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L’esperienza soggettiva dell’impulso.

Immagine Personale.

Una piccola introduzione sull’azione impulsiva, sulle sue caratteristiche e sulle sue possibili spiegazioni.

Un paziente impulsivo- un artista- dice, riflettendo su alcune decisioni prese durante una festa a cui ha partecipato, lasciandosi andare totalmente al gioco d’azzardo: “L’ho fatto, ma non so perché”.

Probabilmente la frase completa poteva essere “non intendevo farlo” così come altre frasi spesso ascoltate dai pazienti impulsivi sono “l’ho fatto e basta; non lo so; non so il motivo”.

Queste espressioni (analogamente a quanto avviene per gli scoppi emotivi dell’isterica), spesso contengono sia la comunicazione di una esperienza soggettiva, ma al contempo la giustificazione di un qualcosa “sono colpevole, ma senza premeditazione”.

E’ l’esperienza di un’azione che non è sentita come completamente deliberata o pienamente voluta. Si tratta di esperienze di volere, desiderare o decidere ma al contempo tali esperienze sono di un desiderio troppo improvviso, passeggero, un desiderio che è così attenuato da rendere persino possibile la giustificazione “colpevole ma senza premeditazione”.

Uno psicopatico potrebbe dire “semplicemente mi sento di farlo”, per spiegare un furto (faccio questo furto perchè ho il capriccio da soddisfare).

L’esperienza del bisogno o impulso cioè non è una percezione distaccata di un attacco vero e proprio che annulla quel che uno vuole fare, ma una deformazione e attenuazione della normale esperienza di volere in cui il senso di deliberatezza e intenzione attiva è menomato e poi rinnegato per ragioni difensive.

Ne deriva che l’affermazione tipica dell’impulso “Io non lo voglio fare, ma proprio non sono capace di controllare l’impulso”, si potrebbe tradurre con “Io non sento che farei bene a farlo, ed eviterei anche di farlo, ma se smetto di guardare, le mani, i piedi e i miei impulsi semplicemente lo fanno”.

Per colui che presenta i caratteri dello stile impulsivo, l’esperienza dell’impulso occupa aree psicologiche che normalmente sarebbero occupate dall’esperienza di volere, scegliere o decidere. Ne deriva che l’esperienza dell’impulso non sia occasionale, ma regolare.

Un’azione impulsiva ha delle qualità:

  • E’ veloce e rapida indicando con ciò che il tempo tra il pensiero e l’esecuzione è molto breve.
  • E’ brusca o discontinua (a differenza dell’attività normale che proviene da periodi di pensiero e/o preparazioni).
  • Non è progettata (caratteristica fondamentale). Non vuol dire che sia imprevista (il bevitore può prevedere la prossima festa a base di alcool), ma questo tipo di progettazione rientrerebbe (è assimilabile) nella previsione di eventi probabilisticamente poco catalogabili.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

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