“Così per amare, bisogna imparare prima a pazientare, a sapere stare da soli, ad accettare l’altro e rispettarlo; importante poi è avere fiducia in se stessi perché in fondo è nel rapporto con il proprio sé che si sviluppa il rapporto con il prossimo.”
“Il carattere attivo dell’amore diviene evidente nel fatto che si fonda sempre su certi elementi comuni a tutte le forme d’amore. Questi sono: la premura (o cura), il rispetto, la responsabilità e la conoscenza.”
Erich Fromm
Questa tappa del nostro viaggio ci farà volare in alto come il sentimento più forte che noi umani conosciamo, l’amore. Oggi approfondiremo la conoscenza di questo sentimento prima analizzandolo al suo esordio, magari osservando più da vicino il fenomeno noto come “Colpo di Fulmine” e poi ne approfondiremo anche alcuni aspetti puramente psicologici attingendo ad alcuni concetti di Erich Fromm sull’amore e sulla relazione d’amore.
Buon Ascolto..
Amore e Psiche. Dal “Colpo di Fulmine” all’Amore – SPREAKER PODCAST
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“Dottoressa non ce la faccio più: mi manca, mi manca, mi manca. Non mi interessa che ci sia quell’altra là di mezzo.. tanto.. Tanto come sta con me non sta con quella… Lui non la ama.. Lui vuole me; siamo anime affini.. Lo so, lo sento e lo sa anche lui.
Ci siamo conosciuti e ci siamo presi, voluti. Lui viene quando vuole, è vero.. Mi spia sui social, si nasconde.. Non ha il coraggio di fare una scelta ma quando c’è.. siamo solo noi due. Non ho mai provato una cosa del genere.. Mi confonde.. Mi accende.. Sa prendermi..”.
Dopo il colloquio avevo bisogno di prendere aria.
Esco in strada: dal buio dello studio percepisco tutta la luce accecante che come prima reazione mi fa lacrimare gli occhi chiari. Sorrido. Percepisco il calore del sole su tutto il corpo.. Mi giunge ogni singolo raggio sulla gola, sulle spalle, sulle scapole, sulla schiena e nel petto.
Sento lo stesso calore di un abbraccio.
Cammino e rifletto, senza sapere bene il centro dei miei pensieri quale sia.
Ancora non mi sono abituata alla mascherina e al fatto che il mio campo visivo sia ridotto perché la percepisco sul volto, ma cammino e rifletto.. sempre… senza sapere intorno a cosa…
Arriva nell’aria l’aroma del caffè.. è forte ma dolce e deciso..
La tostatura di ogni singolo chicco sa di esperienze di vita.. sa di pelle abbronzata, di mare; il chicco di caffè sa di legno..
Il caffè è un piacere lento perché quando tocca la punta della lingua ogni papilla si attiva lentamente sempre più ad ogni singolo passaggio del liquido e man mano che tiri giù.. e se ti bruci.. poco male.. vorrà dire che per il resto della giornata ti ricorderai del caffè che hai bevuto in precedenza..
Faccio la mia ordinazione e sento le prime note di una canzone..
Vado in trance e mentre ascolto il pezzo ripenso alla ragazza di prima, alla sua storia.. al suo essere un po’ come Penelope in attesa.. e ugualmente a lei ogni sera.. continua a dormire in un letto che resta vuoto.. ombra di uno spettro di uomo che in realtà resta accanto alla donna ufficiale perché gli fa più comodo.
Penso alle illusioni al coraggio che manca quando l’amore si fa strada senza chiedere il permesso.
Poi mi dico: ma quello mica è amore!
“Dottorè… Dottoressaa!”
“Uhù.. scusami Antonio, stavo pensando e stavo ascoltando il pezzo. Grazie”.
“Dottorè Amaro, eh!”
“Sempre Antò.. Così quando arriverà il dolce saprò riconoscerlo per davvero e non mi accontenterò di una illusione perfetta!”.
Una donna lamentava l’indifferenza delle persone “A stento chiedono come sto, ma tanto lo so.. a loro non interessa minimamente come io mi senta; sono solavivo nell’indifferenza del prossimo e il mio dolore cresce. Sento il bisogno di domande – che non ricevo- a cui non so dare una risposta.. Poi.. ne sento la mancanza, forte.. fortissima”.
L’assenza di parole genera un vuoto e la ricerca di una domanda che tarda ad arrivare “come stai?” lascia nello sconforto e preda della solitudine.
Una solitudine che sa farsi presenza nella stessa assenza rimandata da una eco incessante che si perde nel ricordo e nel bisogno.
La donna stava palesando, nel non detto, il desiderio non tanto di sentirsi chiedere come stesse, ma la potenza del dubbio incessante:
“Come sta?” “Cosa starà facendo?” “Si ricorda?”
L’abbandono avvenuto mesi fa, l’aveva lasciata come quei rametti che il mare talvolta rende alla riva: sfilacciata, spezzata, umida e scorticata.
L’abrasione non era tanto presente sul piano fisico, quanto sul piano psicologico dove Lei attuava un uso massiccio di difese, primo fra tutti l’isolamento dell’affetto (scissione dell’affetto dalla rappresentazione. Frequente ad esempio nei traumi. La rappresentazione resta cosciente, disturbante, ma è privata di connessioni emotivamente cariche. E’ ciò che in condizioni “normali” accade con pensieri quali quelli della morte che risultano così angosciosi da portare l’individuo a prendere una distanza affettiva).
