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Il tempo in famiglia

Ma quanto tempo passiamo davvero con la nostra famiglia?

Dedichiamo il giusto tempo ai figli, al partner?

Nonostante la permanenza obbligata a casa, a causa della pandemia, in quest’ultimo anno, pare che tante famiglie, non siano riuscite a “godere” e a gestire a pieno, il proprio tempo “insieme”.

Nei periodi pre – pandemia, ma anche nelle “pause” dalle grandi chiusure, in questi ultimi mesi, tra scuola lavoro, commissioni, tante famiglie facevano tanta fatica a ritagliarsi spazi condivisi per stare insieme.

Stranamente, la condizione, che si è venuta a creare a causa delle restrizioni, che ha portato ad una condivisione della casa per tanto tempo, nelle famiglie, non è stata sfruttata a pieno per compensare questa “mancanza di tempo per i propri figli”.

Parlando con diversi genitori, per consulenze o terapie, in questi ultimi mesi, pare si sia venuta a creare una situazione di inerzia e passività in alcune famiglie. Sembra quasi che la possibilità di passare più tempo insieme spaventasse, alcuni genitori. In una situazione di passività generalizzata anche i bambini e i ragazzi, stressati dalle alternanze tra dad e presenza a scuola, non sapevano assolutamente come occupare il resto del tempo.

Insomma mentre alcuni genitori si industriavano nella gestione alternativa del tempo e degli spazi comuni; altri invece non sapevano proprio cosa fare e provavano a tamponare i tempi morti con l’uso degli smartphone, delle tv e della playstation.

Come fare per sfruttare al meglio il tempo in famiglia e con i propri figli? Come conciliare i propri impegni quotidiani e lavorativi con le importantissime esigenze dei bambini, dei ragazzi e del partner?

Photo by Delcho Dichev on Pexels.com

Innanzitutto è molto importante curare la comunicazione all’interno del proprio “sistema” familiare. Bisogna parlare con il proprio partner dei propri bisogni reciproci, anche quando altri impegni sembrano impedircelo. Bisogna evitare di rimandare sempre. Una buona comunicazione in famiglia garantisce anche una buona salute psicologica comune.

Centrale nella comunicazione è negoziare e quindi mettersi d’accordo riguardo i propri impegni e le esigenze di tutti. Quindi decidere insieme anche su eventuali piccole rinunce personali, a favore di tutti.

Importante è anche una buona programmazione dei propri impegni e quelli familiari. Quindi, in tal senso, è fondamentale tener sempre conto di uno spazio per il tempo in famiglia. Prendersi anche un proprio spazio personale di svago, legato ad interessi personali, ma evitando gli eccessi, che possono condizionare troppo la propria “presenza” nella vita familiare.

Il lavoro è importante e fondamentale, ma anche in questo caso, se è possibile, bisognerebbe evitare di concedersi troppo agli impegni lavorativi (ovviamente questo vale per chi può farlo e decide di sua volontà di lavorare più del dovuto).

La qualità del lavoro è molto meglio della quantità.

Quando è possibile è molto importante farsi aiutare da nonni, parenti o amici. Ammettere i propri limiti e accettare un aiuto esterno, può essere molto positivo sia per i figli che per i genitori.

Infine, è chiaro che per avere una maggiore sensazione di benessere in famiglia e per migliorare la propria esperienza familiare, considerando il tempo e gli spazi di condivisione familiari, bisogna mettere comunque e sempre la famiglia al primo posto.

La famiglia è come una squadra e proprio come una squadra ha bisogno di armonia, comunicazione, condivisione e obiettivi comuni per vincere e funzionare bene.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

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Preadolescenza. L’importanza di “appartenere” per “separarsi”.

C’è un periodo compreso tra l’infanzia e l’adolescenza in cui si manifestano dei comportamenti e dei cambiamenti nei propri figli che spesso colgono di sorpresa i genitori e sono la causa di fraintendimenti e litigi che poco hanno a che vedere con il periodo del “ciclo di vita familiare” precedente, che tutto sommato era abbastanza tranquillo.

