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Limiti e libertà: genitori e figli.

“Un bambino che venga tenuto sempre per mano e perciò non abbia la possibilità di percorrere la sua strada, perderà col tempo la voglia di far scoperte.”

A. Miller

Un ambiente iperprotettivo può costituire un vera e propria minaccia per la curiosità, le abilità e la vitalità del bambino. La capacità di crescere e l’autostima del bambino verranno, col tempo, gravemente compromesse.

Robertino e la madre iperprotettiva

La Miller diceva che, quando quel bambino crescerà, sarà così riconoscente ai suoi genitori (per quelle attenzioni e quelle preoccupazioni) che rinuncerà molto facilmente a compiere “passi in avanti” per crescere proprio per non dare un dispiacere loro.

Questi bambini sono piuttosto fragili emotivamente e incapaci di tollerare le frustrazioni, anche quelle apparentemente più banali.

Quando però l’impulso di quel bambino ad esprimere se stesso sarà troppo impellente, manifesterà probabilmente disturbi psichici oppure, con coraggio, porterà un “dispiacere” ai genitori e deciderà di crescere.

I genitori quando sono troppo “preoccupati” e quindi troppo ipercontrollanti dovrebbero potersi chiedere: “sto proteggendo il mio bambino o me in questo momento?”. Questa domanda può portare ad una consapevolezza diversa al genitore e quindi fargli comprendere se quella preoccupazione può derivare dal suo bisogno di sentirsi assicurato dal sentirsi un buon genitore.

Uno Spezzone di “Ricomincio da Tre” di Massimo Troisi è una scena molto famosa ed esilarante, ma decisamente vicina alla realtà di relazioni dannose (genitore – figlio).

L’avere dei limiti significa avere delle risorse cognitive ed emotive “contenitive”, non significa avere degli impedimenti e delle imposizioni come succede nel video. La mamma di Robertino, ad esempio, è iperprotettiva e ha imposto chiaramente dei limiti eccessivi al figlio per proteggerlo dai pericoli del mondo esterno. Ciò ha reso Robertino “monco” emotivamente, dipendente dalla madre e incapace di svincolarsi, nonostante ne abbia necessità e voglia di farlo (al minuto 3:00 Robertino chiede a Gaetano [Massimo Troisi] “come si capisce questo limite?”). I limiti devono considerarsi come “contenitori mentali” che vengono supportati e garantiti dai genitori. Il dolore, l’angoscia, l’ansia, la paura, possono essere più tollerabili se ci sono contenitori che li delimitano. Se questi contenitori che delimitano e “contengono” le esperienze e le emozioni negative non sono stati supportati dai genitori possono essere vissuti come travolgenti, senza limiti e decisamente angoscianti dai bambini.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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