“Buon pomeriggio Dottoressa!”
“Buon pomeriggio a te, come stai?”
“Dottoressa questa cosa che mi chiedi -come stai?- mi fa sempre un certo effetto; mi fa effetto perché ho capito che non me lo chiedi per dovere ma per sincero interesse e questa cosa, mi manda sempre un po’ in tilt. Come sto… Hm.. mm.. Sono stanco. Mi sento triste e svuotato. Riesco a lavorare e fare ancora più o meno quello che facevo prima ma ho sempre come un peso sottile che sa farsi pesante, pesantissimo senza alcun preavviso. Mi capita ultimamente, anche se sono uomo, di piangere all’improvviso. Ho detto “uomo” semplicemente perché a casa o gli amici, non capiscono che anche se sono maschio, ho il diritto di potermi sentire triste, svuotato, solo.
Ho anche io il diritto di piangere”.
(…)
“E’ faticoso Dottoressa. E’ faticoso per me dire da dove vengo, raccontare la mia storia, e sentire quegli sguardi ostili, cattivi oppure percepire la paura negli occhi degli altri. Quanto ci definisce la nostra storia? Quanto conta il nostro nome? Certe volte sento dire che un nome è solo quello… Un nome.. ma ne siamo proprio sicuri? E se questo nome viene sempre prima di te, tu come fai? So stanco Dottorè… Per quanto tempo ancora dovrò continuare a giustificare le mie azioni, i miei pensieri, i miei desideri e i miei bisogni?”
(…)
“Dottoressa… niente… Volevo darti una piccola cosa, è una sciocchezza veramente… ma è un piccolo dono di cuore per quello che insieme agli altri Dottori, gratuitamente fate per noi qui. Prima che me ne vado la posso mettere una canzone? Però dai.. non mi devi sfottere!”

E questo è il “dono di cuore” che a mia volta, ho diviso in due parti identiche. Ho diviso il dono, facendone un altro piccolo dono, a mia volta, perché c’è sempre tempo per stare incazzati, arrabbiati, nervosi; è sempre tempo per essere ostili e incattiviti.. imbruttiti.
Ma il tempo per dire “grazie” è sempre (troppo) poco.
Certi incontri distruggono, fanno male e prendono; certi altri -anche se per poco tempo- riempiono così tanto da renderti “obeso”: di cose belle, novità, interessi. Diventi obeso di te stesso, arrivando a conoscere aspetti di te che nemmeno lontanamente potevi immaginare.
“Comunque L. chi sfotte le emozioni degli altri, qualche problemino lo ha, eccome.”
“Dottorè ma non possono essere tutti un po’ psicologi?”
“Uè… Io devo lavorare, sa!”
(PS. Il pezzo, mi piace da sempre ma questo L. non lo sa.)
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.