Con la nostra prossima tappa percorreremo itinerari fantastici, faremo voli pindarici e fantasiosi, solo per la gioia di poter giocare ancora un po’, ancora una volta. L’uso della fantasia e del gioco libero agevolano l’apprendimento e lo sviluppo psico-emotivo del bambino, aiutandolo nei successivi step evolutivi e nella formazione della propria identità. Buon Ascolto..
I vantaggi del Gioco e della Fantasia per l’Apprendimento dei Bambini – PODCAST – In viaggio con la Psicologia
Gmork: sei uno sciocco e non sai un bel niente di Fantasia; è il mondo della fantasia umana. Ogni suo elemento, ogni sua creatura scaturisce dai sogni e dalle speranze dell’umanità e quindi Fantasia non può avere confini.
Atreyu: Perchè Fantasia muore?
Gmork: perchè la gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni. Così il Nulla dilaga.
La Storia Infinita – Film
I vantaggi del Gioco e della Fantasia per l’Apprendimento dei Bambini – PODCAST – Spotify
Immagine Personale: Materiale per gioco non strutturato.
Il gioco si presenta come una tecnica, un canale di esplorazione e di proiezione (del mondo interno), potentissimo.
Giocare alla realtà consente (specie in bambini che ancora non possono verbalizzare, che non verbalizzano correttamente o che non vogliono), di renderci “concretamente” il loro mondo interno.
Si gioca – certo- a fare la mamma o ad essere astronauta, ma si gioca anche ad incontrare i mostri(i peggiori, quelli interni); si gioca giocando con la paura, con la morte e con la vita; si gioca a sfidare l’autorità, si gioca a credere nei propri sogni. Si gioca alla sparizione, al lutto, alla vergogna.
Per Melanie Klein (1932) il gioco (nei bambini), corrisponde alle libere associazioni e ai sogni degli adulti. Il gioco diviene pertanto tecnica di esplorazione del modo interno dei più piccoli (mondo interno che per l’autrice è già precocemente terrorifico e terrorizzante).
Winnicott sostenne (1970) che il gioco e il disegno consentissero di trasformare un oggetto (conferendo a questo, una impronta soggettiva); tale oggetto quindi dopo “l’uso” non è più l’oggetto di prima (essendo stato incontrato e usato da un bambino), ma diviene un oggetto- soggettivo.
I bambini costruiscono e distruggono, fanno disfano e raccontano. Raccontano di loro, della propria famiglia, delle esperienze e dell’ambiente circostante; raccontano dei terrori.
Giocando abbattono le barriere, le difese che l’Io cerca disperatamente di alzare (per Melanie Klein l’Io è infatti presente, seppur in forma poco integrata, già dalla nascita). E’ pertanto giocando con le costruzioni, manipolando gli orsacchiotti o le figure umane, che i bambini inscenano i conflitti della pulsione di vita e di morte che già precocemente li accompagnano (dimentichiamo l’idea che i bambini, nel gioco, pensino di salvare il principe o la principessa di turno. Un bambino che gioca sa inscenare storie che sono – spesso- terrorizzanti e angoscianti).
E’ – infatti- sempre un momento magico e delicato, quello del bambino impegnato in un gioco: d’altronde giocare è una cosa seria!
Ci si mette in gioco con una certa facilità (certo bambini inibiti nel gioco ci sono, ed è questo uno dei punti centrali..), il gioco dice senza dire.
La questione del poter dire senza dire è qualcosa che noi adulti dimentichiamo facilmente quando le nostre difese, il nostro Io, ci protegge dagli attacchi del mondo (da vedere se gli attacchi provengano dal mondo esterno o interno).
Quando si è bambini l’oggetto di osservazione è il mondo e i suoi fenomeni sempre nuovi ed entusiasmanti. Forse solo in quel momento l’osservazione e la successiva comprensione non è preparata e pianificata ed è scevra da ogni influenza interna ed esterna.
Il gioco è essenziale per lo sviluppo intellettivo dei bambini. Attraverso il gioco e la fantasia i bambini hanno l’opportunità di conoscere il mondo che li circonda e quindi sarà più semplice per loro ricercare il loro posto nel mondo. Dedicare un tempo non strutturato al gioco libero, può contribuire a rendere i bambini più felici, creativi e socievoli.
In alcuni studi è stato dimostrato che le situazioni “fantastiche” create dai bambini e per i bambini possono aiutare a potenziare l’apprendimento. Nel 2015 negli Stati Uniti hanno svolto uno studio su 154 bambini provenienti da scuole per l’infanzia (Dipartimento di Psicologia della Pennsylvania – Deena Weisberg). Il gruppo dei 154 bambini è stato diviso a metà; ad un gruppo sono stati letti dei libri realistici su argomenti reali e quotidiani (cucina, agricoltura..); ad un’altra metà sono stati letti dei libri di fantasia (con draghi e castelli). Durante la lettura sono state insegnate ai bambini parole nuove. Dopo ogni sessione di lettura è stata data la possibilità ai bambini di dedicarsi a giochi di finzione con oggetti e giocattoli, che rappresentavano alcuni elementi e personaggi incontrati nei libri. Alla fine è stato verificato l’apprendimento delle parole nuove. Il risultato è stato che entrambi i gruppi di bambini hanno imparato parole nuove, ma il gruppo che ha ascoltato le storie di fantasia aveva imparato più parole. Probabilmente nel vocabolario utilizzato per le storie di fantasia ci sono cose più interessanti, che hanno fatto si che l’attenzione dei bambini alle nuove parole fosse maggiore.
Questo studio, insieme ad altri, rivelano che la fantasia può contribuire positivamente all’apprendimento dei bambini. Inoltre un ambiente irrealistico (in cui avviene qualcosa o viene raccontato qualcosa) o una storia che si discosta dal reale e dalla routine, predispone i bambini a determinati tipi di pensieri e comportamenti, che faciliteranno l’attenzione. I bambini, infatti sanno che in una situazione “ordinaria” e conosciuta, sanno di non dover aspettarsi nulla. Mentre in una situazione straordinaria, sono predisposti ad aspettarsi qualcosa e fanno molta attenzione alla “novità” e all’eccezionalità di ciò che accadrà. Infatti saranno più coinvolti e preparati mentalmente ad apprendere. In tal senso, si potrebbe dire che gli scenari irrealistici aiutano i bambini a vedere le possibilità intrinseche della realtà. Infatti è probabile, in base ai risultati di questi studi che i bambini vadano a cercare gli eventi impossibili, non per usarli come guida diretta alla realtà, bensì per pensare a possibilità irrealistiche che possono, in contrasto con la realtà, aiutarli a modulare una visione della realtà e del mondo reale coerente con la loro futura personalità.
Le nuove scoperte indicano che per troppo tempo si è sottovalutato il potere della fantasia nei bambini. Infatti la capacità e l’abilità nel fantasticare sarebbe particolarmente utile in determinati contesti didattici. Ad esempio nello studio della Fisica ( ma anche di altre materie che tendono a discostarsi dalla visione statica e oggettiva della realtà per come la percepiamo, come ad esempio la filosofia, la psicologia) un pensiero fantasioso è indispensabile per sondare, studiare, analizzare situazioni complesse, come particelle invisibili, gravità, velocità.
Se gli elementi fantastici sono particolarmente utili per l’apprendimento, si potrebbero incoraggiare i bambini al gioco basato sulla fantasia. Stimolare i bambini a osservare gli aspetti impossibili di questi giochi e racconti, condurli a comprendere cosa può o non può accadere nella realtà potrebbe preparare il terreno all’apprendimento futuro.