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Delirio e idee deliranti

“C’è un granello di verità che si nasconde in ogni delirio“

S. Freud

Possiamo definire il Delirio come un’idea errata, ma alla quale una persona aderisce in maniera piuttosto convincente. Il contenuto delle idee delirante è spesso palesemente assurdo per gli altri.

Le idee deliranti spesso sono un tentativo estremo di dare una spiegazione razionale a situazioni e fenomeni percepiti come incomprensibili

Buona visione!

Delirio e idee deliranti – ilpensierononlineare – Youtube Channel


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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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La Sindrome di Cotard ( o “sindrome del cadavere che cammina”)

“Suggerirei il nome “deliri nichilistici” (delirio di negazione) per descrivere la condizione dei pazienti cui faceva riferimento Griesinger, in cui la tendenza alla negazione era spinta al suo grado estremo. Se si chiedesse loro il nome o l’età, essi non avrebbero né l’uno né l’altro – sono forse mai nati?

Non erano nati. Chi era il loro padre o la loro madre? Essi non hanno né madre né padre, moglie o figli. Hanno mal di testa o dolore allo stomaco o in qualsiasi altra parte del corpo? Non hanno testa né stomaco e qualcuno addirittura non ha corpo.

Se gli si mostra un oggetto, una rosa o un altro fiore essi rispondono ” questa non è una rosa, non è per niente un fiore”.

In alcuni casi la negazione è totale. Nulla esiste più, neppure loro stessi”

Jules Cotard (1882)

Questa condizione è tipica della depressione psicotica e quelli che Cotard descrive come deliri nichilistici sono spesso bizzarri, drammatici e grandiosi. Il mondo per queste persone è come se fosse scomparso, morto, spento, privo di vitalità.

Più sono preminenti i deliri nichilistici più la forma di depressione è grave.

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La sintomatologia legata alla Sindrome di Cotard può probabilmente essere spiegata a livello neurologico, da una disconnessione tra le aree del cervello legate alle aree sensoriali e il sistema limbico (area del cervello in cui vengono elaborate le emozioni e la memoria).

L’impossibilità di provare emozioni e di “sentire” nel modo giusto le sensazioni provenienti dalle varie aree sensoriali del corpo, porta alla delirante convinzione che tutto intorno a sé è morto, privo di vita e tutto ciò che è dentro (organi, sangue e parti del corpo) inesistente. La persona affetta da Sindrome di Cotard si sente come fosse morta, si sente letteralmente marcire, svuotata di tutto e privata del resto. Un genitore, ad esempio, può addirittura pensare e riferire che suo figlio sia privo di vita, nonostante sia presente nella stanza del colloquio.

La Sindrome di Cotard è una patologia abbastanza rara ed è anche conosciuta come “Sindrome dell’uomo morto” o “Sindrome del cadavere che cammina“.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Il senso di un Delirio – deliri e idee deliranti – PODCAST

La nostra prossima tappa ci porterà ancora una volta nei meandri più oscuri e sconosciuti della nostra mente e ci aiuterà a guardare più da vicino il senso di un delirio..
Buon Ascolto

Il senso di un Delirio – deliri e idee deliranti – PODCAST

“Il paranoide ricostruisce il mondo, non più splendido in verità, ma almeno tale da poter di nuovo vivere in esso. Lo ricostruisce col lavoro del suo delirio. La formazione delirante che noi consideriamo il prodotto della malattia costituisce in verità il tentativo di guarigione, la ricostruzione”.

Sigmund Freud

Il senso di un Delirio – delirio e idee deliranti.. – Spotify

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

La Sindrome di Capgras

In questa sindrome una persona è convinta che un impostore abbia preso il posto di qualcuno a lui familiare. La Sindrome di Capgras fu descritta per la prima volta nel 1923 da uno psichiatra francese, Joseph Capgras che la definì comeillusion des sosies” (l’illusione dei sosia ), anche se non è propriamente un illusione, perchè la percezione sensoriale dei pazienti affetti è intatta.

Enoch e Trethowan la definiscono come una sindrome “rara e colorita nella quale il soggetto ritiene che una persona solitamente a lui familiare, sia stata rimpiazzata da una copia esatta.”

Questo “errore” di identificazione risulta essere di natura delirante e in genere coinvolge una persona con la quale il soggetto ha forti legami emotivi e nei confronti della quale diventano molto riconoscibili elementi di ambivalenza, al momento dell’esordio dei primi sintomi.

