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Disturbo Istrionico di Personalità

Fonte Immagine Google.

L. è una bellissima donna di 40 anni; casalinga molto impegnata nella cura del proprio aspetto fisico. Si presenta al colloquio parlando dei suoi “mille” problemi: mal di testa ricorrenti, depressione lieve e difficoltà coniugali. Nel colloquio iniziale (tenuto con la psichiatra) sembra collaborativa anche se con una notevole tendenza a divagare e a offrire dettagli minuziosi su tutto il suo passato, cercando, di fare impressione e colpo sui terapeuti.

Nel descrivere le attuali condizioni di difficoltà, continuava a dare la colpa a persone/fattori esterni; le difficoltà coniugali, ad esempio, erano colpa del marito “da tempo indifferente” (io sono bellissima, come fa a resistermi!) così come i mal di testa e il suo umore, dipendevano solo dal grande stress cui era esposta ogni giorno.

Il marito – in un secondo colloquio- ha ammesso di essere stanco di provare a capire la moglie (era stato attratto inizialmente dal suo status sociale e dalla sua bellezza; nulla di più) e quella che inizialmente era apparsa come vivacità, era diventata negli anni estroversione ingestibile. L., è infatti puerile, superficiale, estremamente concentrata sul suo corpo continuamente venerato; L., appare come una bomboniera di pizzo vestita chiassosa, frivola e lamentosa.

“La colpa è vostra”.

Le persone con disturbo istrionico di personalità (un tempo disturbo isterico di personalità), sono estremamente emotive (emotivamente cariche) e cercano di continuo di essere al centro dell’attenzione (APA, 2000). Si tratta di persone che mostrano un umore esageratamente drammatico; tali persone sono sempre in scena, usano gesti teatrali, manierismi o linguaggio altisonante anche se stanno parlando di banali eventi del quotidiano.

L’approvazione e la lode sono necessari per queste persone che devono avere continuamente la sensazione di essere su di un palco; appaiono vanitosi, egoisti, esigenti e sempre in cerca di gratificazione.

La reazione in caso di evento percepito come negativo, o in caso di rifiuto (anche per la più banale delle azioni) è sempre altamente drammatica ed esagerata.

Le persone con disturbo istrionico di personalità possono attirare l’attenzione con descrizioni drammatiche dei propri sintomi fisici o della stanchezza; possono comportarsi in maniera seduttiva per ottenere (tramite la seduzione sessuale) uno scopo. Sono persona fortemente concentrate sul proprio aspetto fisico (vera ossessione) e possono vestirsi in modo molto eccentrico al fine di essere notati.

Arrivano a considerare molto intime anche le relazioni più banali e superficiali; allacciano di solito relazioni con persone molto affascinanti che però le trattano male.

Secondo recenti statistiche tra il 2 e il 3% degli adulti ha questo disturbo di personalità, con distribuzione simile tra i sessi.

Lavorare con queste persone è difficile in quanto sono frequenti le scenate drammatiche, i comportamenti seduttivi, lusinghe, pianti o è facile che fingano di aver ottenuto un beneficio, mentendo.

L’obiettivo dei terapeuti cognitivi è cercare di aiutare tali persone a cambiare la propria convinzione di non riuscire a farcela da sole, a sviluppare diversi modi di pensare e -ovviamente- puntare ad una risoluzione più profonda del proprio disagio.

La farmacoterapia sembra scarsamente efficace, mentre gli interventi maggiormente efficaci sembrano essere quelli di natura psicodinamica e di gruppo.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio

Disturbo dissociativo dell’Identità ( Disturbo di personalità multipla).

Fonte Immagine Google.

“F., 28 anni, pieno di lividi per le percosse subite, barcollante e disorientato, viene fermato mentre vagava senza uno scopo vicino ad un centro commerciale. Condotto presso l’ospedale della zona, viene ascoltato dai medici che cercano di comprendere il motivo dei suoi numerosi lividi.

F., comincia a parlare con una voce da bambino piccolo; è un bambino spaventato, angosciato e confuso che si alterna a F., con voce matura e adulta che racconta, invece, una storia piena di maltrattamenti familiari, paura continua, sevizie e della morte dei suoi genitori che lo usavano come corriere per la droga. Racconta inoltre di aver assistito all’omicidio di 2 uomini.

Condotto presso un centro specializzato, comincia ad essere seguito. Viene raccontato delle improvvise smorfie che F. compie mentre parla e della valanga di oscenità che riesce a dire; qualcuno accosta la scena a quelle del film l’esorcista.

F., chiede di essere chiamato con altro nome durante queste nuove “emissioni”, nello specifico come M., (questo evento per lo psicologo che seguiva F, era il primo indizio che F fosse affetto da personalità multipla).

