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Una chiave per l’adolescenza… una chiave di lettura

Avete mai provato ad “entrare” nella testa di un adolescente? No?
Allora vi presto io la “chiave” giusta.. mi raccomando però, non forzate troppo o rischierete di rompere la serratura.
Buona lettura!

ilpensierononlineare

Vorrei legarmi alla tematica esposta nel precedente articolo, cavalcare l’ “onda della metafora” e magari scendere un po’ più in profondità e provare a perlustrare, per quanto sia possibile, il mondo “oscuro” e inesplorato dei giovani adolescenti. La “chiave” della porta di ingresso potremmo trovarla nella forma di alcune paure che condizionano la vita dei ragazzi di oggi. Pertanto oltre alla paura del cambiamento che sta avvenendo dentro e fuori di sé, essi sembra siano spaventati dalla solitudine e il restare soli in un mondo iperconnesso spaventa molto.
– Se resto solo in un mondo in cui sembra così semplice comunicare e dove l’essere più o meno popolari ha il suo peso nelle relazioni con i coetanei, allora non sarò in grado di contare agli occhi degli altri –
In un mondo in cui le relazioni reali sembrano passare inevitabilmente dalle relazioni virtuali e viceversa, la…

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Una chiave per l’adolescenza… una chiave di lettura

Vorrei legarmi alla tematica esposta nel precedente articolo, cavalcare l’ “onda della metafora” e magari scendere un po’ più in profondità e provare a perlustrare, per quanto sia possibile, il mondo “oscuro” e inesplorato dei giovani adolescenti. La “chiave” della porta di ingresso potremmo trovarla nella forma di alcune paure che condizionano la vita dei ragazzi di oggi. Pertanto oltre alla paura del cambiamento che sta avvenendo dentro e fuori di sé, essi sembra siano spaventati dalla solitudine e il restare soli in un mondo iperconnesso spaventa molto.
– Se resto solo in un mondo in cui sembra così semplice comunicare e dove l’essere più o meno popolari ha il suo peso nelle relazioni con i coetanei, allora non sarò in grado di contare agli occhi degli altri –
In un mondo in cui le relazioni reali sembrano passare inevitabilmente dalle relazioni virtuali e viceversa, la paura di non essere all’altezza degli altri e dello sguardo e del giudizio dei coetanei sembra essere il muro che limita e confonde i ragazzi. Se poi consideriamo il fatto che il fallimento pare non essere più contemplato come possibile esito delle gesta degli adolescenti , allora tutto diventa più complicato…

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Per un adolescente, la “chiave” è da ricercare velocemente per aprire la porta giusta delle numerose “serrature relazionali” che lo circondano, e che possono spalancare al rischio dell’esposizione e quindi della vergogna, del farsi vedere dagli altri “nudi”, non abbastanza preparati, deboli, esposti agli attacchi di chi è già al di la di quella porta.
La soluzione migliore allora quale può essere…? “piuttosto che rischiare di entrare e affrontare la possibilità di mettermi in ridicolo preferisco rimanere fuori, al sicuro e rinunciare”.
Ma fortunatamente questa non può essere la soluzione migliore, la chiave giusta esiste e a volte è sufficiente provare a cercarla e liberarsi da quella prigione.
Propongo l’ascolto del singolo di CaparezzaUna Chiave” per un ulteriore riflessione sull’argomento dedicando a tutti i ragazzi adolescenti e non, le parole del ritornello:

“…No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave
No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave…”

Una chiave – Caparezza

Dott. Gennaro Rinaldi

Tra psicologia e musica.

Il termine di derivazione greca catarsi (purificazione) era utilizzato nell’antica Grecia in una duplice accezione, in quanto andava sia ad intendere la purificazione rituale, che (secondo una lettura proveniente dal linguaggio medico) l’eliminazione di umori patogeni dal corpo. Aristotele adoperò il termine non solo nell’accezione medica, ma per primo lo utilizzò e trasportò fino a indicare un fenomeno connesso all’arte, che denotava una sorta di rasserenamento e liberazione che l’uomo subiva in conseguenza della visione di un dramma, oppure dell’ascolto di una musica (basti pensare per un attimo, ai brividi che talvolta si provano ascoltando una canzone a noi cara).

La caratteristica essenziale della musica è strettamente connessa al suo forte carattere simbolico. Il simbolo è stato analizzato innanzitutto da Sigmund Freud in seguito al suo interesse per il sogno. Freud evidenziò come i contenuti onirici manifesti (ovvero la scena, ciò che noi vediamo quando sogniamo), non rappresentano ciò che il sognatore realmente sogna, ma sono una riconversione simbolica dei contenuti latenti (ovvero quelli inaccettabili per la coscienza) che proprio tramite il lavoro onirico, vengono trasformati in immagini maggiormente accettabili (ciò proprio grazie al lavoro simbolico). In sostanza, il simbolo diviene qualcosa che sta al posto di, ovvero quell’immagine che noi vediamo che in realtà, nasconde, camuffa, ciò che realmente dovremmo vedere. Ma qual è il legame tra quanto detto, e l’ambito musicale?

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Sarolta Bàn. Arte

Una composizione può o meno essere accompagnata da un testo; possiamo infatti ascoltare brani prettamente musicali (musica classica), o spostandoci in altri generi musicali, ascoltare un determinato testo.

La musica si muove pertanto su due piani strettamente interconnessi: quello del significante e del significato. Il significante (la sonorità), prende il sopravvento sul significato, il che comporta che non diviene importante cosa viene detto, ma come quel qualcosa viene detto, e questo proprio perché si parla di contenuti simbolici a cui ciascun individuo può attribuire una lettura diversa. La musica si presenta pertanto come connotata da un forte carattere simbolico, in cui è l’espressività ad essere centrale e proprio per la presenza di tale espressività, la musica non ha un contenuto immediatamente leggibile, ovvero un significato immediato (che invece potrebbe comportare da parte di tutti gli ascoltatori, provare una ristretta e identica gamma di emozioni).

Per meglio comprendere il discorso fin qui portato avanti, un esempio appare quanto mai d’obbligo. Per evidenziare come un brano musicale (un testo o una melodia), possa rinviare a contenuti diversi in diversi individui, con il Dottor Gennaro Rinaldi, abbiamo pensato di offrire una duplice lettura dello stesso brano. Il brano in questione è “una chiave”, di Caparezza (2017).

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Dott.ssa Giusy Di Maio