La donna era rimasta sola e nei mesi aveva a lungo cercato una domanda, mai giunta.
Le parole vanno via, ma resta – in luogo del segno grafico o della componente fonetica- l’emozione che evocano e il ricordo.
La componente maggiormente dolorosa e più sottovalutata, della parola stessa, è il mondo interno che sa smuovere; il legame con i sentimenti, l’aggancio, l’amo che sa tendere al nostro inconscio giungendo ad abbattere anche le difese attuate dall’Io, istanza che protegge (e prova a proteggersi) dalle esperienze pulsionali eccessive (percepite come pericolose), dall’Es e le sue eccessive richieste istintuali.
“Come stai” è una domanda da porsi ogni giorno; un decentramento cognitivo importante perché consente noi di guardare alle nostre emozioni e ai nostri pensieri, come degli eventi.
E’ un guardarsi senza giudicarsi.
E’ porsi quasi nella prospettiva dell’altro restando se stessi nel mentre ci si osserva.
Quando qualcuno ci chiede “come stai”, non preoccupiamoci troppo della sua mancata attenzione alla risposta, gettiamo un amo nel nostro inconscio e prendiamoci cura di noi stessi.
Se poi.. abbiamo cura e bisogno di sapere come sta qualcuno.. non lasciamo che questo spazio resti vuoto creando sconforto e dilatazione al cui interno attecchisce il dolore o il dubbio.
“Come stai”.. resta – ancora- una delle domande e delle attenzione più belle da riservare all’altro e a se stessi.
Non si può amare perché legati a un ricordo che sa di nostalgia.
L’amore resta l’atto più folle e rivoluzionario che possiamo attuare. L’amore reca infatti la possibilità – logicamente folle- di poter generare (e non solo un bambino, ma di far generare anche nuove e sconosciute parti di sé).
L’emozione che reca con sé il sentimento amoroso, non può – per sua natura- essere compresa.
Quando apri alla comprensione della logica del vissuto amoroso, automaticamente rompi il legame (dei due amanti), nel peggiore dei modi: spezzandolo.
Spezzare, spaccare, lesionare, crea più dolore dell’abbandonarsi ad un sentimento che va al di là di ogni logica…
Quante volte funziona il “colpo di fulmine” in amore?
Uno studio condotto all’Università di Ben – Gurion, in Israele, ha quantificato questa probabilità in una volta su nove. Nel corso dello studio si è potuto appurare che circa l’11% delle coppie intervistate dichiaravano di aver iniziato la loro relazione con un colpo di fulmine. Il restante 89% delle coppie ha dichiarato che la loro relazione era maturata nel tempo.
Con “colpo di fulmine” si intende una modalità di innamoramento “veloce”, al primo sguardo, ma cosa avviene nel cervello? Si attivano contemporaneamente molte aree cerebrali e l’organismo rilascia dopamina, ossitocina e adrenalina, che insieme producono uno stato di euforia. Questa sensazione è molto forte e spesso può essere confusa con l’attrazione sessuale (soprattutto dagli uomini), visto che vengono rilasciate sostanze simili.
Un equipe di psicologi di Ginevra ha scoperto che per comprendere se il trasporto emotivo e il sentimento che si prova in queste occasioni sia amore o solo attrazione sessuale è utile guardare al comportamento della persona interessata. Se infatti ci si sofferma a fissare il volto del potenziale partner, allora è probabile che si abbia a che fare con un potenziale partner in amore; se invece ci si sofferma a fissare di più il corpo, allora si tratta probabilmente di attrazione sessuale.
Ma l’amore può venire anche col tempo. Non tutte le coppie si innamorano al primo impatto, come descritto dall’altro 89% di coppie. Infatti altri studi (Hamilton College – New York ) hanno concluso che se non ci si innamora al primo incontro, spesso col tempo, se la si frequenta con una certa frequenza, più la si osserva e più può piacere, fino al quarto incontro, in cui si raggiunge l’apice dell’attrazione.
“L’affermazione della propria vita, felicità, crescita, libertà è determinata dalla propria capacità di amare, cioè nelle cure, nel rispetto, nella responsabilità e nella comprensione. Se un individuo è capace di amare in modo produttivo, ama anche se stesso; se può amare solo gli altri, non può amare completamente.”
Eric Fromm
Immagine personale
In una relazione di coppia, il sentimento che fa da legante è l’amore. L’amore è un sentimento complesso e deve essere un “agito” produttivo, proprio come dice Fromm, che deve investire anche se stessi. Chi è capace di amare se stesso, sarà sicuramente in grado di amare anche l’altro; chi invece può amare solo l’altro e non riesce ad amare se stesso, avrà una esperienza dell’amore probabilmente incompleta.
L’amore è un sentimento semplicemente complesso è il legame che rafforza tutte le relazioni.
“..l’amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità. L’amore è un potere attivo dell’uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso di isolamento e di separazione, e tuttavia gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità, la propria individualità. Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due. “
E. Fromm
Immagine personale – Monaco di Baviera
L’amore è un sentimento che può essere praticato solo in una condizione di libertà e non può essere la conseguenza di una costrizione.