Luisa entra in studio un giorno pieno di sole. La luce è così forte e accecante da penetrare persino nel piccolo studio in cui siamo creando strani giochi di luce e ombra diventando a tratti, ovattata. Una luce piena, satura e viva; luce che si scontra con il buio di Luisa.
Luisa ha 16 anni; è molto magra, ha un colorito non pallido ma bianco, occhi e capelli neri (i capelli sono stati resi ancora più scuri dalla tintura appena fatta). Luisa cammina in maniera sgraziata, ha la schiena leggermente inclinata in avanti; ha degli enormi occhiali neri (spessi e pesanti), un pantalone nero pieno di tasche e catene (molto più grande della sua reale taglia), una camiciona a scacchi nera e grigia e anfibi militari con punta di ferro.
La ragazza ha svariati (difficile dirne il numero) piercing disseminati ovunque sul viso (oltre che su altre parti del corpo, come le braccia), ha inoltre diversi tatuaggi (nonostante la giovanissima età).
Appena entrata Luisa sbuffa, mostra noia e rabbia per esser stata costretta a venire al nostro appuntamento
(Se Luisa avesse realmente sentito quell’appuntamento come un obbligo, considerando soprattutto l’età, non avrebbe mai varcato la tanto temuta porta).
Tira la sedia facendo tantissimo rumore (tanto da farla sbattere vicino al muro) e vi si getta sopra. Luisa assume una postura da strafottente, sfida il suo interlocutore in qualsiasi modo.. Comincia a mangiarsi le unghie (più che altro le pellicine visto che le unghie sono così distrutte da essere quasi inesistenti); sbadiglia, prende il telefono in mano e dice
“quanto devo stare in questo posto del cazzo? Non ho niente da dire.. mi ci ha portato quella rottura di coglioni di mia madre, facciamo presto che ho da fare”.
Luisa è completamente impenetrabile, nonostante la magrezza e la giovane età, la corazza che ha deciso di indossare sembra fatta di adamantio
(Luisa mi fa pensare alla lega metallica presente nelle storie della Marvel. L’adamantio è quasi completamente indistruttibile, le stesse metodologie utilizzate per modellarlo sono in grado di distruggerlo; sembra tuttavia impossibile da fondere. Luisa odia il caldo – sembra che la luce del sole non la sfiori minimamente- e sembra essere causa della sua costruzione, proteggendosi dietro una corazza auto creata e al contempo, sembra essere l’unica capace di distruggersi.
Luisa – nella mia visione- diventa una lega di adamantio)
La mamma di Luisa ha chiesto di poter “vedere qualche volta” sua figlia, una ragazza triste, chiusa e che odia tutto. Sa benissimo (lei almeno così dice) che l’adolescenza è una fase della vita complessa, lunga e difficoltosa “me lo ricordo com’era sa.. Dottoressa” eppure confrontando Luisa con le altre sedicenni, ha la sensazione che sua figlia sia diversa “troppo diversa” per essere una normale adolescente.
I primi incontri saranno tutti incentrati sull’insoddisfazione, la noia e la richiesta di poter andare via, nonostante ciò però Luisa continuerà ad essere presente e puntuale agli incontri.
Una ragazza presente e puntuale (seppur arrabbiata) ha poco in comune con la visione di una ragazza sciatta e senza interessi (descrizione fatta di Luisa, dalla madre della ragazza). Provando ad indagare il mondo della ragazza adamantio, emerge la sua insoddisfazione per il mondo moderno; sente di essere fuori contesto, luogo e tempo.
Luisa odia la luce perché -dice- le fa vedere il volto delle persone che non sopporta. Odia la musica contemporanea, odia la scuola, odia le coetanee “belle e angeliche”, odia il corpo.
(Nel corso dei vari incontri piercing e tatuaggi aumenteranno; spesso ho avuto la sensazione di essere carne lacerata e bucata. Luisa tratta le persone con cui si rapporta analogamente al suo corpo che è stato più volte bucato, inciso e ridefinito).
Luisa sembra non provare emozione o dolore, questo almeno il senso del suo rapportarsi al mondo circostante.
Negli incontri seguenti il ponte di collegamento trovato con la ragazza sarà la musica e la letteratura.
Mi piacerebbe poter dire di aver visto almeno una volta, sorridere, Luisa o di averla vista respirare dritta a pieni polmoni la primavera che ci circondava: così non è stato.
Luisa ha continuato a non trovare piacere intorno; definitasi anticonformista, ha deciso di continuare a riempire e nascondere il corpo e la fantasia alla luce, per scegliere le strade del buio “al buio siamo potenzialmente tutti uguali, Dottoressa. Il buio azzera i colori e crea ombre di te stesso.. A me piace il freddo della notte.. essere inconsistente..”
Abbiamo dovuto prendere atto del fatto che Luisa stesse (dal punto di vista prettamente psicologico) sviluppando una depressione.
Come ho sempre detto le persone non si obbligano al supporto psicologico, alla terapia, o ad eventuali visite presso la salute mentale.
Preso atto dell’evenienza, con la madre, abbiamo lasciato Luisa libera di scegliere per sé, ricordandole che la porta del nostro studio sarà sempre aperta; una piccola luce da poter abbracciare se e quando avrà voglia di sfidare e conoscere com’è quando il sole ti tocca la pelle e ti tiene al caldo. A Luisa ho poi ricordato che essere anticonformisti non è questione di colore di capelli pop o di piercing o stile di vita sregolato; essere anticonformisti è essere prima di tutto liberi nel cuore ma soprattutto nella mente (la nostra più grande conquista).
Luisa resta un puntino aggrovigliato che è passato nel nostro studio; un puntino fermo e statico al centro di un foglio bianco, senza contesto, colore o ambientazione.
Non tutti amano i colori.
Non tutti amano il buio.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
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