Probabilmente i sogni sono incorruttibili, ci raccontano la verità in storie bizzarre, ci parlano dei desideri con immagini paradossali, ci offrono ricordi con sensazioni reali. Per Freud erano la via principale verso l’inconscio, dove tutto è presente, ma ben celato alla coscienza.
Chiunque si sia imbattuto in un trasloco sa la fatica che questo comporta. Non mi riferisco solo (ahiNoi) allo stress che comporta in termini economici e fisici, quanto anche in termini psichici. Ci ritroviamo a scavare nei cassetti della scrivania, negli armadi.. scoviamo cose che avevamo completamente dimenticato. Diari scolastici, quaderni in cui gelosamente custodivamo i nostri segreti (questi sono i reperti migliori, ammettiamolo.. rileggere nel tempo presente cose che all’epoca dei fatti ci facevano soffrire è spesso esilarante). Scoviamo negli angoli più piccoli della nostra casa e di pari passo scoviamo nei nostri di angoli.. quelli più piccoli e sepolti.. Emergono ricordi, desideri, pensieri..
Sistemando – finalmente- i libri, ne stavo spolverando uno che ho sempre amato; un libro a cui sono legati molti ricordi.
Un biglietto del treno datato 14-12-03 mi riporta ad una me di 13 anni. L’ora era quella di pranzo e con mio padre andavamo nella Feltrinelli che per anni ci ha accolti. All’epoca era iniziato il mio amore per Bob Dylan e di converso, quello per Dylan Thomas. Con il cuore in gola morivo dalla voglia di poter leggere le sue poesie.. quelle che erano tanto care al mio amato Bob Dylan..
Con qualche anno in più.. oggi.. ricordo un momento intenso. Con mio padre queste “uscite” erano frequenti.. e tanto peso- lui- ha avuto nell’amore che nutro ancora oggi, per molti autori.
Con un biglietto tra le mani, un disco in sottofondo di Dylan e una tisana alla mora, menta e liquirizia condivido con voi una poesia che mi accompagna da quel giorno del lontano 2003:
Lasciatemi fuggire.
Lasciatemi fuggire, essere libero
(Vento per il mio albero, acqua per il mio fiore),
Vivere per me stesso
E soffocare dentro di me gli dei
O schiacciare sotto il piede le loro teste di vipera.
Nessuno spazio, voi dite, nessuno spazio;
Ma non mi ci terrete,
Anche se è forte la vostra gabbia.
La mia forza minerà la vostra,
Perforerò la nostra nuvola oscura
Per vedermelo il sole,
Pallido e marcio, una brutta escrescenza.
In Dylan Thomas, Poesie inedite, Einaudi Editore, 1980, Quinta Edizione.