Avevo la convinzione di riuscire a metter insieme parole che fossero di senso compiuto; speravo -dico invece ora- , di riuscire a rendere in parole scritte l’emozione e il sentimento -doloroso- della perdita.
Mi rendo conto, invece, che su (e di) alcuni sentimenti non ci sono dissertazioni che tengano.
Il sentimento puro persiste nella sua accezione più piena, viva e dolorosa anche quando la carne che lo accompagnava, non c’è più.
E quello resta forse il problema: c’è carne che resta e carne che va e quella che resta, cerca di attuare tutta una serie di strategie volte alla metabolizzazione a al superamento (difficile ma possibile), di un lutto.
Ho recentemente invidiato una persona al supermercato perché stava ancora avendo quel che io, non potevo più.
L’invidia è durata trenta secondi perché poi è subentrata una dolce malinconia e un sorriso leggero, quasi da ebete, che mi ha accompagnata mentre sceglievo le spezie.
Gabriel Garcìa Marquez diceva “La memoria del cuore elimina i cattivi ricordi e magnifica quelli buoni, e grazie a questo artificio , siamo in grado di superare il passato”.
Non dimenticherò mai quella telefonata alle 2 del mattino; non dimenticherò mai la strana agitazione di quel giorno e tutti i lunghissimi – seguenti- venerdì in cui non ho chiuso occhio lasciandoli invece sgranati, nella luce del buio.
Il pensiero di un saluto che potevo fare e che poi ho rimandato “tanto passo domani”, non potendo sapere che “domani” non sarebbe stato possibile.
Ho smesso di rimandare, nei sentimenti; così come non ho più creduto a chi fa mille giri e trova mille sovrastrutture per viver(si) qualcosa.
Qualcosa è adesso.
Ah.. Un mese dopo… La fuga a Berlino, la città sospesa.. un po’.. come lo ero, io.



“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.