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“Io sono la vera vittima! Sempre”: Disturbo delirante.

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Un uomo giunge in consultazione preda dell’agitazione. Si muove in maniera convulsa alternando scatti quasi serpentini ad improvvisa fissità.

Si siede in una posizione scomoda, sempre sul bordo della sedia con i muscoli del bacino contratti. Le gambe sono accavallate ma in una maniera sconnessa; non ho mai visto qualcuno incrociare a “doppia mandata” le gambe, talmente tanto, da sentire ogni volta il cric delle ginocchia. Dita e polpastrelli sono quasi inesistenti tanto sono stati lacerati dai morsi e dalla pelle che l’uomo ha tirato via, insieme a tutte le pratiche portate avanti per eliminare il peccato dal corpo (il comportamento, come sarà sempre più chiaro, non sarà da intendere come compulsione).

L’uomo indossa occhiali dalla montatura molto sottile che, la maggior parte delle volte, sono opacamente appannati.

I capelli perennemente scompigliati e l’abbigliamento largamente fuori moda e tempo. Anche in estate, l’uomo veste con dei pantaloni verdi di velluto a coste.. pesanti e maleodoranti. La camicia sempre stropicciata e uno strano gilet si adagia in maniera scomposta sulle ossee spalle dell’uomo.

Questa strana figura che avevo di fronte, parlava a scatti.. alternando modalità passive a quelle aggressive.

Il focus principale della domanda dell’uomo risiede nel suo sentirsi continuamente vittima di un sistema che (come lui stesso continuerà a ripetere), non permette la piena espressione di un’anima pura; un’anima continuamente attaccata dal peccato. L’uomo racconta di lavorare regolarmente; sta a contatto con i libri che lui, preferisce alle persone. Esce ad esempio per fare la spesa e riesce a pagare le bollette o svolgere mansioni legate alla quotidianità (il suo funzionamento sociale non appare pertanto compromesso eccessivamente), ma vive nella costante convinzione che tutti ce l’abbiamo con lui.

L’idea di fondo, per così dire, è che gli altri (che sono portatori del peccato), hanno come unico scopo quello di rendergli la vita un inferno. Essendo l’uomo stato realmente vittima di bullismo e persecuzioni, nel corso della sua vita, tale delirio si situa tra i deliri non bizzarri (concernono situazioni che possono plausibilmente verificarsi).

Il disturbo delirante (in passato chiamato psicosi paranoide)  è caratterizzato da false credenze fermamente mantenute che persistono per almeno 1 mese, senza altri sintomi di psicosi.

Le allucinazioni (deliri) si distinguono dalle convinzioni erronee in quanto le convinzioni deliranti rimangono invariate di fronte a prove chiare e ragionevoli del contrario; questa distinzione è talvolta difficile da fare quando le convinzioni sono più plausibili (ad esempio nel caso dell’uomo, il fatto che sia stato diverse volte vittima di bullismo o derisione da parte degli altri).

Il disturbo delirante si distingue dalla schizofrenia per la presenza di deliri senza ulteriori sintomi di psicosi  (ad esempio allucinazioni, eloquio e comportamenti disorganizzati, sintomi negativi). I deliri possono essere bizzarri o non bizzarri.

Il disturbo delirante può insorgere nel contesto di un preesistente disturbo paranoide di personalità. In tali soggetti, nella prima età adulta si manifestano una sfiducia e una sospettosità pervasive nei confronti degli altri e delle loro intenzioni, che si protraggono per tutta la vita.

I sintomi iniziali possono comprendere la sensazione di venire sfruttato, una preoccupazione riguardo alla lealtà o all’affidabilità degli amici, una tendenza a leggere significati minacciosi in osservazioni o eventi favorevoli, una rancorosità costante e un’iperreattività a quelli che vengono percepiti come affronti.

Il disturbo delirante ha diversi sottotipi.

Bisogna sottolineare che non necessariamente il comportamento delle persone, ad una prima occhiata, deve sembrare bizzarro e, escluso per le conseguenze dei deliri (ad esempio possono portare all’isolamento sociale), il funzionamento dei pazienti non è marcatamente compromesso (l’uomo ad esempio lavorava regolarmente).

