
Ogni anno presso il Consultorio dell’Asl ci sono all’incirca tre casi di interruzione volontaria di gravidanza. Non sono pochi, tre casi di giovanissime adolescenti che decidono di procedere con un percorso psicoterapeutico che le porterà alla rinuncia della gravidanza tenendo conto che, per la maggiore queste non ancora donne, decidono -spinte di solito dalla famiglia o da precetti religiosi- di diventare “madri-sorelle”.
Il punto del post non è parlare dell’interruzione della gravidanza ma provare a fare una riflessione su temi legati alla sfera della sessualità e all’adolescenza, una questione che sembra ancora di difficile trattazione spinti ancora da tabù e pregiudizi di vecchia data..
Sappiamo ormai che l’adolescenza è definibile come quel momento della vita caratterizzato da profondi cambiamenti sia della sfera corporea che emotiva. L’adolescente non è ancora un adulto ma non è più un bambino, è in sostanza un “adulto in divenire” che scopre, sotto la spinta delle “nuove” pulsioni sessuali tutta una serie di bisogni e desideri che riguardano la sfera del sessuale. Un grande punto della vita dell’adolescente, dal punto di vista psicologico, è il processo di separazione dagli oggetti genitoriali primari; separazione che avrà come scopo la messa a punto della propria identità.
Cahn (1998) parlando del tema della costruzione dell’identità nell’adolescente, riferendo a winnicott, parla del processo di soggettivazione. Si intende con ciò un lavoro trasformativo che avviene nella mente fin dalle prime fasi della vita, nell’interazione con la figura materna, attribuendo significati al proprio funzionamento e alle rappresentazioni riguardanti il sé. Questo processo (che implica il poter accedere alla posizione di soggetto), diventa molto importante durante l’adolescenza quando si è, in sostanza, più esposti a crisi identitarie durante il processo che dovrebbe terminare con l’acquisizione del proprio personale modo di essere.
All’interno di questa tempesta emotiva in cui i ragazzi non si sentono bambini, sanno di non poter fare “cose da adulto” e lottano contro i movimenti che li vorrebbero ancora fra le braccia di mamma e papà e dall’altro lato liberi di poter sperimentare e sperimentarsi, si insinua il sesso.
Sesso: una parola sporca.
Durante i diversi progetti tenuti nelle scuole e i casi clinici osservati in studio, è emersa una certa difficoltà a parlare di sesso non da parte degli adolescenti, ma da parte dei genitori o delle figure adulte di riferimento dei ragazzi (ad esempio gli insegnanti). Al momento è possibile constatare ancora una forte chiusura da parte degli adulti convinti che certi argomenti siano scottanti e che se “teniamo i ragazzi lontani da certi temi, allora loro non possono fare stupidaggini” (queste le parole di una signora durante un colloquio).
La questione diventa complessa, specie se restiamo convinti del fatto che lasciando i giovani da soli, preda delle spinte e della pulsione sessuale ingestibile, questi siano capaci cominciando all’incirca dai 12/13 anni, di capire come veicolare queste spinte pulsionali; così facendo si ottiene invece l’effetto opposto ovvero la rincorsa verso tutto ciò che può far comprendere cosa sia il sesso, correndo – al contempo- anche verso tutti quei pericoli ad esso correlati (malattie sessuali, gravidanze indesiderate, relazioni abusanti e così via).
I ragazzi sanno spesso stupirci in positivo (e non in negativo come invece sanno fare gli adulti) e se precocemente educati, possono dare esempio di grande intelligenza (se sono maleducati, se non rispettano certe regole, se si danno a relazioni facili, se non usano le precauzioni) è perché qualcuno ha peccato di superficialità durante l’educazione, dimenticando di fornire loro un adeguato supporto e esempio.
Parlare di metodi contraccettivi, preservativo soprattutto, di masturbazione; dare il proprio nome alle cose come ad esempio “ciclo mestruale”, rende il tutto meno pesante, sconosciuto e pericoloso.. inoltre dal punto di vista psicologico dare un nome alle cose aiuta a comprenderle perché ne fornisce una prima descrizione e aiuta a ordinare i pensieri.
Una ragazzina una volta chiese perché il giorno del menarca le furono fatti gli auguri mentre nessuno le spiegava cosa stesse succedendo al suo corpo; un corpo che stava cambiando ogni giorno e di cui non capiva le domande..
Ci si educa al sesso perchè delegare non sempre aiuta. Un padre una volta disse che il figlio avrebbe capito tutto da solo “poi parliamoci chiaro Dottoressa.. oggi c’è internet.. là sopra si trova tutto.. capirà da solo come sono fatte le donne e come le deve prendere”.
Certo.. peccato che lasciare un ragazzino di 14 anni con la sola pornografia tra le mani, non lo aiuti a comprendere cosa sia una relazione affettiva sana, cosa sia una donna e come ci si approcci a una donna.. (fermo restando che il ragazzo potrà, volendo, utilizzare il contenuto che vorrà per altri scopi).
Questo post è stato un modo per poter cominciare a parlare di sessualità, tema che sarà pian piano allargato alle diverse fasi del ciclo di vita; una vita (quella sessuale) che non comincia in realtà con la pubertà, ma molto.. molto prima.
(Vi consiglio alcuni testi classici; il primo concerne la sessualità e le donne, non si tratta di un libro indirizzato nello specifico alle donne ma è una bellissima trattazione sul mondo femminile e le perversioni. L’altro è il classico Freud e i saggi sulla teoria sessuale).
Grazie per la lettura.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.