Ho notato nella mia vita professionale e non, che quando si parla e si discute della figura dello psicologo e della sua “misteriosa” attività, c’è una attivazione emotiva, cognitiva e neurovegetativa nelle persone, che genera un’ansia generalizzata e meccanismi di difesa più o meno efficaci.
Generalmente le domande e le considerazioni più frequenti, che vengono fuori da queste conversazioni sono più o meno queste:
“E perché devo andare dallo psicologo, mica sono pazzo?”
“Perché devo raccontare qualcosa di me, a qualcuno che non conosco?”
“Ma non basta raccontare il proprio disagio ad un amico o a un parente fidato per avere un buon consiglio? In fin dei conti chi meglio di loro ti può aiutare!”
“Ma poi chi è e che fa lo Psicologo?”
“EEhh è vero uno psicologo servirebbe qui … in tanti ne avrebbero bisogno … io ci andrei …”

Insomma, la figura dello psicologo sembra coperta da un alone di mistero misto a soggezione e pregiudizio
Proverò a riassumere in poche parole qual è il lavoro e il ruolo dello psicologo, anche se (lo ammetto) è un compito piuttosto arduo. Dovendo tracciare dei confini, potremmo intendere lo psicologo innanzitutto come colui che mette a disposizione dell’altro un “luogo, uno spazio e un tempo”.
Lo psicologo in tal senso, mette a disposizione uno spazio mentale per la persona che chiede aiuto, accogliendola e aiutandola a contenere il proprio mondo interno portatore di un disagio.

Lo psicologo e lo psicoterapeuta, danno quindi la possibilità di uno sguardo diverso, estraneo ma esperto e offrono alla persona in difficoltà una visione nuova che può invogliarla al cambiamento.
Ma poi cosa avviene nella stanza dello psicologo?
Cosa devo fare, cosa mi devo aspettare?
Avviene uno scambio di informazioni, una comunicazione tra persone attraverso diverse modalità di linguaggio. Si pongono le basi e le premesse per una relazione “particolare”, di fiducia, che è un requisito essenziale per quello che è l’obiettivo più ambito di una relazione terapeutica: il cambiamento.
Se volessimo ulteriormente semplificare (perché ci sono diverse tecniche e modalità di intervento caratterizzanti i diversi ambiti di riferimento teorici) si potrebbe dire che lo psicologo/psicoterapeuta lavora con e sulle relazioni e con e sulla comunicazione. Lo psicologo/psicoterapeuta è un esperto del cambiamento.

Si può dire che lo strumento principale ( ma ce ne sono diversi altri ) dello psicologo e dello psicoterapeuta è il colloquio clinico. Il colloquio può aiutare lo psicologo a comprendere ed esplorare al meglio la dimensione del disagio della persona che viene accolta.
Già il primo colloquio (consultazione), infatti, costituisce di per sé un primo significativo intervento in cui il vissuto raccontato dalla persona trova un primo contenimento.
Sull’importanza della comunicazione e sull’impossibilità a non comunicare vorrei proporvi delle parole di un noto Psicologo esperto della comunicazione umana e uno dei padri dell’approccio Sistemico.
“Comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio influenzano gli altri e gli altri, al loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro”. Paul Watzlawick
Dott. Gennaro Rinaldi
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