La valutazione clinica del paziente dipende soprattutto dalla raccolta anamnestica che viene fatta; si deve escludere, ad esempio, che i deliri dipendano da altre condizioni associabili al delirio stesso (DOC, epilessia, abuso di sostanze, ecc).

È molto importante una valutazione della potenziale pericolosità, con particolare attenzione al rischio che il paziente possa agire guidato dal suo delirio.

Prognosi del disturbo.

Non necessariamente, nel caso di disturbo delirante, ci sarà un cambiamento della personalità. La maggior parte dei pazienti può continuare, ad esempio, a lavorare purché il lavoro non implichi aspetti legati alle allucinazioni di cui la persona soffre.

E’ necessaria, circa il trattamento, una presa in carico globale del paziente. Va inizialmente valutata l’opzione del ricovero per il paziente (solo se il paziente è realmente pericoloso per se stesso o la società); è necessario instaurare una solida ed efficace relazione terapeuta/paziente e medico/paziente laddove sia necessario un trattamento farmacologico con antipsicotici.

Obiettivo complesso ma assolutamente raggiungibile con una psicoterapia è spostare la principale area di preoccupazione del paziente dal tema delirante a un’area più costruttiva e gratificante.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio

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Psicopatologia – Le Allucinazioni Uditive PODCAST

In questa tappa del nostro viaggio varcheremo la soglia delle percezioni reali per vedere cosa si cela dietro le false percezioni uditive: le allucinazioni uditive. Fenomeno molto comune tra personaggi molto noti della nostra storia.
Buon Ascolto..

Psicopatologia – Le allucinazioni uditive – podcast – In viaggio con la Psicologia
Psicopatologia – Le allucinazioni uditive – podcast – In viaggio con la Psicologia

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

La Sindrome di Stendhal

Tachicardia, vertigini, capogiri, allucinazioni, confusione, alterazione della percezione, scompensi affettivi, depressione, ansia, attacchi di panico, manie persecutorie..

Può un’opera d’arte generare così tanto scompiglio nella mente di un uomo?

Cristo Velato – Napoli, Cappella San Severo (fonte immagine google) – persone raccontano di sensazioni simili dinnanzi alla statua del Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino

Nel 1817 lo scrittore francese Marie-Henri Beyle (Stendhal) attraversò la penisola italiana durante il suo Grand Tour e tenne un diario poi pubblicato nella sua opera “Roma, Napoli e Firenze” dove per la prima volta descrisse questa esperienza psichica:

«Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da santa Croce ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.»

Stendhal

Quello che oggi definiamo come “Sindrome di Stendhal” è un disagio psichico individuato ed analizzato per la prima volta nel 1977 in Italia dalla Psichiatra Graziella Magherini. Lo studio del fenomeno, negli anni ottanta e novanta, nel Servizio di Salute Mentale di Firenze (Santa Maria la Nova) permise di scoprire che vi erano degli elementi ricorrenti in chi aveva manifestato questo disturbo: estrema sensibilità, il viaggio in un paese straniero e l’incontro con un opera d’arte.

In genere le manifestazioni psichiche descritte in precedenza e caratteristiche di questo disturbo, sono passeggere e perlopiù senza conseguenze gravi. La cosa interessante, venuta fuori dallo studio, è che quasi tutti i pazienti con Sindrome di Stendhal, hanno una vita solo in apparente equilibrio, in cui tendono a nascondere le insoddisfazioni, le difficoltà relazionali, inoltre vivono una vita caratterizzata da eccessivo “perbenismo” che li rende “rigidi”. L’opera d’arte, con la sua potenza evocativa, irrompe e sconvolge le loro difese psichiche.

L’opera d’arte (insieme a tutto il contesto: viaggio, ambiente, situazione personale) è quindi in grado con la sua bellezza e con la sua potenza evocativa emozionale di risvegliare sentimenti ed emozioni che mettono alla prova la persona che osserva, che può reagire in modi differenti e quindi non reggere l’impatto emotivo.