In genere i genitori, in questo periodo hanno difficoltà a prevedere i comportamenti dei propri figli, “non li riescono più a controllare” e temono che il figlio possa allontanarsi da loro irrimediabilmente e con conseguenze drammatiche. Almeno questa pare sia la percezione di buona parte dei genitori, rispetto a ciò che sta avvenendo. Quella della preadolescenza è il preludio ad una fase critica, caratterizzata da forti contraddizioni.

Potremmo far rientrare questo periodo ad un’età che va dagli 11-12 ai 13-14 anni, ovviamente è una stima pressoché  indicativa, perché può sicuramente variare da ragazzo a ragazzo.

Quella preadolescenziale è l’età delle prime prove pratiche di emancipazione dai genitori. Un primo step verso quello che è l’obiettivo principale degli adolescenti e quindi dei giovani adulti: la totale indipendenza.

Ribelle

È un processo fisiologico di crescita, per i ragazzini, ancora in parte bambini, che si accompagna a  diverse trasformazioni personali su più livelli: cognitivo, emotivo, ormonale, anatomico, sentimentale, sessuale e sociale.

In genere il ragazzo o la ragazza ondeggiano tra una ricerca di sostegno e interesse ad una ricerca di totale a autonomia e libertà dai genitori.

Quindi da un lato continuano a contare sul supporto dei propri genitori, dall’altro guardano desiderosi alla propria libertà.

Ma un ragazzino di 12 anni, a differenza di quanto si possa pensare, comprende bene che il processo di crescita e di autonomia personale è un processo graduale e si aspetta anche di non essere accontentato sempre e di dover lottare per le proprie graduali libertà.

Compiti di Sviluppo dei genitori

Come possono allora i genitori far fronte a questi cambiamenti continui e alle nuove esigenze del figlio?

Innanzitutto bisogna accettare che i figli stanno crescendo e accogliere i cambiamenti che li caratterizzano. Come genitori bisognerebbe cominciare a rinegoziare le relazioni genitori- figli (rinegoziare, quindi le relazioni che caratterizzavano la fase precedente) al fine di consentire l’individuazione da parte dei ragazzi; aumentare la flessibilità dei confini familiari; fornire una guida sicura e modelli di identificazione stabili e abbastanza coerenti.

Concordare con loro le regole di comportamento e affrontare insieme le varie questioni e difficoltà quotidiane può essere un buon punto di partenza per i genitori.

 L’importante è garantire nei ragazzi una autonomia progressiva, coerente con le esigenze personali, il contesto ambientale abitativo e le relazioni sociali di riferimento.

Appartenere per separarsi.

Con la pubertà inevitabilmente aumenta anche il bisogno maggiore di privacy. Nel limite del possibile bisogna favorire la possibilità di avere spazi propri, personali.

Il corpo e l’aspetto esteriore sono fondamentali per la propria identità, offrire ai ragazzi la gestione dell’abbigliamento, del trucco, del cibo, del look, può farli sentire più sicuri di se stessi. L’aiuto dei coetanei può agevolare lo svincolo dai genitori e quindi favorire la propria sensazione di autoefficacia e autonomia, bisognerebbe quindi assecondare le loro relazioni amicali e sentimentali esclusive.  

L’importanza del gruppo dei pari.

Inoltre è importante fornire a quest’età una prima educazione sessuale e sentimentale.

Bisogna poi non preoccuparsi troppo delle bugie che vengono dette a quest’età, in genere sono fisiologiche e servono a proteggere la propria vita intima. Sono dei piccoli segreti che aiutano a crescere e che non devono essere confusi con la non sincerità. I segreti vanno rispettati.

Concludendo è importante, per accompagnare i ragazzi di quest’età alla propria autonomia, favorirli negli spostamenti autonomi in città, nella gestione responsabile del denaro, del tempo libero e di quello dedicato allo studio e nella partecipazione ad alcune decisioni familiari.

Infine ragionare insieme sulle proprie aspirazioni e sulle proprie attitudini li aiuterà a sviluppare la propria curiosità verso il mondo e quindi a pensarsi e a proiettarsi nel futuro accedendo ad un esordio di progettualità che muterà più volte fino ad accomodarsi nella prima età adulta in un unico binario.

Dott. Gennaro Rinaldi