“Non sono mai “io” che decido il “mio” desiderio, ma è il desiderio che decide di me, che mi ustiona, mi sconvolge, mi rapisce, mi entusiasma, mi inquieta, mi anima, mi strazia, mi potenzia, mi porta via.”
Massimo Recalcati
Quante volte abbiamo dovuto rinunciare ad un desiderio barattando un po’ della nostra possibilità di raggiungerlo per un po’ di sicurezza?
Quante volte abbiamo ceduto al desiderio e ci siamo fatti rapire dalla “Passione” che ci spingeva a soddisfarlo?
“I fantasmi sono stati creati quando il primo uomo si è svegliato nella notte”
James Matthew Barrie
Quando in Psicologia ed in particolare in Psicoanalisi parliamo di Fantasmi si fa riferimento ad un prodotto illusorio della mente che si contrappone alla realtà-
S. Freud, in particolare, oppone al mondo interiore (inconscio) che tende a soddisfare i propri desideri per via illusoria (fantasma), un mondo esterno, che impone al soggetto il continuo confronto con il “principio di realtà”.
Il fantasma è quindi la messa in scena del “desiderio”, ma è anche luogo di operazioni difensive della psiche, che possono assumere le forme della conversione nell’opposto, del diniego e della proiezione.
I fantasmi possono essere consci, come accade nei “sogni ad occhi aperti”, o inconsci dove il riferimento è al “nucleo originario” dei sogni, dei sintomi e dell’agire, che la cura psicoanalitica deve enucleare.
Freud era convinto che tutta la vita di una persona, comprese quelle attività apparentemente lontane dall’attività immaginativa, fosse in qualche modo sempre legata e quindi “governata” dall’attività fantasmatica inconscia.
Freud inoltre legava la vita fantasmatica di una persona ai fantasmi originari, che hanno per sfondo la vita intrauterina, la “scena primaria”, la “castrazione” e la “seduzione”. Queste, rappresentavano per Freud un patrimonio fantasmatico filogenetico fondamentale.
Secondo Freud non solo il sogno, appare come la migliore preparazione per lo studio delle nevrosi, esso è anche un sintomo che ha il vantaggio di essere presente in tutte le persone sane. Esso diventa in tal senso oggetto di indagine psicoanalitica, interpretarlo significa trovare un senso nascosto.
L’unico prezioso contributo della scienza esatta, alla conoscenza del sogno, si riferisce all’influenza che sul contenuto del sogno hanno gli stimoli somatici attivi durante il sogno.
Il sogno costituisce la vita della psiche durante il sonno, ha alcune somiglianze con la veglia, ma se ne discosta per grandi differenze. È uno stato nel quale si ritira l’intero interesse dal mondo esterno, evitando i suoi stimoli. A livello biologico il sonno funge da ristoro. È come il ritirarsi ogni notte in uno stato prenatale, simile alla vita intrauterina.
Freud da anche una indicazione sull’attività onirica dei bambini piccoli, che a suo parere non è ancora condizionata da quell’attività psichica complessa presente negli adulti.
Secondo Freud, i sogni infantili, sono infatti sogni senza deformazioni, coerenti, chiari, brevi e facili da comprendere. Ovviamente si fa riferimento ai bambini compresi tra l’inizio dell’attività psichica osservabile fino ai quattro cinque anni, dopo quest’età i sogni hanno già tutti i caratteri dei sogni degli adulti.
C’è comunque una influenza della vita psichica diurna sul sogno dell’infante, è bene quindi conoscere informazioni sulla vita del bambino. Il sogno del bambino piccolo risulta essere una conseguenza di una esperienza diurna che ha lasciato dietro di se un rammarico, un desiderio irrisolto; il sogno, in tal caso reca l’appagamento diretto, scoperto di questo desiderio.