Cappella San Severo – Napoli (immagine google)

Il viaggio in un luogo d’arte è come un viaggio dell’anima ed è capace di risvegliare emozioni e sentimenti che mettono in gioco tutte le sfaccettature dell’identità di una persona.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Pillole di Psicologia: Allucinazioni uditive.

“Anche in altri visionari si è osservato questo meccanismo di formazione delle allucinazioni: Giovanna d’Arco vide innanzi tutto una nube luminosa dalla quale, poco dopo, uscirono San Michele, Santa Caterina e Santa Margherita. Swedenborg vide, per un’ora di seguito, solo sfere luminose e fuochi risplendenti.”

Carl Gustav Jung

Le allucinazioni sono false percezioni, che vengono interpretate e vissute come reali da chi ne fa esperienza, e nascono in assenza di stimoli sensoriali corrispondenti. Oltre alle allucinazioni uditive esistono anche allucinazioni visive, tattili e olfattive e sono caratteristiche di numerose patologie come la schizofrenia, l’abuso di sostanze, gli stati confusionali, gli episodi psicotici acuti. Anche la mancanza di sonno, la deprivazione sensoriale , la disidratazione possono indurre allucinazioni.

Tante figure di rilievo storico hanno in momenti della loro vita avuto esperienze di allucinazioni uditive. Ad esempio, erano voci quelle che ordinarono a Giovanna d’Arco di combattere per salvare la Francia. Erano voci interiori quelle che guidavano Socrate. “Grida di uomini, e particolarmente di donne e di fanciulli” tubarono Torquato Tasso. Robert Schuman aveva anch’egli allucinazioni uditive (ne parlammo in questo post “Tra follia e creazione artistica..”). Il premio Nobel per l’economia John Nash sentiva voci che lo criticavano aspra.

Secondo Jung, che aveva di persona sperimentato il fenomeno, prestare attenzione alle voci interiori è un modo per avvicinarsi ed ascoltare il senso più profondo del sé e quindi dare l’opportunità di mantenere il giusto equilibrio delle proprie funzioni psichiche.

Si stima che circa il 60% delle persone che soffrono di psicosi abbia anche allucinazioni uditive, ma non è detto che chi abbia avuto allucinazioni uditive soffra per forza di schizofrenia o abbia avuto un episodio psicotico. Può accadere anche a persone che non soffrono di disturbi psichici.

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Nel 1992 il neurologo Detlef Kompf ha scoperto che nei soggetti anziani con difficoltà uditive , la mancanza di stimoli acustici può portare ad allucinazioni musicali.

Le persone che conducono esistenze solitarie possono avere più probabilità di avere allucinazioni uditive, purtroppo le stesse allucinazioni favoriranno il loro ritiro dalla vita sociale e comunitaria. Infatti marinai solitari, che solcano i mari per tempi molto lunghi o eremiti, che vivono in condizioni di privazioni di stimoli per lunghissimi periodi, a volte riferiscono di allucinazioni visive.

“Essi mi hanno detto: “Queste cose sono allucinazioni”. Mi sono informato su che cosa fosse un’allucinazione, ed ho scoperto che sta ad indicare un’esperienza soggettiva o psichica che non corrisponde ad alcuna realtà oggettiva o fisica. Allora mi sono seduto e mi sono meravigliato dei miracoli della ragione umana.”

Sri Aurobindo

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Questa donna è troppo “uterina”…

Immagine Personale .

Nel seguente approfondimento vorrei condividere con voi l’affascinante storia dell’isteria. Nel ripercorrere origini e sviluppo di un disturbo così complesso sarò (per ovvie ragioni), costretta a compiere salti diacronici. Spero di creare in voi interesse e passione, analogamente a quanto accadde a me – ormai- anni fa. L’articolo sarà diviso in due parti: nella prima parte affronteremo le origini dell’isteria mentre nella seconda parte condividerò con voi uno dei casi di isteria più famosi, nella storia della psicanalisi.

Buona lettura.