Nelle seguenti settimane da F, si passava a G, poi a L, poi a C; alcune delle personalità chiedevano come stesse l’altra e si alternavano nelle risposte di secondo in secondo quasi senza sosta.

Le personalità totali contate arrivarono a 27.

Dal punto di vista dell’età F, passò dall’essere un feto all’essere un vecchio ultracentenario. In un’ora passò attraverso 9 personalità.

Il disturbo dissociativo dell’identità è drammatico e altamente invalidante. Colui o colei che soffre del disturbo dissociativo dell’identità o disturbo di personalità multipla, sviluppa due o più personalità diverse che spesso vengono indicate come personalità secondarie o personalità alternative. Ciascuna di queste personalità presenta ricordi, comportamenti o emozioni specifici, inoltre ciascuna delle personalità secondarie, alternandosi giunge ad occupare il posto centrale fino a dominare il funzionamento della persona stessa.

Solitamente si ha una personalità primaria o ospite, che si manifesta maggiormente rispetto ad un’altra.

Il passaggio da una personalità secondaria all’altra è chiamato slittamento, è in genere improvviso e può rivelarsi radicale (APA,2000). Lo slittamento è scatenato da un evento stressante, ma i clinici stessi possono indurlo tramite la suggestione ipnotica (APA, 2000).

I primi casi di disturbo dissociativo dell’identità attestati risalgono ad almeno 3 secoli fa. La maggior parte dei casi è diagnosticata nei primi anni dell’adolescenza o nella prima età adulta ma maggiormente i sintomi iniziano nell’infanzia dopo episodi di abuso (spesso sessuale) forse anche prima dei cinque anni. Le donne vengono colpite dal disturbo in maniera triple, rispetto agli uomini (APA, 2000).

Il modo in cui le personalità secondarie si alternano o rapportano tra loro, è vario di caso in caso. In genere vi sono tre tipi di relazioni.

Nelle relazioni di amnesia reciproca le personalità non sono coscienti l’una dell’altra (Ellenberger, 1970), mentre nei modelli di consapevolezza reciproca, ognuna di esse è cosciente dell’altra (Alcune voci-personalità possono parlare in armonia tra loro oppure litigare al contempo).

In una relazione di amnesia a senso unico( che è il modello della relazione più comune), alcune personalità secondarie sono consapevoli delle altre, ma la consapevolezza non è reciproca in quanto le personalità coscienti “co – consce” sono osservatrici silenziose, consapevoli delle azioni e pensieri delle altre subpersonalità.

Talvolta mentre è presente un’altra personalità secondaria, la personalità co-conscia si rende nota attraverso mezzi indiretti che possono essere allucinazioni sonore o la scrittura automatica (nello specifico voci che danno ordini oppure scrivere parole su cui non si ha il minimo controllo).

Trattare questo disturbo è complesso; un percorso ad ostacoli senza sosta dove man mano che si prosegue verso la tappa, l’ostacolo anziché allontanarsi si avvicina sempre più fino a rendere impossibile il salto o l’evitamento . La personalità diviene un ostacolo sempre più alto che continua a crescere e raddoppiarsi in altezza o in larghezza fino ad espandersi.

F, è attualmente seguito; muove ancora senza sosta tra le sue svariate personalità nell’attesa di tendere la mano a quell’F che si è perso molto tempo fa, chissà quando, chissà dove…

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

Schizofrenia.

Fonte Immagine “Google”. Dalì.

“Richard 23 anni: Richard a scuola riusciva mediocremente. Dopo la scuola Richard si arruolò nell’esercito(…) Richard ricorda questo periodo come uno dei peggiori della sua vita (..) Circa due anni dopo il ritorno alla vita civile, Richard lasciò il lavoro e fu sopraffatto da sensazioni di sfiducia e rifiutò di cercarne un altro. Restava in casa per la maggior parte del tempo. Diventò sempre più lento nel vestirsi e svestirsi, e nelle cure personali (…) Quando usciva di casa non sapeva cosa fare, dove andare; se vedeva un semaforo rosso per la strada lo interpretava come segno di non dover andare in quella direzione. Se vedeva un freccia la interpretava come segno mandato da Dio per procedere in quella direzione. (…) Prese la decisione di rimanere chiuso in casa ma anche lì era torturato dai suoi sintomi. Non poteva agire (..) aveva sempre paura di fare la cosa sbagliata. Si sentiva paralizzato e stava a letto immobile. (..) Indeciso com’era si sentiva bloccato e spesso rimaneva muto e immobile, come una statua, anche per giorni interi.