La cosa interessante è che questa sindrome sia stata riconosciuta ed è presente in tutte le culture. ciò che cambia è il contenuto caratterizzante il delirio.

“..un paziente era convinto che sua madre fosse stata rimpiazzata da una copia proveniente da un mondo parallelo e ciò spiegava gli orribili accadimenti delle ultime settimane.”

Introduzione alla Psicopatologia Descrittiva – Andrew Sims

La maggior parte dei pazienti che soffrono di questa sindrome presentano sintomi legati alla schizofrenia e non presentano allucinazioni, ma denotano invece che, il falso riconoscimento per quella determinata persona, sia legato ad un cambiamento dei sentimenti del paziente per la “vittima” dei suoi deliri. La relazione affettiva nei confronti della “vittima” di natura ambivalente era presente già prima dello sviluppo della Sindrome di Capgras.

“Una paziente chiede del proprio marito: ” Chi è quel signore che ogni sera conduce i miei familiari a farmi visita? è un impostore: sta a casa ad aprire tutte le lettere di mio marito. In ogni modo, almeno paga i conti di casa… In effetti, è vero che assomiglia a mio marito assai da vicino, non fosse che è un po’ più grasso di lui…”

Andrew Sims

Quindi non vi è una falsa percezione, ma una percezione delirante, tant’è che la paziente ammette che la replica assomiglia esattamente all’originale.

Questa sindrome in genere può essere diagnosticata nei pazienti schizofrenici, nei pazienti con disturbi dell’umore, nei pazienti con diagnosi di demenza o con danni cerebrali. Inoltre è stato riscontrato una maggiore prevalenza del disturbo nelle donne che negli uomini.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Scrittura folle, Psicoanalisi e Vivaldi.

Louis Wolfson è uno scrittore statunitense di lingua francese. Nato nel 1931 ebbe una diagnosi di schizofrenia e fu sottoposto a ripetuti ricoveri e interminabili elettroshock, per volere della madre.

Louis è un ebreo americano che mal sopporta la propria lingua “idioma inglese” ; il ragazzo giunge ad esprimere il rifiuto per la propria madre attraverso il rifiuto della lingua materna e di tutta l’impalcatura lessicale utilizzata a chi gli è intorno.

Wolfson rifiuta di subire l’abuso dell’intrusione delle parole data dalla lingua materna, l’inglese, e si difende da questa intrusione tappandosi le orecchie, distraendosi o camminando per strada a New York ascoltando delle cuffiette collegate ad un magnetofono.

Louis studia le lingue straniere: tedesco, ebraico, russo, sognando di instaurare una sorta di comunicazione con la madre che in quanto ebrea della Bielorussia, parlava fin da bambina il russo.

Il passo interessante che il Nostro compie, è studiare il francese da autodidatta. Nel francese Louis sperimenta l’Altro; Loius è un Altro. Louis è e diventa “lo studente di lingue schizofrenico”.

Le Schizo et les langues è un libro in francese (il francese di Wolfson), scritto con una ortografia riformulata in cui il nostro studente di lingue compie un procedimento sulle parole. Louis crea neologismi, riformula i termini, unisce quasi bulimicamente tutte le lingue che conosce, smonta e rimonta le parole per allontanarsi dalla lingua materna.

L’udito è un senso che non ha possibilità di essere chiuso verso ciò che non è voluto, spiacevole, doloroso. Quello che viene vissuto e arriva prepotentemente e violentemente come un frammento sonoro che induce dispiacere (voce, rumore suono o silenzio),sarà interpretato come effetto sonoro di un desiderio negativo.

La Aulagnier riprendendo l’insegnamento di Lacan pone pertanto l’accento al ruolo della voce nei deliri di persecuzione e nella schizofrenia.

Di fronte a un suono, a una voce che è originariamente associata a una sofferenza, non vi è via di fuga. La psicosi mostra infatti spesso, come il suono produce una percezione da cui non ci si può difendere, aprendo nel corpo un varco che non si può chiudere.

Un varco in cui transita senza sosta la voce dell’Altro.

La voce da cui Wolfson voleva difendersi.

Stasera Vivaldi e la sua Follia ci accompagnano. Credo che questo pezzo sia un chiaro esempio in cui “mai il significante fu più significato”, come dico.

Almeno per me; almeno per le mie vicende di vita.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.