Il desiderio irrisolto funge da perturbatore del sonno il quale reagisce con il sogno (lo si considera come custode del sonno). Suscitatore del sogno è il desiderio, contenuto del sogno è l’appagamento del desiderio. Il sogno rappresenta questo desiderio appagato in forma di esperienza allucinatoria. Ogni volta che un sogno ci appare pienamente comprensibile, esso si rivela essere un appagamento di un desiderio.
Probabilmente i sogni sono incorruttibili, ci raccontano la verità in storie bizzarre, ci parlano dei desideri con immagini paradossali, ci offrono ricordi con sensazioni reali. Per Freud erano la via principale verso l’inconscio, dove tutto è presente, ma ben celato alla coscienza.
“Ho sempre immaginato la mia famiglia come numerosa; tanti bambini che mi giravano intorno mentre io ero intenta a fare le faccende domestiche. Non ho problemi a dire che – nonostante mamma e papà mi hanno sempre permesso di studiare, e nonostante le capacità per poter andare all’università- per me, fare una famiglia era più importante.
L’idea di essere una super mamma divisa tra i bambini.. pannolini, pappe.. incontri a scuola, Dottorè a me piace.. quello che non sapevo è che l’idea non corrisponde a ciò che mio marito aveva in mente.
Da ragazzi.. durante il lungo fidanzamento lui evitava sempre l’argomento figli.. “eh.. po’ vediamo”, diceva.. poi i giorni so diventati mesi e i mesi anni.. e io sto qua.. tutta sola in casa dalla mattina alla sera vedendo le mie sorelle mamme soddisfatte e serene, i miei genitori che mi accusano di aver buttato al vento le mie possibilità e io che non mi sento donna perchè.. una che non è mamma, che donna è?”
Il colloquio in questione è avvenuto una mattina di quelle fredde e gelide; quelle mattine in cui l’inverno ti ricorda che esiste e il freddo sembra insinuarsi in ogni poro della tua pelle.. facendoti percepire la fragilità del tuo corpo perso com’è nell’intorpidimento generale.
Gaia (del nome della signora resta solo l’iniziale, per il resto di gaio ci sarà ben poco), racconta del suo matrimonio vuoto, con un partner che lavora nelle forze dell’ordine sempre rigido, chiuso e mai capace di dare un nome all’emozione provata. Racconta di esser stata fidanzata per tanti anni nella speranza di poter dar vita al “suo” progetto (dimenticando, come vedremo che la progettualità in una coppia non può mai essere univoca), ovvero avere cinque bambini.
Secondo Piera Aulagnier l’Io è legato ad una storia e a una preistoria, la storia di ciò che precede e anticipa la sua definizione e che ne fa qualcosa di più di un’istanza intrapsichica. La domanda pertanto diviene: cosa precede ogni singolo Io?
Richiamando a Freud, la risposta risiede nell’amore, i progetti e il desiderio dei genitori (qui il discorso si interseca con la teoria del narcisismo, complessificandosi).
La Aulagnier compie un passo in avanti andando ad evidenziare il ruolo svolto da tutti quegli investimenti libidici che precedono la venuta al mondo dell’infans. Secondo la Aulagnier infatti prima della venuta al mondo del bambino sarà importante tener conto della:
relazione di ciascun genitore con “l’idea” del figlio, ovvero la relazione del genitore con il figlio come oggetto (o non oggetto) di un desiderio
relazione data dalla natura dei reciproci investimenti (o mancati investimenti) libidici che ciascun membro della coppia genitoriale ha compiuto sull’altro.
Questa trama di investimenti inconsci determina una dinamica intersoggettiva che è ciò che precede sia la venuta al mondo dell’infans che la costituzione dell’insieme di funzioni che indichiamo proprio con il pronome Io.
Ciò che questo breve accenno teorico vuol sottolineare è come senza che vi sia stata una prima idea di bambino, il bambino stesso non può esserci. L’altro (che in questo caso è la coppia genitoriale) comporta l’unione di due individualità che non sono in realtà solo due; ciascun genitore porta infatti con sè un insieme di storie dette, sussurrate; storie nascoste o raccontate a metà; storie frammentate, ricordate o censurate; le storie di tutti i componenti della famiglia d’origine.
