
Ormai lo sapete (non ne ho mai fatto troppo mistero), il campo della psicodiagnostica non è il “mio” campo “preferito”; mi riferisco in particolare a test altamente standardizzati e rigidi (per così dire).
Ci sono – tuttavia- all’interno della categoria, alcuni reattivi che adoro, uso, e su cui la specializzazione è continua e costante: mi riferisco ai reattivi grafici.
I reattivi grafici sono comunemente conosciuto come “i disegni” che facciamo fare ai pazienti; quei disegnini che sembrano cosa assai semplice e scontata possono invece dire molto di noi, del nostro vissuto, dello sviluppo del nostro sé, del nostro sviluppo intellettivo, dei conflitti, meccanismi di difesa in uso e del nostro ambiente; si tratta di disegni che implicano uno specifico setting di somministrazione, una procedura, una osservazione specifica e una (successiva) analisi lunga e articolata, volta ad analizzare ogni singolo particolare (il momento in cui mi dedico all’analisi del disegno è sempre entusiasmante e carico di emotività).
L’obiettivo di queste tecniche è (sfruttando il meccanismo della proiezione) portare il soggetto a proiettare nella strutturazione della risposta, stati interni e aspetti della sua personalità.
La valutazione, invece, riguarda 3 aspetti fondamentali:
Il comportamento di fronte alla prova: ovvero la postura assunta e/o i sentimenti e commenti espressi
Gli aspetti formali: le modalità attraverso cui il soggetto struttura la risposta
Gli aspetti di contenuto: riguardano l’oggetto prodotto rispetto alla consegna.
Le tecniche proiettive sono largamente usate in quanto sono facili da somministrare e richiedono poco tempo e materiale (fogli formato A4, matita medio morbida, e in alcuni casi la gomma per cancellare); i test sono ampiamente usati per la valutazione dello sviluppo intellettivo e della personalità per bambini, adolescenti e adulti.
Draw a Person: DAP: Test della figura umana.
Ideato da K. Machover (1953), si sostiene che questo proiettivo possa rappresentare l’espressione di sé, del corpo o dell’ambiente. Quindi oltre alle abilità intellettive, il disegno è in grado di fornire informazioni circa la personalità del soggetto che stiamo valutando.
Alla rappresentazione grafica sono associate determinanti morfologiche associate all’età e al sesso, immagini culturali o stereotipie relative al tipo fisico, vissuti relativi al proprio corpo; relativamente all’immagine di Sé: l’esperienza del sé, identificazioni rispetto ai ruoli, all’età, proiezioni di bisogni, frustrazioni e così via.
Si invita il soggetto a disegnare una persona che è apparentemente frutto della fantasia ma inconsciamente il soggetto sta rappresentando se stesso. Nel disegno vengono proiettate la propria immagine ideale (piuttosto che quella reale), i sentimenti rivolti a qualcun altro (di solito una figura significativa o verso l’esaminatore, in quel momento). La rappresentazione grafica va posta in relazione con l’età del soggetto (quindi con le capacità che questo dovrebbe avere in quella specifica fase dello sviluppo).
A seconda dell’età del soggetto, possiamo avere:
3 anni: il bambino disegna l’omino testone
5 anni: il disegno è quasi completo con attenzione alle differenze sessuali che si esprimono con particolari come la presenza di capelli o vestiti
tra i 6 e i 10 anni: il disegno del corpo si arricchisce di particolari, ciò è indice di maturazione intellettuale e di un miglior adattamento sociale ed emotivo
adolescenza: il disegno risente della complessità di questa fase della vita e delle problematiche connesse ecco perché spesso è incompleto
età adulta: disegno completo esprime avvenuta maturità intellettuale e fisica
Il materiale del DAP comprende un foglio A4, una matita di media durezza e un gomma per cancellare; al soggetto viene chiesto di disegnare una persona poi su un altro foglio una persona di sesso opposto. La fase successiva è quella dell’inchiesta ovvero si chiedono informazioni cica ciò che è stato disegnato (età del soggetto, informazioni sull’identità e così via).
La valutazione riguarda 3 livelli:
grafico: si analizzano la qualità della produzione grafica mettendo attenzione ai particolari (ad esempio la pressione del tratto)
formale: si analizza l’espressività generale del disegno facendo attenzione alla collocazione spaziale, alla prospettiva, al tempo impiegato (considerate che va posta attenzione anche solo a come viene posto il foglio – in orizzontale o verticale?- la figura è più spostata a sinistra o destra? – indica il legame o meno con il passato e la figura materna-) e così via..
contenutistico: si analizza il significato di ciascun elemento che compone la figura dando importanza alle parti omesse.
Le parti del corpo hanno poi un significato simbolico: la testa viene considerata la zona elettiva del pensiero e della fantasia (è grande? piccola? mancante di particolari?); il tronco è la zona dell’affettività, dell’istintualità e delle problematiche aggressive/sessuali; vi sono poi le parti del corpo che permettono un contatto con l’esterno (bocca, mani, orecchie) sono in risalto? mancanti? la mani hanno una forma a rastrello o a pugno? la bocca è in evidenza e molto rossa? è serrata? gli occhi sono piccoli, sgranati o tutti neri? Va poi considerato l’abbigliamento.
L’esaminatore dovrà osservare e annotare anche il tempo di esecuzione dei disegni, la successione con cui le varie parti sono disegnate ed eventuali commenti da parte del soggetto (generalmente – ma anche qui dipende da molte variabili- le annotazioni non vengono scritte durante la visione del disegno compiuto, ma ricordate a memoria e trascritte subito dopo la visione del colloquio).
I reattivi grafici sono degli strumenti che fanno parte della psicodiagnostica ovvero una specifica attività professionale che fa parte delle competenze dello psicologo clinico specialista in psicodiagnostica; diffidate dagli improvvisati di turno che pretendono di analizzare un vostro disegno o il disegno del vostro bambino/a.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.