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Contagi emotivi in luoghi social. Suggestionabilità, regressione e credulità nei gruppi “social”.

Seguire un presunto leader (o chiunque si faccia portavoce di una idea), senza farsi domande, affidandosi a prescindere dal contenuto di ciò che viene proposto e detto, è una tendenza innata delle persone.

In genere questa tendenza è molto presente quando si è in gruppo, o meglio si appartiene a gruppi, più o meno numerosi.

Negli ultimi anni il concetto di gruppo si è evoluto. I gruppi non sono solo quelli che si incontrano nelle piazze, nei luoghi di incontro sociale. I gruppi adesso hanno la possibilità di “incontrarsi” in luoghi virtuali, nelle piazze virtuali. Quindi la modalità di interazione e la comunicazione avviene attraverso altri canali, molto più rapidi e con meno filtri “sociali”. Ciò però non ha per nulla modificato alcuni fondamentali meccanismi psicologici che governano il comportamento delle persone all’interno dei contesti gruppali.

E proprio come il contagio di una malattia anche le emozioni possono essere contagiate fino a determinare in maniera significativa un comportamento o una idea, da un individuo ad un altro. Il contagio emotivo e mentale avviene in situazioni particolari, che vedono una persona completamente presa dal gruppo di appartenenza. La persona in oggetto sarà completamente suggestionabile.

La suggestionabilità determina un altro carattere: il contagio mentale. Questi va ricollegato a fattori ipnotici i quali fanno in modo che ogni sentimento possa essere contagioso e derivi dall’azione reciproca che i vari soggetti esercitano l’uno sull’altro.

Photo by Denise Duplinski on Pexels.com

Ciò che caratterizza quindi le persone che entrano a far parte di gruppi molto numerosi (folla) anche sui social è la straordinaria influenzabilità e credulità. Freud analizzando il fenomeno dei primi raduni di folle numerose che stavano imperversando in Europa nei primi anni trenta del novecento disse che la “folla” “pensa per immagini che si richiamano le une alle altre per associazione, come negli stati in cui l’individuo dà libero corso alla propria immaginazione, senza che una istanza razionale intervenga […]” (Freud)

Una delle caratteristiche più preoccupanti di questi gruppi, individuate già da LeBon e da Freud è che le singole persone insieme giungono subito agli estremi e una semplice antipatia potrebbe diventare un odio feroce. Avviene una sorta di regressione e infatti quella che si osserva in queste persone è la stessa esagerazione e facilità di giungere agli estremi che si trova nella vita psichica dei bambini e nei sogni, dove una piccola riprovazione verso una persona può portare all’impulso di commettere un omicidio (nel sogno).

Insomma un po’ quello che oggi osserviamo sulle varie bacheche e post sui vari social. La diffusione rapida o irrazionale di emozioni (odio, paura..) e di comportamenti (false informazioni, violenze, offese, razzismo, idee bizzarre e comportamenti pericolosi); una escalation di “eccitamento collettivo” esasperato e incontrollabile.

“L’individuo si trova posto in condizioni che gli consentono di sbarazzarsi delle rimozioni dei propri moti pulsionali inconsci. […] Non abbiamo difficoltà a spiegarci il fatto che, in tali circostanze, la coscienza morale o il senso di responsabilità vengono meno”

Sigmund Freud – “Psicologia collettiva e analisi dell’Io” (1921)

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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Che cosa lega un insieme di persone.

Una riflessione “teorica”, alla luce dei recenti sviluppi politici…

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Fonte immagine “Google”.

Che cos’è la massa.

In Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921) Freud sostiene l’importanza di muovere dal lavoro di Le Bon per comprendere cosa sia, e come agisca la massa.

Secondo Le Bon “la massa psicologica è una creatura provvisoria, composta di elementi eterogenei saldati assieme per un istante”;

si tratta pertanto di individui che per il solo stare insieme in un dato momento, acquisiscono un’anima collettiva. Al lettore potrebbe presentarsi a questo punto una domanda (che per quanto semplice, sarà tutt’altro che scontata) ovvero come sia possibile che un individuo subisca gli influssi di una massa (e di un capo) e decida (annullando se stesso) di rispondere a ciò che la massa stessa gli chiede.

Le Bonn ritiene che:

  • l’individuo quando si trova in una massa, acquisisce per un mero discorso numerico (quanti più siamo, più forti diventiamo) un sentimento di potenza invincibile; ciò gli permette di cedere a istinti che se fosse rimasto solo, avrebbe invece tenuto a freno:

    “vi cederà tanto più volentieri in quanto – la massa essendo anonima e irresponsabile – il senso di responsabilità, che raffrena sempre gli individui, scompare del tutto”[1]

    [1] Freud, “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, 1921, ne “I Grandi Pensatori”, Seconda ristampa giugno 2015, Ed Bollati Boringhieri, Torino 2015; cit., Le Bon, 1895, “Psicologia delle folle”, p.56.

     

     

    Il risultato sarà quindi la riduzione del senso di responsabilità e del corretto rapporto con la realtà.

  • Un altro meccanismo alla base del funzionamento delle masse è il contagio mentale con cui ogni sentimento, azione o atto, diviene contagioso tanto che l’individuo sacrifica i propri interessi per perseguire uno scopo collettivo.
  • Un terzo meccanismo è quello della suggestionabilità (di cui il contagio mentale è l’effetto) che conduce ad un annullamento della volontà personale; ne deriva che l’individuo non è più consapevole di quel che fa e

“in lui, come nell’ipnotizzato, talune facoltà possono essere spinte a un grado di estrema esaltazione mentre altre sono distrutte. L’influenza di una suggestione lo indurrà con irresistibile impeto a compiere certi atti[1]

La massa è pertanto influenzabile, credula e i suoi sentimenti sono semplicissimi e molto esagerati (Le Bon, 1875).

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Eugène Delacroix, “La libertà che guida il popolo“. Fonte immagine wikipedia

Ritengo interessante proporre questo richiamo teorico visto che stiamo assistendo ancora una volta nella storia, all’ascesa di un certo tipo di movimenti politici. Tali movimenti – che come Le Bon sosteneva – (…)..” è un gregge docile che non può vivere senza un padrone”, hanno bisogno di un capo, che deve corrispondere alle aspettative della massa stessa: deve pertanto avere determinate doti personali.

Il capo deve:

  • suscitare un’adesione nella massa credendo in prima persona in un’idea che deve essere potente al punto tale, da creare una accettazione volontaria nella massa stessa.
  • abilità nel comunicare una vision,un ideale futuro basato su valori condivisi dal gruppo.
  • abilità di implementare la vision, chiarendo di continuo gli obiettivi e offrendosi come modello.
  • stile comunicativo carismatico basato su un continuo contatto oculare diretto, espressioni facciali molto marcate, linguaggio non verbale e competenze verbali, così come la possibilità di risultare estremamente simpatico.

 

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Chaplin “Il grande dittatore”. Fonte immagine Google.

 

Dott.ssa Giusy Di Maio

 

[1] Ibidem, p.169.