Questa tappa del nostro viaggio ha bisogno di essere vissuta fino in fondo.
Sarà una tappa particolare, ci vedrà spettatori e ascoltatori
di una storia giovane di sofferenza. Una sofferenza particolare, spesso nascosta.. soffusa.. ovattata.. a volte incomprensibile.
Il paziente evitante desidera delle strette relazioni interpersonali ma ne è anche spaventato.
La diagnosi di disturbo evitante di personalità viene raramente posta come diagnosi principale o esclusiva.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
Capisco molto bene la storia di Fabio: io la chiamavo impropriamente “ansia sociale”, non sapevo esistesse un nome ancor più specifico. Comunque sia spero che questo percorso possa aiutarlo a superare la paura di presentarsi alla Vita.
(piccola segnalazione tecnica: l’audio non si sente benissimo, non so se puoi fare qualche setup o cambio microfono per migliorare la resa)
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Grazie per il commento Leonardo. Il percorso di Fabio fortunatamente è andato bene.. La mente umana è complessa e non è possibile mai fare diagnosi semplicistiche del tipo causa/effetto o sintomo/patologia. La linearità non appartiene allo sguardo dello Psicologo e dello Psicoterapeuta. Quindi il disturbo evitante di personalità (come detto anche nel podcast) rappresenta la struttura di personalità principale di quella persona, ma non è la diagnosi esclusiva. Non è così lineare e semplice come potrebbe sembrare. Nei nostri post semplifichiamo, ma nel nostro lavoro clinico è molto più complesso e differenziato.
Grazie per la segnalazione tecnica!
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Capisco, vivono in ognuno di noi mille personaggi e pertanto ogni percorso di terapia è per forza di cose personalizzato (non ci sono procedure standard come capita nelle malattie fisiche).
Attribuire etichette è sempre riduttivo, tuttavia è necessario per far capire certi concetti a chi non è del mestiere.
Buona serata!
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