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Sul Vaccino e sulla Psicologia…

“Il modo in cui un leader gestisce il processo di rispecchiamento riflette il suo grado di maturità. La prova decisiva consiste nella sua capacità di mantenersi aderente alla realtà e di vedere le cose come realmente sono nonostante le pressioni di chi intorno a lui vorrebbe coinvolgerlo in un rispecchiamento distorto. Nei momenti di crisi, data la potenziale tendenza dell’essere umano al comportamento regressivo, anche individui con una notevole capacità di verifica della realtà possono lasciarsi indurre a vedere riflessa nello specchio un’ immagine non corrispondente alla realtà.”

Manfred F.R. Kets de Vries

Erich Fromm ha studiato una particolare forma comportamentale caratteristica della vita moderna. Esistono “persone orientate al mercato” che secondo Fromm hanno un incerto senso di identità e sono molto superficiali e mutevoli. Le persone orientate al mercato hanno una identità così mutevole che ci appare come la somma dei ruoli che ci si aspetta di vederli interpretare. Fromm esemplifica il tutto dicendo: “Premessa dell’orientamento mercantile è il vuoto, la mancanza di qualsiasi qualità specifica che potrebbe non essere soggetta a imitare, dato che qualsiasi tratto stabile del carattere potrebbe entrare un giorno in conflitto con le esigenze di mercato“.

Il nostro paese non ha scelto di avere un presidente del consiglio (le lettere minuscole sono volute) per evidente incapacità di governare.

Il nostro paese è molto bravo a mettere le pezze per “apparare” i disastri che genera con scelte sbagliate. Ma le pezze che “apparano” hanno una qualità molto speciale: a prima vista appaiono belle e resistenti e creano una sensazione di conforto incredibilmente appagante, però durano poco e pian piano tutto torna ad essere come prima.

Il nostro paese ha un’altra caratteristica quella di saper come confondere la gente.

Io credo che l’uscita molto infelice del presidente del consiglio sui vaccini inoculati a quei furbacchioni (ladri di vaccini) degli Psicologi sia una cosa pensata, una mossa ben architettata.

La Legge (che ha fatto lui con il suo governo) dice che gli psicologi in quanto operatori sanitari non hanno saltato alcuna fila. Il suo governo con un Decreto ha sancito di fatto l’obbligo del vaccino agli psicologi insieme agli altri operatori sanitari. Per coloro che non si vaccinano, è prevista la sospensione dall’attività professionale e la sospensione dall’Albo professionale.

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Quindi, a meno che il presidente del consiglio non abbia qualche problema di natura neurologica che possa aver creato problemi di memoria (non credo), oppure abbia qualche scazzo con la categoria (non credo perché all’insediamento parlò anche di disagio psichico e Covid) allora c’è dell’altro. Mi vien da supporre che la sua potrebbe essere stata un uscita ad arte, per deviare l’attenzione dal problema reale del piano vaccini, che sta fallendo miseramente, a causa dei ritardi ed errori palesi nel reperimento dei vaccini, nella comunicazione e nell’organizzazione. Infatti sono nate polemiche, invidie, accuse e guerre tra “poveri”, che alimentate dall’amplificazione dei media concorrono alla tecnica del : “facciamo partire la polemica, se la prenderanno con quella categoria. Nel frattempo prendiamo altro tempo e forse dimenticheranno che la colpa è nostra se non sono stati ancora vaccinati tutti gli anziani e le categorie a rischio (che inizialmente avevamo dimenticato di inserire tra le priorità)

Abbiamo un leader, molto ricco, molto influente, molto potente, molto intelligente, molto preparato, con molte conoscenze. Nonostante tutte queste superbe qualità sembra poco aderente alla realtà italiana. Deduco che la sua posizione privilegiata gli abbia creato qualche problema di miopia.

Noi Psicologi (la maggior parte) non lavoriamo solo on-line (forse il presidente non lo sa).

Parlo di me per rendere l’idea.

Io sono stato all’inizio della pandemia, a partire da marzo scorso, proiettato in prima linea a gestire una situazione psicologica complicatissima. Mi sono ritrovato a dover far comprendere a diverse decine di ragazzi immigrati, ospiti di centri d’accoglienza speciali, che non potevano uscire e che dovevano rispettare delle regole sanitarie rigidissime di punto in bianco. Per circa due mesi e mezzo ho dovuto sostenere psicologicamente, la paura, la rabbia, la noia, la depressione, il ritorno di vissuti traumatici (legati alle detenzioni e alle violenze libiche) della maggior parte di quei ragazzi che avevano cominciato a costruire qualcosa e che all’improvviso si è dissolta. Rischiavo, senza il vaccino, di portare all’interno dei centri d’accoglienza, il virus. Fortunatamente i ragazzi sono stati molto attenti, hanno rispettato le regole e non ci sono stati casi.

Mi sono ritrovato ad accogliere e supportare l’impotenza e il malessere psichico di pazienti che stavano crollando pian piano. Il governo non ci supportava, ma voleva solo che “tenessimo a bada” la gente e quel malessere che cresceva, chiedendoci di aiutare il sistema sanitario a contenere il panico (a gratis ovviamente).

I miei pazienti tornati a studio e in associazione, da metà maggio 2020, avevano bisogno della “presenza umana”. Io ho garantito loro questa necessità. I miei pazienti sono anziani di quasi 80 anni, persone con disabilità, persone con problemi fisici (i cosiddetti fragili “a rischio”, con ictus, problemi cardiaci, diabete, obesità…) , bambini, adolescenti..

