
Quando riferiamo a temi legati alla sfera della sessualità, dobbiamo tener sempre d’occhio un punto fondamentale della questione ovvero che lo sviluppo sessuale e affettivo (che accompagna tutto lo sviluppo dell’individuo stesso), comprende una complessa interazione tra corpo, mente e contesti culturali. Partendo da questa considerazione, va tenuto pertanto in mente che la lettura del fenomeno deve essere multidimensionale e libera dalla considerazione del corpo come un elemento oggettivo, statico guidato da leggi immutabili nello spazio e nel tempo.
Costrutti dell’identità sessuale.
Il termine identità deriva dal latino identitas (trad. “identico”, “uguale”) e sta ad indicare l’immagine mentale che un soggetto costruisce di sé. Ogni individuo sviluppa diverse tipologie di identità (es. identità etnica, religiosa, lavorativa, etc) nel corso della sua vita (Kroger, 2007). Nel 1968 Erik Erikson, nel suo libro “Gioventù e Crisi d’Identità”, introduce il concetto di identità come componente fondamentale della persona e frutto della complessa integrazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
L’identità legata alla sessualità, assume un ruolo fondamentale per l’individuo e risulta dall’incontro di 4 componenti:
- Sesso biologico
- Identità di genere
- Orientamento sessuale
- Ruolo di genere
Il sesso biologico descrive la dimensione oggettiva del proprio essere sessuati e si riferisce alle caratteristiche biologiche che descrivono gli esseri umani come uomini o donne. Tale dimensione è determinata da 5 fattori (cromosomi sessuali XX o XY; presenza di gonadi maschili o femminili; componente ormonale; strutture riproduttive accessorie interne; organi sessuali interni). Negli organismi pluricellulari, la riproduzione sessuata necessita -al momento della fecondazione- dell’unione di due cellule germinali specializzate dette gameti (l’uovo femminile e lo spermatozoo maschile). Questa determinazione del sesso genotipico stabilisce il punto di partenza per tutti i futuri cambiamenti, benché inizialmente i due sessi siano indistinguibili. Da questa iniziale fase di indifferenziazione o di pre-differenziazione, a partire dalla settima settimana gli embrioni evolveranno naturalmente verso la femminilità o la mascolinità, ma in quest’ultimo caso solo qualora si verifichino alcune condizioni che deviano dal programma di base che prevede in primis uno sviluppo in senso femminile (proto-femminilità – Crèpault, 1998).
L’identità di genere rappresenta, invece, la percezione unitaria e persistente di sé stessi come appartenenti al genere maschile o femminile. La capacità di conformarsi a queste caratteristiche, attribuite a partire dagli elementi biologici, rende gli individui “mascolini o femminili” ( il termine, coniato da Money e Ehrhardt, 1972, si riferisce al vissuto di appartenenza ad un genere o all’altro). Tale appartenenza può esprimersi quindi con vissuti e comportamenti corrispondenti o non corrispondenti al sesso biologico. Il soggetto può vivere la non corrispondenza in modo ambiguo, ambivalente o lineare al punto da non riconoscersi appartenente al proprio sesso biologico e desiderare di appartenere all’altro sesso e/o riconoscersi identificandosi in tal modo con il proprio sesso biologico. Dall’antica “certezza” secondo cui si riteneva che l’umanità fosse divisa in due sole categorie specifiche, maschile e femminile, si è giunti oggi a concettualizzare un’idea di identità di genere fluida che sia quindi formata da individui con infinite variabili soggettive che hanno diritto di vivere scelte e decisioni personalmente (Nagoshi, Brzuzy & Terrell, 2012).
L’orientamento sessuale è definito come l’attrazione fisica ed affettiva provata nei confronti di un’altra persona che può essere di sesso diverso, dello stesso sesso o entrambi. Numerosi studi hanno evidenziato la molteplicità degli aspetti che vanno a costituire l’orientamento sessuale. In una prospettiva multidimensionale, tale costrutto è costituito da una molteplicità di componenti: l’identificazione di sé, il comportamento, le fantasie, il coinvolgimento affettivo, l’attuale stato relazionale. Se fino a poco tempo fa si considerava, dal punto di vista scientifico, che l’orientamento sessuale fosse un tratto stabile precocemente determinato e altamente resistente al cambiamento, ora si parla di fluidità sessuale (Diamond, 2008) o plasticità erotica (Baumeister, 2004). L’orientamento sessuale risulta, in tal modo, flessibile e in costante evoluzione; gli individui in tal modo possono esperire transizioni di orientamento sessuale durante la propria vita, riferibili alle proprie esperienze sessuali ed emotive, alle proprie interazioni sociali e all’influenza del contesto culturale (Dèttore, Lambiase, 2011).
Il ruolo di genere riflette l’avvenuta identificazione nel maschile e nel femminile e si riferisce all’interpretazione corporea, relazionale e sociale della percezione sessuata del proprio genere di appartenenza. A tal proposito risultano fondamentali i riferimenti culturali e sociali (un contesto tutto femminile o tutto maschile, è ben diverso da un contesto misto). Tale ruolo è in gran parte frutto di consuetudini sociali apprese, cui l’individuo si conforma o meno, per segnalare agli altri la propria maggiore o minore aderenza al modo in cui un determinato sesso dovrebbe essere “interpretato”, in base alle regole culturali di appartenenza (Simonelli, Tripodi, 2012). Il ruolo di genere è una rielaborazione personale di condizionamenti esterni, che deriva dal particolare modo in cui si è venuta a costruire l’identità di genere (Dèttore, Lambiase, 2011).
Possiamo quindi immaginare e pensare al sesso biologico come al punto di partenza necessario per giungere alla costruzione dell’identità di genere, che avrà come sua espressione relazionale il ruolo di genere già dall’infanzia.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio