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Le nevrosi (da guerra)

L’approfondimento di oggi ci porta tra le stanze della storia della psicoanalisi.

Di ritorno dalla prima guerra mondiale, i soldati che erano stati impegnati nel conflitto bellico mostravano una strana sintomatologia nevrotica che però si presentava diversa da ciò che fino a quel momento si conosceva circa la nevrosi.

Non si mostrava, ad esempio, un conflitto tra pulsione di autoconservazione e sessuali, ma c’era qualcosa di diverso..

Scopriamo insieme le nevrosi di guerra.

Dott.ssa Giusy Di Maio, Ordine Degli Psicologi della Regione Campania, matr. 9767

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    Tricotillomania #1

    Photo by Bennie Lukas Bester on Pexels.com

    Con il termine tricotillomania si indica il comportamento volto a strapparsi i peli del corpo (come vedremo, infatti, non si tratta del solo strappare e tirare via con forza e decisione i capelli).

    Si tratta di un disturbo legato all’automutilazione che interessa adolescenti e donne di tutte le età.

    Potenzialmente, infatti, tutte le pazienti sono donne e prima che qualcuno riconosca che tali donne siano affette da un disturbo psicologico, queste vengono curate per calvizie con irradiazioni ultraviolette, vitamine, ormoni tiroidei e steroidi topici, e così via. Anche quando i medici sono disposti a riconoscere che si tratta di un disturbo psicologico, la diagnosi che queste donne ricevono è “comportamento compulsivo” il che etichetta, sì, ma di fatto dice soltanto una cosa che la paziente già sa “quando la persona sente l’impulso, si strappa i capelli”.

    Sebbene la tricotillomania sia meno grave dell’infliggersi piccole lesioni alla pelle, strapparsi con forza e decisione, dalla propria pelle, capelli e peli può essere parimenti devastante.

    L’area tipica delle aggressioni è il cuoio capelluto, ma le mutilazioni possono interessare sopracciglia, ciglia, peli del viso, braccia o zona pubica. Uno dei motivi per cui appare ai nostri occhi, inizialmente, meno grave tale comportamento, è che i peli non godono di ottima stima nella società odierna e -in secondo luogo- non immaginiamo che dolore possa provare la pelle sottostante la zona della mutilazione.

    Strappare i peli può lacerare la pelle.

    Nella sua sostanza psicologica, l’atto di strapparsi i capelli è violento come mutilarsi la pelle e talvolta riesce a produrre cicatrici temporanee o permanenti.

    La donna che si strappa via i capelli, non lo fa in un attimo di furia; i suoi metodi sono spesso altamente creativi.

    E’ meticolosa.

    Generalmente si strappa via i capelli uno ad uno a piccoli ciuffi, può attorcigliare i capelli intorno la spazzola e tirare via tutto; può separare ciascuna doppia punta dei capelli (al fine di avere due capelli per punta) “perdendo” anche ore per far ciò.

    Alcune ragazze succhiano o masticano i capelli tirati via: tricofagia.

    Il tempo che passa tra l’impulso iniziale a strappare, tirare, dividere o depilare e la conclusione dell’atto può andare da qualche minuto a qualche ora.

    Tra le donne che strappano via i capelli, alcune ricordano con rabbia un taglio di capelli avuto durante l’infanzia; una sorta di trauma legato all’improvvisa scomparsa dei tanto amati e lunghi capelli.

    Oltre a problemi con i capelli, quasi tutte le giovani donne hanno problemi con il peso. Si riscontrano comportamenti (nella maggior parte dei casi), bulimici, ma anche anoressici.

    Sul piano della consapevolezza lo scopo di tutti questi atti di mutilazione fisica è di essere bella e desiderabile.

    Inconsciamente queste giovani donne stanno protestando perché i loro corpi sono invasi dai segnali di una femminilità sempre più ingombrante.

    Se un sintomo non riesce a prendere il posto dell’angoscia, la prospettiva di separarsi dalla madre, la sconvolgerebbe.

    Ciò che occorre è un sintomo che consenta di dare espressione alle fantasie inconsce che producono l’angoscia.

    Strapparsi i capelli si sostituisce a tale angoscia terribile, perché quando si strappa i capelli, la donna dimentica il resto.

    Strapparsi i capelli è -inoltre- una espressione simbolica di separazione, castrazione e perdita.

    Continua.

    “Finisce bene quel che comincia male”.

    Dott.ssa Giusy Di Maio.