Quando mi hanno chiamato per il mio vaccino obbligatorio, non potevo aver scelta, come tutti gli operatori sanitari, dovevo prima di tutto salvaguardare i miei pazienti e le loro fragilità. I miei pazienti, sanno del mio vaccino, non mi hanno mai detto “perché l’ha fatto prima lei, in fondo non rischia nulla”; mi hanno semplicemente chiesto “Ah.. dottò allora ci consiglia di farlo? è sicuro? Sapete con tutte queste notizie, non ci stanno facendo capire niente, abbiamo solo paura”.

Dott. Gennaro Rinaldi

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La memoria e l’indifferenza

In questo mio post di ottobre 2020 parlo di memoria e indifferenza. Brevi considerazioni sul periodo che stiamo vivendo.. Buona lettura..

ilpensierononlineare

La società contemporanea soffre di un male: l’indifferenza.

Indifferenza alla memoria, alla storia, agli eventi e alle loro conseguenze.

L’uomo contemporaneo nonostante l’expertise di secoli e di svariati eventi continua sistematicamente a persistere negli stessi errori a distanza di tempo.

La sua bramosia di potere politico ed economico spinta da un pizzico di eccessiva presunzione, mette a riposo la memoria di un recente passato ricadendo inevitabilmente nel vorticoso labirinto di un errore, dal quale non sarà facile uscirne.

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<< La maggior parte dei giovani alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente permanente >> (Hosbsawm).

Questo potrebbe essere l’errore reale della nostra società?

I giovani perdono interesse nella memoria storica perché stanchi di una realtà già vissuta, già vista, già studiata, che non appartiene più al loro mondo impregnato fin troppo nel benessere e nella velocità.

Un mondo a parte, un’…

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IL TEMPO DELL’INCERTEZZA

Il tempo è il protagonista nel bene o nel male della nostra esistenza, ma come facciamo a riferirci ad esso come a qualcosa di reale?

L’unica cosa ad essere reale è la nostra idea di tempo, perché il tempo non è altro che una concettualizzazione mentale di un qualcosa di astratto. È l’idea sostantivata che designa l’alternarsi regolare del giorno e della notte dovuto alla rotazione della terra sul proprio asse; un modo per definire quel fenomeno dell’invecchiamento che è di tutta la materia vivente e non; è un tentativo patetico dell’uomo di dare un senso e una regola a tutto ciò che pensa di conoscere.

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In virtù di tale definizione, mi sembra abbastanza evidente che la nostra paura di qualcosa di intangibile di cui conosciamo nulla o che ci illudiamo di conoscere almeno in parte e in qualche modo di controllare, è lecita. Anche e in particolar modo quando la nostra capacità e libertà di scelta nel presente ci viene preclusa da vincoli che possono essere di natura soggettiva o ambientale. In tal modo la nostra già sbiadita immagine del nostro presunto futuro svanisce, allora tutte le nostre convinzioni scandite da obbiettivi e previsioni cadono inesorabilmente, quindi abbiamo paura.

Questa paura deriva dal fatto che la stessa natura umana è portata a vivere disseminando per strada continui appoggi che si basano sulla nostra capacità predittiva, che a sua volta deriva dalla nostra esperienza; venuti a mancare tali appoggi che derivano quindi da una mancata attività esperienziale in quel campo, senza rendercene conto cadiamo nel baratro delle incertezze e quindi nel terrore verso l’avvenire.

L’uomo ha bisogno di certezze perché spesso senza di esse sopraggiunge l’ansia che prelude all’incertezza e allo sconosciuto. Se queste certezze non si possono avere spesso ci rivolgiamo alla fede o in qualunque cosa possa dare un senso al non senso.

Passato, presente e futuro nel bene e nel male sono persistenti nella nostra vita, sono caratterizzanti e significativi rispetto al nostro vissuto con il susseguirsi di problemi, opportunità e soluzioni.

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Ad esempio, un problema che caratterizza il futuro, nell’epoca che viviamo, risulta essere abbastanza comune nella generazione dei giovani molto sensibile alla attuale instabilità del sistema sociale, economico e sanitario mondiale.

https://ilpensierononlineare.com/2019/09/26/leta-in-divenire-ladolescenza-come-terra-di-mezzo-tra-linfanzia-e-la-vita-adulta/

La sorta di insicurezza nella quale ci troviamo a vivere può creare nevrosi collettive e individuali, che alimentano timori e paranoie nei singoli e nei gruppi che nel peggiore dei casi possono sfociare in estremismi verbali e comportamentali più o meno gravi che a volte condizionano moltissime persone e popoli interi.

Il problema del passato invece può avere un peso specifico più determinante. Ad esempio, un rifiuto e una negazione di esso, nella visione psicologica e psicoanalitica, potrebbe derivare da traumi più o meno gravi. Per trauma intendo inquadrare tutta una serie di situazioni che possono aver inciso in modo distruttivo sulle certezze, sulla morale, sull’esperienza e sulla coscienza dell’individuo inteso, ovviamente, nel suo contesto ambientale ed esperienziale. Il rifiuto del passato è sintomo di una carenza, di una mancanza che genera una falla in un sistema chiaramente precario.

Le nostre certezze riguardo il tempo si rivolgono unicamente al passato, in quanto tangibile e osservabile nell’ immenso scorrere dei fotogrammi dei nostri ricordi; il futuro non esiste in quanto esso è continuamente soggiogato dal presente che è l’attimo irrisorio che esiste e poi muore cedendo all’ incombenza del passato.

Enzo Avitabile feat Pino Daniele “E’ ancora tiempo” – Album “Black Tarantella”

“Finisce bene ciò che comincia male”

Dott. Gennaro Rinaldi