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Internet Addiction Disorder – Storia di una “nuova” dipendenza – PODCAST

In questa tappa del nostro viaggio viaggeremo attraverso le numerose e oramai infinite strade della rete, alla scoperta del mondo virtuale e dei pericoli che nascondono le sue intricate maglie in cui spesso si resta imbrigliati.

Parleremo della faccia virtuale della dipendenza, quella da Internet.

Il Disturbo da dipendenza da Internet o IAD è un termine ampio (può infatti considerarsi come un contenitore in cui possiamo inserire diverse sfaccettature psicopatologiche) che descrive un disturbo del controllo degli impulsi caratterizzato dal trascorrere troppo tempo su Internet, sulle app di messaggistica, sui siti di incontri, scorrendo i social media o le notizie, giocando online, guardando video di YouTube, ecc.

Nel 2013 la IAD è stata inserita nella Sessione III del DSM-5 (la proposta di classificazione dell'”Internet Gaming Disorder”) tra i disturbi di Dipendenza Patologica; Ciò vuol dire che si tratta di una proposta di nosografia diagnostica che necessiterà quindi di ulteriori studi sperimentali prima della sua validazione definitiva.

Come le altre dipendenze la dipendenza da Internet può interferire con la vita sociale; con la vita familiare e coniugale; con il lavoro generando anche problemi economici. Essere off-line per una persona dipendente porta malessere e disagio (astinenza).

Buon Ascolto!

Internet Addiction Disorder – Storia di una “nuova” dipendenza – In Viaggio con la Psicologia – Spreaker Podcast
Internet Addiction Disorder – Storia di una “nuova” dipendenza – In Viaggio con la Psicologia – Spotify Podcast

#podcast #inviaggioconlapsicologia #ilpensierononlineare #dipendenza #internetaddiction

Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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Disturbo Schizoide di Personalità e Dipendenza da Internet – PODCAST

In questa tappa del nostro viaggio osserveremo più da vicino il Disturbo di Personalità Schizoide e attraverso l’analisi di un caso clinico (il caso di Louis di Vittorio Lingiardi), scopriremo insieme quanto possa essere forte il legame tra questo tipo di disturbo e una Dipendenza Patologica da Internet. E per comprendere meglio questo legame attingeremo alle teorie di Donald Winnicott, Glenn O. Gabbard, Fairbairn.
Buon ascolto..

Disturbo Schizoide di Personalità e Dipendenza da Internet – Podcast – In viaggio con la Psicologia

Lo schizoide “guarda il proprio mondo attraverso una lastra di vetro”

Fairbairn
Disturbo Schizoide di Personalità e Dipendenza da Internet – Podcast – Spotify

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Psicologia, Identità e Social – Podcast

Il mondo e il tempo in cui viviamo pare siano in una fase di movimento e cambiamento convulso e disordinato. Potremmo dire che oggi, quasi tutti, in un modo o nell’altro, viviamo una vita in real, nel “reale” e una social, nel “virtuale” e che spesso queste si intersecano e si influenzano; a volte generando confusione, altre volte no.
Come stanno cambiando le nostre interazioni?

Come le nostre identità?


Scopriamolo insieme.. buon ascolto.

Psicologia, Identità e Social – In viaggio con la Psicologia – Podcast
Psicologia, Identità e Social – Podcast – Spotify

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi

Cyberbullismo: sentirsi braccato nella “rete”.

Voglio riproporvi un articolo che tratta di un argomento molto attuale, in particolare in quest’ultimo anno, dove un aumento delle ore in rete, sui social, sui videogame ha di fatto aumentato il rischio di cyberbullismo tra i giovani e i meno giovani.
Buona lettura!!

ilpensierononlineare

Il cyberbullismo è la derivazione e l’evoluzione tecnologica del bullismo.

Quello del bullismo è un fenomeno tutt’ora diffuso e può essere definito come un’oppressione fisica e psicologica, continuata nel tempo, perpetuata da una persona percepita più forte, nei confronti di una percepita come più debole. Il bullismo riguarda in modo più ampio: ciò che subisce la vittima, il comportamento dell’aggressore/bullo e l’atteggiamento di chi assiste al fatto.

Il bullismo può essere diretto, indiretto, oppure, può evolversi e diventare “elettronico” (diventa quindi cyberbullismo) quando si passa dal piano del reale a quello del virtuale attraverso la diffusione illecita e perpetuata volutamente di messaggi, e-mail, foto, video offensivi (sulle diverse piattaforme social) creati ad hoc e di situazioni di violenze filmate da altri e non rispettosi della dignità altrui.

Spesso il cyberbullismo è legato a fenomeni di bullismo che avvengono nel reale ed è perpetrato con molta…

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The Circle: quando il destino è nelle mani dell’Altro.

Salvo ulteriori specificazioni, Fonte Immagine “Google”.