Queste storie che precedono la reale venuta al mondo del bambino, lo storicizzano e gli offrono uno spazi (desiderio) in cui l’Io può avvenire, consentendo l’arrivo del bambino stesso.
Quando Gaia ci dice che il marito durante gli anni di fidanzamento evitava il discorso, ci dice che lo spazio del desiderio era in realtà vuoto (per metà); ci dice che quello spazio era pieno di un desiderio univoco; ci dice che quello spazio comprendeva un altro non pronto ad accogliere un desiderio ed una eventuale nascita.
Gaia ha scoperto di essere incinta qualche mese dopo i primi incontri.
Il marito ha vissuto la notizia della gravidanza, come un tradimento; è stato in quel momento che Gaia ha capito che la genitorialità non si impone e che se una cosa non viene prima pensata e immaginata, se una cosa non viene prima mentalmente accolta, non può poi essere metabolizzata, integrata e vissuta.
Gaia si è resa conto che l’esser donna non passa attraverso la maternità e che un uomo non è necessariamente un padre; Gaia ha inoltre capito che un bambino, per essere sereno, non ha bisogno di due genitori imposti ma anche di uno solo che sia però padrone del proprio desiderio.
Attualmente Gaia ha ripreso gli studi universitari e vive la propria femminilità e maternità – da sola- con molta leggerezza e sicurezza. Ha lasciato il suo (ex) marito e procede per la sua strada sicura del fatto che se desidero, allora sono.
Stamattina guardando questa piccola agenda, un pensiero si è affacciato alla mente. Un anno intero racchiuso in una piccolissima agenda..
Quanto sembra piccolo un anno?
Quanto può essere piccolo il tempo?
La relazione Uomo/Tempo è sempre stata problematica, aprendo alla questione di chi dei due prenda il sopravvento o diriga i giochi: ” sono io uomo a definire te, tempo o sei tu tempo a scandire la mia esistenza?”.
La psicoanalisi ha considerato la questione della rinuncia una tappa fondamentale dello sviluppo della maturità psichica; rinuncia a lasciare qualcosa andare e ad accettare, di converso, che il tempo scorre, comportando – talvolta- l’abbandono di sogni tramutati poi in illusioni.
La vita giunge in soccorso facendo sperimentare noi alcuni eventi che sembrano collocarsi al di fuori, lungo i margini dei confini del tempo, ridefinendone permeabili confini che si muovono quasi come su una lavagna magnetica, lungo le linee del con e senza: scrivo, cancello “mi innamoro; le persone care muoiono; io invecchio..”.
La rinuncia però non basta; l’essere umano ha deciso di credere (non in maniera assoluta in quanto non tutti sposano la causa del credo), in una religione che postula l’esistenza di un “dopo” o in un leader carismatico che aiuti a vivere nella pesante realtà.
Nell’ambito della clinica, l’analista bioniano si approccia al setting “senza desiderio e senza memoria” attuando uno spazio oltre, isola del tempo; di converso colui che si approccia alla terapia dovrà attuare la rinuncia del tempo “non ho più controllo del passato e del futuro”.
Ciò che diviene necessario è lo spazio di illusione che porta a spingerci oltre la semplice rinuncia; uno spazio che diviene possibilità e speranza distanziata dalla realtà, atto di devozione e impegno da parte della coppia analitica.
Tutti abbiamo dei desideri.. e con la fine di questo brutto anno e l’inizio del nuovo, i desideri diventeranno tanti. Desiderare non costa nulla e fa bene alla mente.
Facciamo di tutto, lottiamo fino in fondo per far avverare i nostri desideri.
“Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno difronte a noi stessi”
Sigmund Freud
Giardini Reali – Reggia Vanvitelliana di Caserta – (immagine personale)