
Durante le terapie di coppia, accade spesso che i due partner giungano a raccontare del momento in cui -in seguito all’orgasmo- la coppia “si divide” portando al seguente scenario: lei vuole le coccole e lui corre in bagno nella speranza di fare la pipì.
La corsa disperata del maschio – verso il WC- termina però (certo spesso che non vuol dire sempre.. ) con una lunga attesa.
Cosa c’è di scientifico in questo comportamento?
Quando si ha un orgasmo, il cervello rilascia una grande quantità di ossitocina (in misura maggiore in quello femminile) e di vasopressina (di più in quello maschile). Questi neurormoni aumentano il livello di dopamina (sostanza chimica del piacere) e hanno il compito di legare maggiormente la coppia, favorendo il reciproco attaccamento.
E’ in particolare la vasopressina, a stimolare nell’uomo una maggior energia, attenzione e concentrazione nei confronti della partner; si tratta in sostanza della spiegazione – per così dire- chimica del “pensiero fisso” che distingue una coppia di innamorati.
La vasopressina ha però anche un “effetto collaterale”; è infatti un ormone antidiuretico che porta a rallentare l’espulsione della pipì.
Dalla base fisiologica si giunge a quella psicologica.
Rendere più lenta l’espulsione della pipì (che a livello psicologico si presenta, invece, come un bisogno impellente), ha lo scopo di allungare il momento delle coccole e della tenerezza post orgasmo.
Sfiorarsi, coccolarsi, ridere e addormentarsi dopo aver fatto l’amore, ha lo scopo di cementificare e rinsaldare la coppia.
Ed anche qui… c’è lo zampino della chimica!
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.