La piattaforma Netfix ha recentemente diffuso un nuovo contenuto di intrattenimento dall’emblematico nome “the Circle”. Otto concorrenti sono stati isolati in 8 appartamenti del – medesimo- edificio con lo scopo (che talvolta sembra una vera e propria missione di vita) di comunicare utilizzando un social network ad attivazione vocale: “circle”.

Il gioco consiste nel creare il proprio profilo online (con la possibilità di scegliere se essere se stessi, oppure usare un account fake) e nel cominciare a stringere alleanze, amicizie, possibili amori, il tutto con lo scopo di arrivare in finale , dove si apre la possibilità di vincere 100.000 dollari. Ogni tanto Circle invita i concorrenti a fare qualche attività “Insieme” (dove per insieme si intende sempre tramite l’ausilio della piattaforma e senza vedersi o sentirsi realmente); le attività consistono ad esempio nel partecipare a dei party, fare domande (scomode) al buio, senza che il ricevente della domanda sappia da chi questa parte, e l’attività per eccellenza ovvero dare i punteggi ai profili dei vari concorrenti.

Attribuire punteggi ha come conseguenza stilare una graduatoria dove i primi due diventeranno influencers con il conseguente “potere” di bloccare (quindi eliminare) un concorrente (che sarà poi sostituito).

The circle ha messo, chi scrive, quasi da subito in una strana posizione: ho sempre guardato ai social con diffidenza (consapevole tuttavia, come evidenziato da alcuni colleghi, delle loro possibili implicazioni in ambito terapeutico)1 ; credo – in effetti- di essere tra i pochi a non usufruire di alcuna piattaforma. Sono sempre stata fiera e orgogliosa nel poter scegliere del mio tempo, del mio spazio e dei miei pensieri; nell’avere la libertà di poter filtrare (con i miei, di filtri) contenuti, immagini, emozioni. Partendo da queste considerazioni, ho pertanto deciso di seguire il reality con molto interesse.

Ciò che the circle sembrerebbe fare, è pertanto porre l’attenzione o evidenziare, alcune delle possibilità offerte dai social media.

La prima osservazione a cui possiamo provare ad abbandonarci, consiste nel provare a riflettere su una delle possibilità data ai concorrenti sulla scelta in merito a se essere se stessi o meno (opzione scelta ad esempio da Seaburn Williams, che decide di usare le immagini della fidanzata e fingersi Rebecca). Il social apre pertanto alla possibilità di finzione facendo leva su un sottile equilibrio rappresentato dalla difficoltà /abilità del concorrente di essere un altro, pur restando se stesso2. Parimenti accade che anche coloro che decidono di restare se stessi, (come ad esempio la modella Alana), convinta che la strategia migliore potesse essere quella di mostrarsi sincera fin da subito : “sono una modella di biancheria intima”, vivano la difficoltà di non dover sembrare necessariamente reali -così tanto reali- da sembrare finti.

Narciso- Caravaggio.

Il reality sembra in sostanza elicitare ciò che Jacques Derrida indicò quando sostenne che ”lo straniero si trova già dentro” (Galiani R., 2009, La faccia dell’estraneo, il volto dello straniero. In Psicoterapia Psicoanalitica, p. 18) analizzando come la questione dell’incontro con l’altro, potesse riportare l’individuo a dover fare i conti con la propria “inquietante estraneità”. La dinamica portata avanti dal gioco (scegliere se essere o meno se stessi; il meccanismo dei voti secondo cui il mio destino è nelle mani dell’altro partendo però dall’immagine che io ho deciso di dare a te, pensando che quella ti sarebbe piaciuta di più) mi preoccupo in definitiva di rendermi interessante, brillante, accattivante (anche se nella vita di tutti i giorni non lo sono), ma qui.. sottoposto a giudizio costante, decido di offrire a te l’immagine di me che penso possa piacerti di più, (che poi sia reale o meno poco importa),è ad esempio il caso di Sean Taylor nella “realtà” ragazza in sovrappeso, che usa per avere il favore degli altri, l’immagine della sua amica taglia 38, fa sentire l’individuo come un infans che innanzi allo specchio ha bisogno della parola fornita dal sostegno umano “questo sei tu”, per dare senso all’immagine che la superficie riflettente gli rimanda (immagine che si scontra con una frammentazione interna). E’ ciò che Lacan sostenne in uno dei suoi seminari a Zurigo “Lo stadio allo specchio come formatore ella funzione dell’Io, 17 luglio 1949”, per illustrare il processo che coinvolge l’infans, innanzi allo specchio3.

Così come lo psicoterapeuta Rinaldi5 ricorda, “questa accettazione della propria immagine allo specchio rappresenta, secondo Lacan, 1949, la matrice simbolica in cui l’Io si precipita in una forma primordiale, prima che questi prenda la sua reale fisionomia attraverso le identificazioni secondarie e le risoluzioni delle varie discordanze che l’Io dovrà affrontare con la propria realtà”.