La storia dell’isteria comincia ben prima di Freud. Il termine stesso isterion (dal greco Hystera) indicava l’utero femminile responsabile (come a breve vedremo), di una patologia che andava a colpire il solo sesso femminile. Nell’antica Grecia infatti, si considerava la migrazione dell’utero nel corpo della donna (utero vagolante), come il responsabile di tali attacchi (nevrotici) di cui le donne soffrivano.

Successivamente un’altra spiegazione fornita era data dalla teoria “vaporosa”. Secondo tale teoria, formazioni gassose (formatesi per fermentazione degli umori uterini), attraverso il midollo spinale e le radici nervose, giungevano al cervello determinando i sintomi isterici.

Nel 1895 Freud insieme a Josef Breuer (medico che già dal 1880 curava le isteriche usando l’ipnosi), scrive “Studi sull’Isteria”. Tale scritto fu il derivato di ciò che Freud ebbe modo di osservare e conoscere a Parigi, dove aveva avuto modo di assistere all’ipnosi usata dal neurologo e psichiatra Jean Charcot . Tale metodo era utilizzato da Charcot per curare pazienti neurologici (epilettici) e isteriche. Il neurologo sosteneva che l’isteria avesse una origini organica e che presentasse dei sintomi distintivi e caratterizzanti, quali paralisi, anestesia o dolore nella regione ovarica. Ciò che era importante risiedeva nel fatto che secondo lo psichiatra, l’isteria non era una prerogativa del sesso femminile (si cominciava pertanto ad andare oltre la semplice equazione utero = donna ); inoltre le manifestazioni isteriche erano viste come frutto di simulazioni.

Charcot distinse le manifestazioni isteriche in “Grande hysterie” e le forme più comuni di “formes frustes”. Secondo Charcot solo gli isterici erano ipnotizzabili infatti con loro, l’ipnotista riusciva a indurre a comando allucinazioni o paralisi. In una lezione sulla paralisi isterica Charcot osservò che era sorta, nella malata, come un’idea che si stabiliva come un parassita isolata dal resto della mente, che poteva esprimersi all’esterno attraverso i fenomeni motori tipici dell’isteria. Charcot inollte era fermamente convinto che la suggestionabilità fosse una caratteristica patognomica dell’isteria stessa.

Il neurologo distinse l’attacco isterico e le convulsioni in 4 periodi:

  1. PRODROMI: malesseri, vomito, crampi e dolori ovarici
  2. PERIODO EPILETTOIDE: somigliante all’attacco epilettico; caratterizzato da fase tonica, clonica e di risoluzione. La fase tonica inizia con movimenti di circonduzione di arti superiori e inferiori, arresto della respirazione e gonfiore al collo. La fase clonica comporta un irrigidimento degli arti che sono presi da oscillazioni e scosse sempre più rapide fino a giungere al rilassamento finale.
  3. PERIODO DELLE CONTORSIONI O CLOWNISMO: contorsioni e movimenti sono fatti con enorme agilità. Il malato sembra quasi stia facendo una lotta con un essere immaginario; in una crisi di rabbia sembra voglia mordere o fare tutto a pezzi.
  4. PERIODO DEGLI ATTEGGIAMENTI PASSIONALI CARATTERIZZATO DA ALLUCINAZIONI: il paziente ci fa seguire il dramma in cui recita la parte di primo attore. E’ come uno specchio che riflette due immagini; una gaia e una triste.
  5. PERIODO TERMINALE: contratture dolorose (circa 15 minuti di durata) accompagnate da tremende grida di dolore.

Freud quindi giunto a Parigi ebbe modo di conoscere il lavoro di Charcot di cui apprezzò, in particolare, l’intreccio da lui proposto circa il legame tra sintomi somatici e la mente. L’ipnosi fino a quel momento era stata un modo per mostrare come un’idea potesse trasformarsi in un sintomo. Charcot infatti “faceva e disfaceva” il sintomo ipnotizzando l’isterica.

Ciò che nessuno aveva però ancora considerato, era il ruolo che l’isterica aveva nel successo della scena; ma questa, è un’altra storia…

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.