Se leggiamo in un’ altra lingua proveremo meno emozioni.

In genere non ce ne accorgiamo, ma quando leggiamo un libro, una poesia, un racconto sul nostro viso si possono avvertire modificazioni significative che rispecchiano le emozioni che avvertiamo durante la lettura e che possono anche essere in accordo con le emozioni dei personaggi del libro che abbiamo davanti. Sono spesso micro espressioni anche impercettibili e non coscienti. Insomma sorridiamo, ci incupiamo, ci arrabbiamo, proviamo paura durante le nostre letture. Quando leggiamo di un personaggio felice sorridiamo, se invece è arrabbiato aggrottiamo la fronte.

Questo fenomeno fa capo alla teoria dell’impersonificazione (embodiment), per la quale quando elaboriamo un’informazione con contenuto emotivo l’organismo attiva reazioni fisiologiche caratteristiche di quelle emozioni che stiamo leggendo. Pare però che questo meccanismo funzioni molto bene per la lettura in lingua madre, ma molto meno per la lettura di un brano o un libro in una seconda lingua.

Photo by Oladimeji Ajegbile on Pexels.com

Questa interessante scoperta è frutto di una ricerca di circa cinque anni fa di Francesco Foroni, un ricercatore della Scuola internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste. Durante la ricerca sono stati misurati con l’elettromiografia (che registra l’attivazione dei muscoli, su un gruppo di 26 ragazzi olandesi, le espressioni facciali mentre erano intenti a leggere dei brani in inglese. Il risultato di queste misurazioni ha confermato che l’intensità delle espressioni facciali era molto più marcata quando la lettura avveniva in lingua madre (olandese). Quando invece le letture avvenivano in inglese il coinvolgimento emotivo era evidentemente minore.

La spiegazione a questa differenza nell’attivazione emotiva nei due casi è probabilmente legata al contesto di apprendimento delle due lingue. Infatti l’apprendimento della lingua madre avviene generalmente in un contesto emotivamente molto carico e significativo, nel contesto familiare. Mentre l’apprendimento della seconda lingua avviene generalmente in un contesto extrafamiliare, meno carico emotivamente e più freddo e istituzionale.

Questa differenza ci fa comprendere quanto sia importante per una persona comunicare le proprie emozioni e il proprio stato d’animo attraverso il proprio linguaggio. Noi pensiamo e sogniamo nella nostra lingua madre.

Questo filone di ricerca e i risultati aprono a diversi spunti di riflessione legati agli aspetti della comunicazione interculturale e agli aspetti legati all’impatto emotivo che possono avere le emozioni sulle decisioni le decisioni.

Inoltre questo ci fa riflettere anche sul fatto che non dobbiamo mai dare per scontato gli aspetti legati all’integrazione di bambini stranieri adottati o di immigrati e famiglie di stranieri. Quanto il linguaggio e la comunicazione incidono su aspetti psicologici, emotivi e sociali. Troppo spesso sottovalutiamo questi fattori.

Interagire ad esempio in lingue diverse o interagire e comunicare attraverso una terza lingua può rendere allo stesso modo? Quanto vengono influenzate le espressioni, i sentimenti, le emozioni, quando dobbiamo comunicare con una lingua diversa dalla nostra?

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

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8 pensieri su “Se leggiamo in un’ altra lingua proveremo meno emozioni.

  1. maxilpoeta

    io ho sempre dialogato solo in italiano, al massimo in francese, per cui non mi sono mai posto molti problemi in merito, ma ritengo che sia molto complesso esprimere sensazioni, emozioni, in una lingua che non sia la propria. Io fuori Italia parlo come Totò ” noi vulevon savuar, anzi scusi dimmu una cosa….” 😂😁

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    1. Gennaro Autore articolo

      Hahahaha😄😄 più o meno come faccio io. Comunque si, ti posso assicurare che è difficile. Ho lavorato con stranieri e durante i colloqui avevo degli interpreti per fare in modo che parlassero e si esprimessero nella loro lingua. In questo modo riuscivano ad esprimere al meglio le loro emozioni..

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    1. Gennaro Autore articolo

      Ciao Alessandro, personalmente posso dirti che nella mia esperienza clinica le migliori sedute terapeutiche sono quelle fatte in lingua napoletana. Questo avviene perché molti concetti assumono un senso e una portata emotiva maggiore se espressi in lingua madre. Una delle regole che regola il colloquio clinico implica proprio che si usi e ci si adegui, in un certo senso, alla lingua portata dal paziente in terapia; in sostanza ci si è resi conto che le emozioni veicolate dalla lingua in cui e con cui, siamo stati cresciuti, possono essere più forti e meglio espresse rispetto all’uso del solo italiano. Per quanto concerne i testi dialettali certo.. non sono fruibili in egual modo in tutte le zone geografiche ma, se ci fai caso, alcune lingue dialettali sono riuscite a varcare i confini nazionali diventando molto richieste all’estero (mi riferisco, ad esempio alla canzone).

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