Tristezza.

Stato d’animo e umore malinconico che secondo Johnson Laird e Oatley, può manifestarsi anche in assenza di cause note e/o fattori visibilmente scatenanti. La tristezza è comunemente associata a delusioni, sconforto o frustrazione.

La tristezza può inoltre essere correlata a dolore acuto o derivare da un processo empatico.

Secondo gli autori, quando ci si sente tristi, bisogna indagare caso per caso la motivazione scatenate quella cioè che ha comportato tale stato d’animo.

La tristezza non ha manifestazioni acute (come ad esempio per la gioia). Le persone tristi sono – infatti- realistiche e non pessimiste; ciò comporta una importante differenza con la depressione.

Coloro che sono tristi non attribuiscono la colpa (ed esempio dei propri insuccessi) a se stessi (come accede nei depressi).

L’asimmetria tra gioia e tristezza è da attribuire a un meccanismo consapevole (nel primo caso) e inconsapevole (nel secondo). Quando siamo tristi troviamo gli eventi quotidiani spiacevoli e ci aspettiamo che il futuro ci riservi eventi sgradevoli; quando si è tristi consideriamo gli eventi negativi come dovuti alle circostanze piuttosto che derivati dalla nostra (mancata) volontà.

La tristezza può inoltre essere vista (quando segue un forte dolore), come un prolungamento fisiologico dell’emozione causata dagli antecedenti del dolore stesso.

Il dolore ha infatti una funzione adattiva (pensiamo a tal proposito al dolore avvertito, che spinge le persone ad andare dal proprio medico; quel dolore è stato la spia di una certa malattia); il dolore può anche servire (quando segue un’amputazione affettiva) a far elaborare il significato della perdita stessa.

Studio conosciuto anche come “Tristesse”.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio

36 pensieri su “Tristezza.

  1. andipab

    “Poza tym jest na świecie taki rodzaj smutku, którego nie można wyrazić łzami. Nie można go nikomu wytłumaczyć. Nie mogąc przybrać żadnego kształtu, osiada cicho na dnie serca jak śnieg podczas bezwietrznej nocy.”
    Haruki Murakami, Koniec Świata i Hard-boiled Wonderland

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  2. maxilpoeta

    io ho conosciuto solo in alcuni momenti della mia vita questo stato d’animo, ma vedo che è quello dominante ovunque, almeno dall’80% della popolazione. In giro si vedono certe facce!! Le mascherine stanno su solo per le rughe corrucciate dalla loro espressione. Io ho sempre pensato, ok che la vita ci riserva ogni giorno dolori, ma è anche vero che cogliere i momenti belli e cercare di vederli nelle cose che facciamo ci aiuta a vivere al meglio la nostra vita. La cosa strana sai qual’é? Che non sempre le persone ricche sono quelle che stanno veramente bene a livello di gioia, come verrebbe da pensare. Io ho visto gente scendere da delle Lamborghini, o da barche di lusso, con delle facce appese, che neppure se fossero sul lastrico sarebbero giustificate, non so se rendo l’idea. Io nel mio piccolo, pur avendo pochissimo, sono sempre contentissimo…😊

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    1. Giusy Autore articolo

      Diciamo che spesso la tristezza è una sorta di “attitudine” che, come dicevo nell’articolo è ben diversa dall’umore perennemente triste che poi sconfina magari nella depressione. Per il resto.. personalmente sono una donna che ride molto quindi.. forse le rughe le avrò.. ma per eccesso di risata 😀

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      1. Giusy Autore articolo

        eh… eheheheh a me lo dici che sono circondata dalla tristezza praticamente tutti i giorni per tutto il giorno 🙂 ma.. il lavoro è lavoro e l’attitudine personale altro; per quello.. rido..rido.. :-p

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      1. Giusy Autore articolo

        assolutamente no! ti racconto una cosa..
        quando studiavo al conservatorio, nell’ambito dell’esame di storia della musica, il maestro ci fece ascoltare dei pezzi di dodecafonia spiegandoci tutta la questione “ritmica e melodica”.. pensa .. tutti musicisti e nessuno che ne avesse piacere. lo stesso maestro sosteneva che fosse “inquinamento acustico”.. pensa te.. a piacque! 😀

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      2. Giusy Autore articolo

        ahahhaahah potresti avere ragione ma con molta sincerità non sono facile da “attirare”, specie con la scrittura :-p il che è un complimento per te 😀

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      3. Povertà 🌟 Ricchezza

        Ma no dai, un’ottima scuola per sapere far battute era farsi rispondere in chat da sconosciute. Al 99% non rispondono ma se uno è capace di scrivere toccando le corde delle emozioni vai in bomba. Considerando che tutte/i vogliono solo una cosa, affetto e sostegno morale, impari a farti leggere e farti ascoltare. E’ un effetto strano

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      4. Povertà 🌟 Ricchezza

        una volta mi cimentavo nel farmi rispondere, poi lasciavo perdere. Così per passare il tempo, poi sono passato a raccontare storielle su ragazze/i che si pongono domande e risposte nella loro mente senza darsi realmente una spiegazione logica. Sono sul vago, tipo Elettrica, Steffy e company. Non si danno mai risposte, sarà autobiografico presumo 🙂

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      5. Povertà 🌟 Ricchezza

        Ahah, la spiegazione è semplice e drammatica, tutte non sanno scegliere, divagano in teorie strane, contorte, si danno mille letture sul presente e sul futuro senza metterne in pratica nemmeno una. Quindi sono storie senza soluzione, come i miei amici kids degli anni 80, vivono sospesi in un tempo senza ieri e senza domani, perchè il domani non c’è, conta solo quello che vivono in quell’istante. Ma loro non lo sanno 🙂

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      6. Giusy Autore articolo

        lo dici a me che col tempo “ci lavoro” ma qua la discussione diventerebbe lunga e contorta. corro il rischio di tediarti 😀

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