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5 CONSIGLI per gestire lo stress di fine giornata – Benessere Psicologico

Colui che vuole viaggiare felice deve viaggiare leggero

Antoine de Saint-Exupery

5 regole e consigli molto utili a gestire lo stress e i pensieri negativi che appesantiscono la fine delle nostre giornate.

Un modo per approcciarci al meglio al sonno e al meritato riposo e per prepararci al meglio alla giornata successiva.

Prendiamoci cura di noi stessi quotidianamente a partire dalla nostra Psiche.

Buona visione!

@ilpensierononlineare

5 CONSIGLI per gestire lo stress di fine giornata – Benessere Psicologico – @ilpensierononlineare

Guarda anche il video: https://www.youtube.com/watch?v=fm_As… “5 regole per iniziare al meglio la giornata – Benessere Psicologico”

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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Il doomscrolling – l’ossessiva ricerca delle brutte notizie

“Dottore mi hanno detto che ho un problema. A me sembra una cosa strana, non credo sia un problema. “

“Mi ha incuriosito.. quale sarebbe questo problema?”

“Mah.. adesso le spiego cosa è successo e come sono arrivato da lei.. è da diverse settimane che soffrivo di dolori all’avambraccio e alla mano destra. Mi facevano male anche le dita. Avevo anche forti dolori alla cervicale e mal di testa. Ho consultato il mio medico curante che mi ha consigliato di fare alcuni accertamenti e di farmi visitare da un fisiatra e eventualmente consultare anche un fisioterapista.”

“Cosa ha riscontrato in queste visite?”

“Ho fatto tutti gli accertamenti del caso, ho fatto la visita dal fisiatra e ho riscontrato forti infiammazioni ai tendini e ai muscoli. Ho quindi cominciato a fare dei trattamenti dal fisioterapista. Io non ci ho capito molto, ma entrambi mi hanno fatto notare una cosa.. forse la causa del problema muscolare..”

“Cosa le hanno fatto notare?”

“Mi hanno fatto diverse domande, sul mio lavoro, sui miei impegni quotidiani, sui miei comportamenti e le abitudini, hanno osservato la mia postura. E alla fine hanno notato che probabilmente alcuni miei comportamenti non sono molto “sani”. Insomma dottò passo troppo tempo al computer e al telefono, ma non me ne rendo conto. E non è per lavoro, fortunatamente ho un lavoro che mi fa camminare molto durante la giornata. Il problema è a casa, rientro, e comincio la mia lunghissima e appassionata lettura delle notizie, specialmente quelle brutte, lo ammetto, sul computer e sul cellulare. Loro mi hanno fatto notare che passo troppe ore a scorrere le notizie. E pensano che non sia una cosa che mi possa far star bene psicologicamente. Quindi mi hanno consigliato di provare a risolvere questa cosa e di capirci qualcosa anche di quest’ansia e questo stress che mi attanagliano tutti i giorni oramai da mesi. Ed eccomi qui da lei. Non sapevo che poteva essere un problema, ma pensandoci bene non sono sereno da almeno due anni.. la pandemia, la separazione, il covid, la solitudine.. si dottò, mi sento solo.”

Photo by Pixabay on Pexels.com

La lettura infinita, continuata e quasi “ossessiva” di notizie brutte legate agli avvenimenti che viviamo tutti i giorni attraverso i media, i social media, la televisione e i giornali ha un nome, si chiama doomscrolling.

Questa sorta di “dipendenza” dalla lettura delle notizie e dallo scorrere infinito delle bacheche social, era già conosciuta in realtà, ma la situazione globale ha decisamente amplificato il problema e lo ha reso più comune. La guerra, la pandemia, la crisi climatica, le notizie legate alle stragi nelle scuole, le violenze, l’aumento dei prezzi, la crisi energetica, hanno fatto quasi da collante virtuale per le dita e per gli occhi delle persone.

Il doomscrolling, come rivelato da uno studio pubblicato sulla rivista “Health Comunication”, nuoce gravemente alla salute mentale delle persone, inducendo stati d’ansia, tensione, paura, incertezza, preoccupazione, insonnia, angoscia, anedonia.

Questo studio ha infatti evidenziato che il 16,5% delle 1100 persone che hanno partecipato all’intervista, hanno sofferto di livelli crescenti di ansia, stress e patologie di varia natura. Una tendenza che aumenta con l’aumentare dell'”abuso” di cattive notizie.

L’autore dello studio Bryan McLaughlin, professore e ricercatore presso la Texas Tech University, ha affermato che lo scorrere ininterrotto di cattive notizie causa nelle persone un “costante stato di allerta” e aumenta la percezione del mondo e dell’ambiente circostante come un luogo pericoloso e oscuro.

