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La buona forma.

Tranquillo: non si parla di disturbo alimentare o di estetica…

C’è qualcosa di più importante che continuiamo a sottovalutare: la (buona) forma dell’apparato psichico.

“Dottoressa mi sento strano. Sono sposato con la donna che volevo; mai avrei fatto questa cosa e per lei… ho rivalutato ogni cosa. Lavoriamo insieme, siamo tutto sommato felici ma io non mi trovo più. Sento che non so dove sono finito. Non trovo più il mio posto e mi sento in colpa perché la mia forma dovrebbe essere questa”.

“Dottoressa io mi sento semplicemente triste così.. senza motivo, non so cosa dirle. Studio e so cosa mi aspetta per il resto della mia vita; quando ho intrapreso gli studi di medicina sapevo che sarebbe stata una strada lunghissima e piena di gradini in salita. Io vorrei scendere ma so che è sbagliato. Non so dove sono finita”.

“Doc io il mio posto non lo so più dove sta. Non trovo pace.. spazio, tempo .. Non trovo nemmeno più forma guarda come mi sono combinato negli ultimi mesi!”.

In un periodo storico in cui tutti urlano e si fanno portatori di verità, ricordiamoci di dare spazio alla nostra forma psichica; quella che sommata meglio ci descrive e dice di noi (soprattutto senza il bisogno di urlare).

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

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Sei più intelligente di uno scimpanzè?

Fonte Immagine “Google”.

L’approfondimento che voglio proporvi oggi, concerne dei famosi studi condotti nell’ambito della psicologia della Gestalt da Wolfgang Kohler.

Gestalt significa “buona forma” è infatti un termine tedesco usato per indicare una specifica corrente psicologica (psicologia della forma o della rappresentazione-Gestaltpsychologie) i cui studi si focalizzarono in particolare sugli aspetti percettivi e del ragionamento/risoluzione di un problema. La Gestalt contribuì con i suoi studi, ad ampliare le teorie concernenti l’apprendimento, la memoria e il pensiero.

Cosa c’entra allora uno scimpanzè?

Buona lettura.

Kohler tra il 1913 e il 1917 decise di sottoporre delle situazioni problematiche a degli scimpanzé, per vedere se e come, le scimmie riuscissero a risolvere tali situazioni.

L’esperimento consisteva nel mettere una banana fuori dalla gabbia di uno scimpanzé che, nel caso specifico, si chiamava Sultan. La banana si trovava ad una distanza superiore a quella del braccio dell’animale.

Sultan comincia con diversi tentativi, a provare ad avvicinarsi alla banana; resosi conto che questa è troppo lontana, comincia a guardarsi intorno. All’interno della gabbia ci sono una serie di canne di bambù; Sultan decide di infilare le canne l’una dentro l’altra fino a quando – ottenuta una canna abbastanza lunga – non decide di usarla per arrivare alla banana.

L’esperimento fu ripetuto anche con altri oggetti, ad esempio una cassa su cui salire. Kohler ritenne che i tentativi di Sultan non fossero casuali, ma tentativi intelligenti in quanto derivati dopo l’osservazione, da parte dell’animale, dell’ambiente circostante. In tutti i casi, infatti, Sultan riusciva ad arrivare alla banana comprendendo che uso fare dell’oggetto a disposizione.

L’apprendimento avviene quindi per insight ovvero dopo una improvvisa scoperta di un “nuovo” modo di interpretare la realtà e il mondo circostante. L’insight è pertanto una scoperta di nuovi rapporti tra gli elementi; rapporti che sono ora diversi rispetto a quelli precedenti. Ciò però che i gestaltisti evidenziano è che l’insight non nega l’esperienza e le soluzioni passate; nei casi in cui la situazione non consente l’uso di nuove strategie, il soggetto ricorre a ciò che è già noto.

L’insight definisce quindi una intuizione nella sua forma immediata e improvvisa.

Dal minuto 1:02 l’esperimento della banana. https://www.youtube.com/watch?v=6-YWrPzsmEE

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.