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La Fiducia e gli effetti positivi sulla Psiche

“Puoi rimanere deluso se ti fidi troppo, ma vivrai nel tormento se non ti fidi abbastanza”.

  Frank Crane

Oggi parleremo di fiducia. Della sua influenza sulla nostra condizione psichica personale e di quella sulla vita relazionale.

Inoltre ci faremo aiutare da due teorici importanti per comprenderne le origini.

Buona visione!

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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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La fiducia è nel volto di chi incontriamo – PODCAST

In questa tappa del nostro viaggio scopriremo un aspetto della nostra psiche legato intimamente alle interazioni umane.

Quello che visiteremo è un luogo spesso sottovalutato, perché probabilmente poco visitato. Fa parte di quei luoghi della psiche che tante volte pensiamo di conoscere bene, ma sono tante le sfumature che per pigrizia non riusciamo a cogliere.

Parleremo di fiducia e del suo legame stretto con la nostra percezione delle emozioni nel volto dell’altro.


Buon Ascolto..

La fiducia è nel volto di chi incontriamo – In viaggio con la Psicologia – Spreaker Podcast

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“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

“Mi fido di te”: che cos’è la fiducia? #psicologia #mentalhealth #fiducia #ilpensierononlineare

“Ti fidi di me?” “Sì, mi fido di te!”

Che cos’è la fiducia? Cosa indica questa parola così piccola e potente? E quando si struttura il senso di fiducia, nell’essere umano? Scopriamolo insieme.

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“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio

Fidati (che ti penso).

Quella strana sensazione di essere al sicuro, di sentirsi pensato e contenuto. La possibilità di poter contare sulle proprie e altrui capacità; quel qualcosa di strettamente legato (fino a farne -quasi- scomparire i confini), alla dimensione della cura.

Collegata alle prime relazioni allacciate con il caregiver -la fiducia- potrebbe indicare quella sorta di rete di protezione (analoga a quella che hanno i circensi) che spinge l’umano che entra in relazione, a “buttarsi” potendo contare proprio sulla sensazione di avere quella rete di protezione tesa e pronta lì a contenere e attutire una eventuale caduta.

“Dottoressa ti devo dire una cosa… non l’ho detta nemmeno alla mia migliore amica: allora…”

“Doc vi devo dire una cosa che però è troppo brutta e imbarazzante, la posso scrivere?”

“Dottoressa riflettevo in questi giorni che ci hanno separati da un nuovo incontro. Ho pensato molto a quanto mi ha detto, a quanto ci siamo detti. Vorrei dirle una cosa ma mi sento in difficoltà, sono pur sempre un uomo di una certa età ma mi rendo conto che sia giunto il momento di affrontare una certa questione”.

“Pensatemi! Dottorè mi raccomando!

E ti penso… ti penso eccome…

Vi penso.

Quando un paziente va via (riferisco ai giovani, agli adolescenti spaesati), può contare su una mia frase “Non ti preoccupare che ti penso. Buona settimana!”.

Sentirsi pensati, accolti all’interno di una dimensione (lo spazio mentale altrui) fa sentire al sicuro, protetti e considerati: è la fiducia.

“Quando l’uomo non ha più fiducia, l’assenza diventa una presenza cattiva.”

Melanie Klein

Comunque: vi penso tutti.

Sempre.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

La fiducia

“Puoi rimanere deluso se ti fidi troppo, ma vivrai nel tormento se non ti fidi abbastanza”. 

Frank Crane

La fiducia potrebbe essere definita come una condizione personale ed interpersonale di rassicurazione ed affidabilità per il mondo circostante o anche nei confronti di una o più persone. Questa condizione influisce in maniera decisamente positiva sul comportamento e aiuta ad affrontare il mondo e le persone senza atteggiamenti di chiusura, sospetto, scetticismo, rifiuto e inquietudine. La fiducia in determinati casi è un buon antidoto al malessere psicologico.

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Erikson e poi Winnicott e Balint indicarono con il termine “fiducia di base” un periodo della vita dello sviluppo del bambino (riferito allo stadio orale) durante il quale il bambino ha la percezione di essere accolto, contenuto e benvoluto dall’ambiente in cui vive e dalle persone che lo accudiscono. Questa condizione di “fiducia di base” gli consentirà di sentirsi al sicuro in un ambiente affidabile e inoltre gli permetterà di poter riconoscere situazioni inaffidabili e negative. In questo periodo dello sviluppo psicologico, emotivo e cognitivo del bambino, se ci saranno condizioni di vita difficili e traumatiche potrebbero poi ripercuotersi sulla stabilità emotiva del bambino e quindi portare a sintomatologie depressive e nevrotiche.

Quindi dare la possibilità (anche se è una seconda o una terza) a se stessi di potersi fidare di qualcuno o di qualcosa, può aprirci nuove prospettive di vita e quindi aiutarci a comprendere che le delusioni sono spesso occasionali e fanno parte della vita, e che possiamo nuovamente fidarci di qualcuno se solo lo vogliamo.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

I volti, le emozioni e la fiducia.

“La fiducia è uno stato rassicurante che deriva dalla persuasione dell’affidabilità del mondo circostante percepito come ben disposto verso il soggetto.”

Psicologia – Umberto Galimberti

La fiducia ha una influenza positiva sul comportamento delle persone e può avere anche un’ottima influenza sull’atteggiamento verso gli altri, eliminando sentimenti di inquietudine, chiusura, rifiuto e scetticismo.

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Ci sono persone che possono ispirare più fiducia di altre? Perché?

Si, ci sono persone che possono ispirare più fiducia di altre e sono quelle persone che riescono ad esprimere in modo chiaro le loro emozioni attraverso il volto. Il motivo principale è che da generalmente più evidente è quello che una persona sta provando, più siamo in grado di comprendere cosa aspettarci da lei.

In una ricerca tedesca fatta all’Università di Lubecca sono state coinvolti in una ricerca 94 volontari di entrambi i sessi. A questi volontari è stato fatto vedere un video in cui alcune donne esprimevano con il viso emozioni di paura o tristezza. Dopo la visione, i partecipanti all’esperimento, dovevano indicare ed ingrandire sullo schermo l’immagine di ciascuna di quelle donne ordinandole in base a chi avrebbero voluto avere vicino per conversare (più si considera affidabile una persona più ci avviciniamo a lei senza alcun disagio). Inoltre dovevano rispondere alle affermazioni: “vorrei incontrarla nella vita reale” – “vorrei parlarle dei miei problemi”.

Da questa ricerca è emerso che i volontari ritenevano più affidabili quelle donne del video di cui avevano compreso maggiormente le emozioni espresse e gli stati d’animo sottostanti. Inoltre i ricercatori, attraverso la risonanza magnetica funzionale, hanno potuto osservare nei volontari che si “affidavano” a quella persona del video, un’attivazione delle aree cerebrali legate alla ricompensa, che si attivano generalmente quando si prova piacere o si ha una gratificazione.

Insomma se riusciamo a capire le emozioni dal volto di una persona ci predisponiamo sicuramente meglio nei suoi confronti e proviamo anche un senso di piacere.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

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