Le persone che praticano il doomscrolling hanno anche l’esigenza di controllare molto spesso il feed, per allentare il loro stato di tensione e stress. Ma l’effetto spesso è il contrario e il loro stato di tensione aumenterà sempre di più, arrivando, nei casi più gravi, ad interferire con la propria vita.

Dei partecipanti allo studio il 27,5% è stato colpito in maniera decisiva, ma non allarmante dalle cattive notizie; il 16,5% ha invece subito in modo molto significativo gli effetti del doomscrolling. Il restante dei partecipanti ha invece affermato di aver riscontrato problemi di natura moderata o lieve.

Tra quelli che hanno subito in modo significativo i problemi del doomscrolling il 74% ha riferito di avere problemi legati alla salute mentale e il 61% ha avuto anche problemi fisici.

“Il problema sembra essere più diffuso di quanto ci aspettassimo. Molte persone provano livelli altissimi di ansia e di stress a causa della loro dieta mediatica” dice McLaughlin

Purtroppo il problema, come evidenziato dalla ricerca, si è esteso, anche grazie agli ultimi eventi globali e a seguito della pandemia, in maniera massiccia a tutta la popolazione. I livelli più gravi possono veramente portare, sul lungo termine, a gravi conseguenze per il benessere psicologico e fisico delle persone.

In tal senso è molto importante intervenire più tempestivamente possibile con interventi di supporto psicologico e se necessario di psicoterapia, al fine di creare consapevolezza e comprensione del problema e quindi offrire la possibilità di una via d’uscita che spesso da soli non si riesce a scovare.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

“Tu sei?”

Il ragazzo ha un appuntamento per le 18:00.

Nel centro dove svolgo la mia attività di volontariato come psicologa, siamo abbastanza attenti agli orari; gli utenti che chiedono supporto psicologico sono sempre quelli in numero maggiore rispetto a quelli che effettuano richieste per altri specialisti, pertanto quando c’è un ritardo, le volontarie che stanno in segreteria, provvedono a chiamare l’interessato/a.

Il ragazzo ha avuto un contrattempo con il datore di lavoro.

Giunge quindi in associazione con una mezz’ora di ritardo.

Accolgo il ragazzo: “buonasera … (buonasera), prego accomodati”

“Ah.. tu sei la mia assistente? Sei l’assistente del dottore?”

“NO. Io sono la Dottoressa”

“AH… Sei la Dottoressa?”

Pochissimi scambi verbali e il giovane trentenne assume un colorito trasparente velato, simile a quello dei vetri non del tutto puliti ma nemmeno completamente sporchi.

Il tempo di guardarsi negli occhi e di cominciare la nostra conversazione che

“Mi hai fatto una domanda bellissima, nessuno me l’aveva fatta prima. Non ci avevo pensato a questa cosa!”

Cinque minuti dopo il tentativo (conscio o inconscio che sia, questo andrà dall’esperto analizzato e considerato), di squalifica, il giovane uomo piange.

Tentare di sedurre* o squalificare il proprio terapeuta, o psicologo, è un’azione che di frequente è agita dal paziente.

E’ fondamentale chiarire precocemente i confini del tipo di relazione che si va a stabilire, creare e agire, nella stanza dei colloqui.

L’isola del tempo senza tempo è spazio per accogliere il vissuto emotivo del paziente e il paziente stesso, fatto certamente di carne e ossa che per noi psy, resta pur sempre carne lacerata da un apparato psichico sofferente che spesso emerge, sotto forma di battutine, ricerca di blando contatto fisico, sorrisini, pianti o tremori vari.

“Finisce bene quel che comincia male”

Dott.ssa Giusy Di Maio

*Il termine seduzione, in psicologia ma -soprattutto- in psicoanalisi, assume dei caratteri fondamentali e ben precisi, che non possono essere travisati o essere oggetto di scherno. Il temine sarà successivamente, in altro approfondimento, chiarito.

Sindrome da Rientro dalle vacanze?

In vacanza siamo generalmente liberi da scadenze, ritmi frenetici e viviamo il nostro tempo in maniera diversa; è come se il tempo si dilatasse.

Al rientro le cose cambiano radicalmente e bisogna nuovamente riabituarsi a pensare e vivere alla maniera “convenzionale – abituale”.
In Italia la Sindrome da Rientro colpisce “circa il 35% della popolazione, con maggior incidenza tra i 25 e i 45 anni” – più di un italiano su 3, rischierebbe di soffrire il rientro, a tal punto da somatizzarlo con sintomi psicosomatici..

