
La piromania indica un impulso patologico ad appiccare il fuoco. Secondo O. Fenichel il piromane è mosso da “intense esigenze sadiche che governano la vita sessuale, dove la forza distruttiva del fuoco simbolizza l’intensità del bisogno sessuale. I pazienti sono pieni di impulsi vendicativi, i quali devono la loro forma specifica alla fissazione uretrale”. (1945, p. 417).
Secondo Freud, il rapporto tra piromania e fissazione uretrale si basa sul fatto che il piromane è mosso dalla fantasia di spegnere il fuoco con il proprio getto di urina.
I piromani sono impotenti.
Strizzando l’occhio al DSM 5, vediamo che la piromania è inserita all’interno dei disturbi del controllo degli impulsi e della condotta. Si tratta pertanto di soggetti che hanno un bisogno irrefrenabile di appiccare intenzionalmente incendi perché provano piacere, gratificazione, sollievo, quando appiccano il fuoco, si assiste ai suoi effetti (distruttivi) e/o quando partecipano ai momenti che seguono l’atto devastante portato a termine.
Tali soggetti provano intensa tensione e eccitazione emotiva prima di procedere con l’atto e sono altamente affascinati da tutto ciò che ruota intorno al fuoco e sono, di solito, osservatori ovvero sono sempre presenti sulle scene che riguardano incendi che non hanno appiccato in prima persona ma che si godono, da spettatori.
Cosa sappiamo sul profilo del piromane?
I dati ci vengono forniti da studi condotti dall’FBI, dall’unità di analisi comportamentale che stila i profili psicologici/comportamentali.
(Non descriverò tutti i tipi di incendiari, ora, ma descriverò in linea generale il profilo del piromane tipo):
Possiamo affermare che sia l’incendio a creare il piromane, viste le intense e piacevoli sensazioni che la vista del fuoco è in grado di suscitare nella persona. Tali emozioni appagano enormemente il soggetto ed è per questo che aspira a viverle senza tenere in considerazione le conseguenze del proprio atto e la gravità del reato commesso. Il fatto che la persona non riesca a controllare questa eccitazione/gratificazione, rende la piromania una categoria psichiatrica.
Il piromane non vede/considera la gravità/distruttività dell’incendio che crea (morte, distruzione) ma considera/vede solo le parti positive, ovvero tensione appagata, sollievo e il fatto di essere il protagonista dell’atto “sono io che ho creato questo spettacolo!”
Ipotesi eziologiche.
Le ricerche mostrano la centralità dei fattori ambientali e sociali, così come fattori psicologici (es traumi), tuttavia le ricerche sono ancora in corso.
Ricerche mediche -ad esempio- hanno evidenziato come ci possa essere un collegamento con l’ipoglicemia o una diminuita concentrazione di 3-metossido-4idrossofenilglicolico e di acido 5-idrossoindoleacetico nel fluido spinale. Sono stati inoltre rilevati livelli di zuccheri nel sangue e anormalità nei livelli dei neurotrasmettitori, come la norepinefrina e la serotonina, che porterebbero a collegare la piromania a problemi del controllo degli impulsi.
La sensazione di benessere e piacere che il piromane prova prima, durante e dopo l’atto rendono il comportamento obbligatorio e ripetitivo “devo farlo”.
L’FBI riferisce che si tratta, in genere, di un maschio tra i 30 e i 40 anni che fa uso di alcolici o psicofarmaci; ha un basso livello intellettivo con una bassa scolarità; vive preferibilmente in campagna; ha tratti antisociali, ha manifestato fin dalla sua infanzia interesse patologico per il fuoco, incendiando di nascosto piccoli oggetti; durante il periodo adolescenziale ha manifestato ribellione; ha sempre “osservato” il fuoco e partecipato alla sua accensione o spegnimento; è mosso da uno stato di forte tensione emotiva che lo porta ad agire vicino casa, nei luoghi familiari, in seguito allarga il suo raggio d’azione ma sempre in luoghi conosciuti; agisce in modo seriale, ossessivo o con ritualità; agisce soprattutto d’estate quando il clima secco favorisce l’innesco e la diffusione; risulta estremamente sensibile all’effetto che le sue azioni hanno sui media.
La scena dell’incendio è poco organizzata e le tecniche utilizzate molto grezze e rudimentali (usa ad esempio mozziconi di sigaretta o accendino) ma dalle numerose tracce che spesso vengono lasciate si evince emotività e impulsività (indice di forte tensione psicologica).
Dalle numerose scene studiate, possiamo inoltre affermare che si tratta di uomini soli (non hanno una rete sociale di supporto, adeguata); le famiglie di origine sono fredde, con scarsa possibilità economica e, non di rado, i genitori di questi uomini hanno sofferto o soffrono di disturbi psichiatrici.
Il fattore nella storia familiare dominante, (l’assenza della comunicazione familiare), rende questi soggetti incapaci di comunicare; il fuoco diviene l’unico mezzo utilizzabile in luogo della parola.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.