Archivi tag: Edoardo Sanguineti

“Cattivi guagliuni”

Il piccolo paragrafo che decido di condividere con voi, appartiene a quello che fu il mio lavoro di tesi triennale. Da musicista e psicologa appassionata di suono, ritmo, parole e ascolto, decisi di procedere con un lavoro del tutto inesistente nel campo psy, provando a trovare delle analogie tra il mondo della psicoanalisi e quello del rap.

La tesi aveva come argomento l’analisi delle dinamiche relazionali e comunicative esistenti alla base del fenomeno musicale Rap, trattando questo mondo analogamente a quello delle masse (riuscii con estremo orgoglio, a collegare le teorie sulla massa, la libido e la leadership, con il mondo del Rap).

Il titolo che ho scelto “Cattivi guagliuni”,2011, (cattivi ragazzi) è preso in prestito da un pezzo meraviglioso dei 99 Posse, gruppo Rap/raggaemuffin sempre presente sulla scena musicale e non.

Buona lettura.

Fonte Immagine “Google”.

TRA SURREALISMO E FREESTYLE: UNA NUOVA LETTURA DEL RAP.

(…) Il freestyle è l’elemento che caratterizza maggiormente le esibizioni rap; quando un cantante nell’ambito di una battle, inscena un pezzo facendo esercizio del freestyle, procede con uno stile libero pertanto improvvisa rime, metafore, assonanze, compie giochi di parole ritmici senza saper bene da dove si parte, né tanto meno dove si giungerà (l’unico elemento fisso si ricordi, è l’uso del ritmo 4/4). Questo automatismo immediato, non “filtrato dalla coscienza”, avvicina per certi versi la tecnica del freestyle, al movimento artistico Surrealista.

Nel Manifesto surrealista scritto nel 1924 da Andrè Breton (profondamente influenzato dalla lettura dell’Interpretazione dei sogni di Freud), si dava del surrealismo la definizione di automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con parole, scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero (…) in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale. Lo scopo era pertanto liberare l’inconscio (il termine stesso surrealismo, stava ad indicare il superamento della realtà), così come accadeva nei sogni, per lasciarlo libero di esprimersi anche da svegli, utilizzando libere associazioni di parole, pensieri o immagini, senza freni. La scrittura divenne automatica e si presentava come il canale attraverso cui giungere a scoprire le leggi che sottostanno ai processi più nascosti. Questo modo automatico di scrivere, di lasciare che il libero fluire dei pensieri trovi sbocco all’esterno, sarà riconducibile in seguito, al flusso di coscienza.

Il freestyle, appare quindi come una messa in scena di un flusso di coscienza, dove il cantante si lascia ritmicamente andare ai propri pensieri, idee e sentimenti; è un automatismo psichico puro, compiuto di getto senza che ci siano preoccupazioni estetiche o legate alla morale (ci si presenta sul palco per quel che si è, e non ci si preoccupa di essere offensivi in quanto il linguaggio volgare, viene proprio usato come mezzo per provocare1). La battle è un momento di sospensione in cui liberandosi dalle convenzioni sociali, i rapper decidono di fare del proprio corpo ricoperto di tatuaggi che appare diverso, modificato, “acontestualizzato” e lontano da ciò che viene considerato come socialmente accettabile, un corpo spesso giudicato osceno, scabroso, tela che diviene arte da esporre.

Il rapper si sente libero di esprimere ciò che è usando il corpo, il gesto, il ritmo, la mimica. Tutto diviene teatro: le espressioni, le pose che si assumono, i giochi di parole. Il corpo libero, che si presenta come un collegamento tra mondo interiore ed esteriore, diventa mezzo per vivere ciò che si presenta oltre ciò che è immediatamente visibile.

1Come ricorda Edoardo Sanguineti, massimo esponente della neo – avanguardia italiana, uno degli intenti delle avanguardie storiche (di cui il Surrealismo faceva parte) era provocare e scandalizzare. Cfr., Guido Baldi, Silvia Giusso, et al., Dal testo alla storia dalla storia al testo, VOL G, 2000, Paravia Bruno Mondadori Editore.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

Pubblicità