Buona Visione

Sindrome da Rientro dalle vacanze? Qualche consiglio per affrontarla.. – ilpensierononlineare YouTube Channel

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Psicologia del Trasloco – PODCAST

In questa tappa del nostro viaggio esploreremo un aspetto molto comune nella di vita di tantissime persone, un evento che potremmo definire potenzialmente molto stressante e spesso e volentieri destabilizzante.

Il trasloco può considerarsi un momento di profondo cambiamento dove si mettono in discussione una parte delle nostre certezze e delle sicurezze. Traslocare è un evento molto stressante che può rompere alcuni equilibri personali e familiari..
Buon Ascolto..

Psicologia del Trasloco – Podcast – In viaggio con la Psicologia – Spreaker
Psicologia del Trasloco – Podcast – In viaggio con la Psicologia – Spotify

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Relax, Calma, Natura – benessere psicologico

E ti ritrovi immerso nel verde, circondato dall’azzurro del mare, più giù in lontananza.. e camminando tra le vie in salita, sul dorsale del vulcano dormiente, chiudi gli occhi e ascolti la musica dell’estate..

Ascolta, guarda e rilassati..

Abbiamo bisogno di prenderci un po’ di tempo per noi stessi..

Se puoi, metti le cuffie, fermati, guarda o se preferisci chiudi gli occhi e ascolta.. i suoni della natura e la voce ti guideranno in un’esperienza rilassante..

Ascolta ancora.. se hai bisogno di tranquillità.

Relaxing sounds of nature (song of cicadas) immersed in the nature of the green island (Gulf of Naples)

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

L’attacco di Panico – Video (youtube shorts)

Gli attacchi di panico si presentano come episodi isolati di ansia somatica e ansia psichica associata ad un estremo senso di paura e attivazioni fisiologiche. Non bisogna sottovalutarlo. Non dobbiamo squalificare e sottostimare l’intensità dei sintomi e le loro conseguenze sulle persone. Se si interviene in tempo, con l’aiuto di un buon supporto psicologico e una psicoterapia si può guarire.

Il panico è altamente contagioso, specialmente in situazioni dove nulla è noto e tutto è in divenire.

Stephen King
L’attacco di Panico (I Parte) – ilpensierononlineare
L’attacco di Panico (II Parte) – ilpensierononlineare
L’attacco di Panico (III Parte) – ilpensierononlineare
L’attacco di Panico (IV parte)

#shorts #youtubeshorts

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

La Sindrome di Stendhal

Tachicardia, vertigini, capogiri, allucinazioni, confusione, alterazione della percezione, scompensi affettivi, depressione, ansia, attacchi di panico, manie persecutorie..

Può un’opera d’arte generare così tanto scompiglio nella mente di un uomo?

Cristo Velato – Napoli, Cappella San Severo (fonte immagine google) – persone raccontano di sensazioni simili dinnanzi alla statua del Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino

Nel 1817 lo scrittore francese Marie-Henri Beyle (Stendhal) attraversò la penisola italiana durante il suo Grand Tour e tenne un diario poi pubblicato nella sua opera “Roma, Napoli e Firenze” dove per la prima volta descrisse questa esperienza psichica:

«Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da santa Croce ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.»

Stendhal

Quello che oggi definiamo come “Sindrome di Stendhal” è un disagio psichico individuato ed analizzato per la prima volta nel 1977 in Italia dalla Psichiatra Graziella Magherini. Lo studio del fenomeno, negli anni ottanta e novanta, nel Servizio di Salute Mentale di Firenze (Santa Maria la Nova) permise di scoprire che vi erano degli elementi ricorrenti in chi aveva manifestato questo disturbo: estrema sensibilità, il viaggio in un paese straniero e l’incontro con un opera d’arte.

In genere le manifestazioni psichiche descritte in precedenza e caratteristiche di questo disturbo, sono passeggere e perlopiù senza conseguenze gravi. La cosa interessante, venuta fuori dallo studio, è che quasi tutti i pazienti con Sindrome di Stendhal, hanno una vita solo in apparente equilibrio, in cui tendono a nascondere le insoddisfazioni, le difficoltà relazionali, inoltre vivono una vita caratterizzata da eccessivo “perbenismo” che li rende “rigidi”. L’opera d’arte, con la sua potenza evocativa, irrompe e sconvolge le loro difese psichiche.

L’opera d’arte (insieme a tutto il contesto: viaggio, ambiente, situazione personale) è quindi in grado con la sua bellezza e con la sua potenza evocativa emozionale di risvegliare sentimenti ed emozioni che mettono alla prova la persona che osserva, che può reagire in modi differenti e quindi non reggere l’impatto emotivo.

Cappella San Severo – Napoli (immagine google)

Il viaggio in un luogo d’arte è come un viaggio dell’anima ed è capace di risvegliare emozioni e sentimenti che mettono in gioco tutte le sfaccettature dell’identità di una persona.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi