correlate). A volte sono persone frustrate e sofferenti per motivi personali, e hanno nel lavoro una valvola di sfogo per scaricare la propria rabbia e il proprio malessere.

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