Possono le nostre emozioni condizionare le nostre scelte alimentari? In che modo possono spingerci a mangiare meglio, di più o di meno? Lo stato d’animo che abbiamo in un determinato momento (arrabbiati, sereni, allegri, tristi, ansiosi, positivi) può condizionarci e orientare le nostre preferenze alimentari?
Le nostre emozioni e gli stati d’animo, uniti ad una modalità comportamentale orientata alla ricerca del soddisfacimento immediato hanno inevitabilmente una conseguenza diretta, che riguarda l’assunzione di cibo e che può incidere anche sul nostro peso.

Quello che viene definito da M.P. Gardner come “mangiare emotivo” è una modalità di comportamento piuttosto frequente nelle persone e che, a lungo termine, può portare al sovrappeso e all’obesità.
Secondo l’ipotesi di Gardner, in diverse situazioni, le persone con problemi di obesità, possono essere condizionate nella scelta del cibo da mangiare, sia dal tono dell’umore che da una percezione del tempo “particolare”, che induce le persone a soddisfare il bisogno subito. Questo modo “irruento” di soddisfare il bisogno e lo stimolo della fame (legato al tono dell’umore), non permette alle persone di percepire lucidamente al momento i “danni” (a lungo termine) del cibo di conforto (confort food), ma solamente i benefici derivati dall’assunzione di quel cibo in quel momento.
Praticamente, queste persone non penseranno al fatto che mangiare cibi con moltissime calorie (ma saporiti) per compensare stati emotivi negativi, a lungo andare farà prendere loro molti chili, con la probabilità di poterli far ammalare in futuro. Penseranno, invece, al piacere immediato, e alla sensazione di sollievo che quei cibi possono dargli nell’immediato.
Numerose ricerche nell’ambito della psicologia del comportamento e della prevenzione dell’obesità negli adulti e bambini hanno accertato che:
- Essere di buonumore spinge a guardare al futuro, desiderare di vivere in salute e scegliere, di conseguenza, cibi sani e nutrienti.
- Vivere uno stato d’animo negativo spinge a prediligere un’immediata soddisfazione del bisogno di gestire, nel concreto, il cattivo umore, attraverso il consumo di cibi “comfort”.

Insomma, oggi è sempre più indicato un approccio integrato con l’Esperto in Nutrizione e lo Psicologo per rendere efficace e risolutivo un percorso personale di rieducazione alimentare e supporto psicologico. Inoltre, in alcuni casi, è necessario intraprendere anche un percorso di Psicoterapia per affrontare aspetti del proprio vissuto personale che possono assumere un “peso specifico” nella propria storia di obesità e nel vissuto emozionale correlato.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
There’s no doubt our emotions affects our diet and appetite. I usually eat more when I’m upset and I really find that very amusing😂😂….
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Thank you so much Annabel! I’m glad you enjoyed it.
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This is a good perspective on a difficult subject. Eating and emotions are intricately tied. Thank you for the information.
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Thank you very much. Emotions are closely linked to the whole sphere of eating disorders. In particular, that of obesity is an extremely complex and very varied problem, in fact in the coming days we will try to deepen the subject a little. Thanks again for the comment and good evening.
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I look forward to reading more.
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Thanks again!
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io pur non essendo negativo come spirito prediligo i dolci, anche se sono consapevole che fanno ingrassare. Ad ogni modo direi che sono stabilizzato, infatti è circa un anno, forse anche di più, che peso gli stessi kg, posso variare al massimo di 1 kg in più o in meno, ma rimango stabile…👍😊
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Grande Max!! Questo vuol dire che sei uno attento all’alimentazione e abitudinario. Quindi ogni tanto un dolcetto puoi concedertelo😉.
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diciamo che più che ogni tanto è una regola, pensa che un giorno ho pranzato in una pasticceria, non ti dico altro 😊🍰
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😄
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