Si potrebbe quasi immaginare che questi soggetti così tanto dediti al mondo online, tanto da non avere problemi a trascurare o dimenticare la real life, siano in realtà individui profondamente “bisognosi di cure”, così come l’infans innanzi allo specchio ci ha mostrato (un infans ancora bisognoso del sostegno umano per la sopravvivenza; sostegno umano che lo nutre, lo calma, lo accoglie e gli fornisce una prima immagine di chi lui sarà.. è il questo sei tu.. ad indicare e a inscrivere l’infans in una tradizione -familiare- e in una provenienza -culturale- . Chi io sono, passa inevitabilmente per chi, in un certo senso tu sei (lignaggio di provenienza). Ecco che internet -il cyberspazio- potrebbe fornire una risposta a quella eco sempre più senza sosta che le persone oggi avvertono come fagocitante e incessante :”se ti dico chi sei, mi dici poi io chi sono?”

Dott.ssa Giusy Di Maio.

1“Mi preme comunque esprimere una mia idea riguardo il “potere terapeutico” del mondo virtuale e dell’uso del suo spazio come un setting individuale di autoanalisi. E’ in effetti possibile che vi siano miglioramenti nel comportamento patologico di alcuni soggetti e dei giovamenti a livello individuale, ma c’è il pericolo che ciò che si fa in rete possa essere confuso con ciò che si presuppone possa essere la realtà”. Rinaldi Gennaro, “La digitalizzazione dell’identità, un approccio psicoanalitico alla strutturazione dell’identità”, 2011, p.,74.

2E’ stato interessante notare come coloro che hanno scelto l’opzione di essere “altro da sé, pur restando sè”, siano ad un certo punto giunti innanzi al paradosso di dover specificare che il comportamento adottato (modi di fare, sentimenti, simpatia), seppur celato dietro un volto fake, fosse in realtà il vero comportamento e carattere della persona in questione “ho il volto di Mercedeze, ma sono sempre stata me stessa, Karyn; quella che hai conosciuto nel social, ero io.. solo con un altro volto” queste le parole di Karyn Blanco, nativa del Bronx definitasi lesbica felice nella sua relazione e nella sua vita, ma bisognosa di un corpo e un volto fake per attirare l’attenzione “avresti mai parlato con una come me?”.

3Si potrebbe pertanto immaginare la situazione dell’individuo (solo) innanzi allo schermo del pc, in preda a dubbi, sensazioni, sentimenti, come l’infans innanzi allo specchio.

4Jacques Lacan, Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’Io”, Comunicazione al XVI Congresso internazionale di psicoanalisi, Zurigo, 17 Luglio 1949.

5Rinaldi Gennaro, “La digitalizzazione dell’identità, un approccio psicoanalitico alla strutturazione dell’identità”, 2011, p.,19

Psicologia del Web

Il mondo e il tempo in cui viviamo pare siano in una fase di movimento e cambiamento convulso e disordinato. A trent’anni dalla nascita del word wide web e quindi dalla diffusione di internet, possiamo arrivare probabilmente a comprendere adesso la portata che tale cambiamento tecnologico ha portato nel nostro quotidiano. È oramai abbastanza evidente che tali cambiamenti hanno condizionato e direzionato diversi aspetti della nostra vita.

Potremmo dire che oggi, quasi tutti, in un modo o nell’altro, viviamo una vita nel real nel “reale” e una social nel “virtuale” e che spesso queste si intersecano e si influenzano, a volte generando confusione. Il web e tutti gli “ambienti” e gli strumenti di fruizione che lo caratterizzano, tendono in un modo o nell’altro e nel bene e nel male a “simulare la realtà” e ad “amplificare” tutto ciò che viene esperito.

immagine google

In questa nuova sezione del nostro blog proverò a soffermarmi, ad analizzare (per quanto sia possibile e forse in maniera non esaustiva) quelle che sono state le derive positive e negative, che tale impatto tecnologico ha impresso nelle nostre modalità psicologiche legate alla comunicazione, alle relazioni, ai comportamenti e alle emozioni.

Comincerò col parlare di uno dei fenomeni più allarmanti che rappresenta, probabilmente, una delle derive più negative e allarmanti del mondo internet: il cyber bullismo.

Vi invito però a dare un’occhiata anche ai link qui sotto. Sono argomenti trattati precedentemente e che hanno a che fare anch’essi con fenomeni legati al web e alle nuove psicopatologie.

https://ilpensierononlineare.wordpress.com/2018/10/01/non-voglio-uscire-non-posso-uscire-ritiro-sociale-e-adolescenza/

https://ilpensierononlineare.wordpress.com/2018/08/16/asmr-autonomous-sensory-meridian-response/

https://ilpensierononlineare.wordpress.com/2019/02/01/autolesionismo-self-injury-il-dolore-celato/