(Arieti cit., pp. 114-115)

Il termine schizofrenia deriva dal greco e significa “mente scissa”. Il termine lo dobbiamo allo psichiatra svizzero Eugen Bleuler 1908, il quale lo utilizzò per sostituire la vecchia accezione data da Emil Kraepelin che nell’800 parlava di Dementia praecox. A dispetto della terminologia, la schizofrenia non indica una condizione caratterizzata da una “doppia personalità” o “personalità multipla”; il termine infatti indica la separazione delle funzioni mentali tipica nel quadro sintomatologico della malattia.

Il viaggio di oggi sarà alla scoperta della schizofrenia.

Buona lettura.

Secondo l’APA (American Psychological Association), i sintomi della schizofrenia possono essere molto diversi tra loro, così come i fattori scatenanti, il decorso e la risposta al trattamento.

Il caso di Richard mostra come il ragazzo abbia avuto un deterioramento da un livello normale di funzionamento, fino ad arrivare ad una compromissione del funzionamento stesso. I sintomi della schizofrenia possono essere distinti in

positivi: pensieri, emozioni e comportamenti eccessivi

negativi: assenza di pensieri, emozioni e comportamenti

psicomotori: movimenti o gesti insoliti.

La schizofrenia è pertanto un disturbo psicotico in cui il funzionamento personale, sociale e occupazionale si deteriora a causa di percezioni strane, emozioni insolite e anomalie motorie.

I Sintomi positivi sono eccessi patologici o bizzarri del normale comportamento della persona; tali sintomi sono ad esempio pensiero ed eloquio disorganizzato, percezioni amplificate, allucinazioni e affettività inappropriata.

Molte persone presentano inoltre deliri ovvero idee di cui sono fermamente convinti ma che non hanno alcun fondamento reale. Sempre secondo l’APA,2000, i deliri più comuni sono i “deliri di persecuzione” in cui la persona è convinta di essere oggetto di cospirazione, di essere spiata, calunniata o deliberatamente attaccata e vittimizzata. Possiamo avere “deliri di riferimento” secondo cui ogni evento viene egoriferito e ci si sente continuamente oggetto di una data cosa (nel caso di Richard il semaforo rosso, interpretato come segno di non dover procedere). “Deliri di grandezza” le persone si credono inventori o figure religiose o storiche importanti. “Deliri di controllo” pensare che i propri pensieri e sentimenti o le azioni, siano controllati da altre persone.

Sintomi negativi sono apparentemente deficit patologici, caratteristiche mancanti in un individuo. Eloquio impoverito, affettività inadeguata, assenza di volizione e isolamento sociale.

“Pensavo che le voci che sentivo fossero trasmesse attraverso le pareti del mio appartamento, attraverso la lavatrice, attraverso l’asciugatrice e che le macchine mi parlassero e mi dicessero cose”

Anonimo.

I sintomi psicomotori comportano l’avere movimenti goffi, smorfie o gesti stereotipati. Le persone affette da schizofrenia possono incorrere in catatonia; stupor catatonico comporta che le persone non reagiscano all’ambiente circostante e restino invece immobili e silenziose per lunghi periodi di tempo. Nella rigidità catatonica le persone restano in posizione eretta per ore resistendo ad ogni tentativo di farli sedere. Altre persone assumono una postura fissa ovvero posizioni altamente scomode e bizzarre; altra forma di catatonia è l’agitazione catatonica che comporta invece una forte agitazione motoria e frenetici movimenti di braccia e gambe.

In genere l’esordio della schizofrenia avviene tra la tarda adolescenza e i 35 anni (APA,2000). il decorso della malattia sembra molto variabile ma consta di 3 fasi: fase prodromica, attiva e residua.

Nella fase prodromica i sintomi non sono ancora evidenti, ma è presenta una disfunzione nell’individuo che può ad esempio isolarsi socialmente, può parlare in modo vago o avere idee bizzarre.

Nella fase attiva (talvolta scatenata da fattori di stress) i sintomi di fanno evidenti.

Nella fase residua si ritorna ad un livello di funzionamento simile a quello della fase prodromica .I sintomi più gravi della fase attiva si attenuano ma possono persistere quelli negativi come l’emotività inadeguata.

Dalla schizofrenia si può guarire: guarisce in media un quarto delle persone colpite, anche se la maggioranza dei malati continua ad avere qualche problema residuo per tutta la vita

Fischer, Carpenter, 2008; Roe, Davidson, 2008.

Con le persone (perchè non dimentichiamo che nessuno, è la sua malattia), si possono inoltre attuare bellissimi percorsi di intervento e di reinserimento sociale, volti al recupero non solo delle abilità sociali, ma anche cognitive. A tal proposito ho avuto modo di assistere ad alcuni progetti portati avanti sul mio territorio, da colleghi davvero molto competenti.

Gli scritti di tutte le persone che vi hanno preso parte – gli utenti- sono uno dei regali più belli che ancora conservo. Ogni tanto li leggo con estrema delicatezza; con estrema attenzione e con passione, ancora mi commuovo.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.