Restando nell’ambito dell’oltre, molti pazienti (specie giovanissimi) portano – in luogo della parola- testi e canzoni che si esprimono “al loro posto” (quasi una funziona porta parola accessoria, mi verrebbe da dire). L’uso di queste parole prestate (di idee e immagini), hanno spesso come veicolo/canale di espressione un genere musicale che -seppur non trovi il favore di molti- è il genere – ormai- d’elezione: il trap.
Non si tratta qui di considerare il gusto musicale, la banalità o bontà del testo o la qualità delle immagini.
Se volete: provate ad entrare nel mondo di un ragazzino.
Per Approfondire:
Il freestyle è l’elemento che caratterizza maggiormente le esibizioni rap; quando un cantante nell’ambito di una battle, inscena un pezzo facendo esercizio del freestyle, procede con uno stile libero, pertanto improvvisa rime, metafore, assonanze, compie giochi di parole ritmici senza saper bene da dove si parte, né tanto meno dove si giungerà (l’unico elemento fisso si ricordi, è l’uso del ritmo 4/4).
Questo automatismo immediato, non “filtrato dalla coscienza”, avvicina per certi versi la tecnica del freestyle, al movimento artistico Surrealista.
Nel Manifesto surrealista scritto nel 1924 da Andrè Breton (profondamente influenzato dalla lettura dell’Interpretazione dei sogni di Freud), si dava del surrealismo la definizione di automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con parole, scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero (…) in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale. Lo scopo era pertanto liberare l’inconscio (il termine stesso surrealismo, stava ad indicare il superamento della realtà), così come accadeva nei sogni, per lasciarlo libero di esprimersi anche da svegli, utilizzando libere associazioni di parole, pensieri o immagini, senza freni. La scrittura divenne automatica e si presentava come il canale attraverso cui giungere a scoprire le leggi che sottostanno ai processi più nascosti.
Questo modo automatico di scrivere, di lasciare che il libero fluire dei pensieri trovi sbocco all’esterno, sarà riconducibile in seguito, al flusso di coscienza.
Il freestyle, appare quindi come una messa in scena di un flusso di coscienza, dove il cantante si lascia ritmicamente andare ai propri pensieri, idee e sentimenti; è un automatismo psichico puro, compiuto di getto senza che ci siano preoccupazioni estetiche o legate alla morale (ci si presenta sul palco per quel che si è, e non ci si preoccupa di essere offensivi in quanto il linguaggio volgare, viene proprio usato come mezzo per provocare1). La battle è un momento di sospensione in cui liberandosi dalle convenzioni sociali, i rapper decidono di fare del proprio corpo ricoperto di tatuaggi che appare diverso, modificato, “acontestualizzato” e lontano da ciò che viene considerato come socialmente accettabile, un corpo spesso giudicato osceno, scabroso, tela che diviene arte da esporre. Il rapper si sente libero di esprimere ciò che è usando il corpo, il gesto, il ritmo, la mimica.
Tutto diviene teatro: le espressioni, le pose che si assumono, i giochi di parole. Il corpo libero -che si presenta come un collegamento tra mondo interiore ed esteriore-diventa mezzo per vivere ciò che si presenta oltre ciò che è immediatamente visibile.
1Come ricorda Edoardo Sanguineti, massimo esponente della neo – avanguardia italiana, uno degli intenti delle avanguardie storiche (di cui il Surrealismo faceva parte) era provocare e scandalizzare. Cfr., Guido Baldi, Silvia Giusso, et al., Dal testo alla storia dalla storia al testo, VOL G, 2000, Paravia Bruno Mondadori Editore.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.