
La ritmica si occupa della formazione dei ritmi (da Platone definito l’ordine del moto), nella costruzione musicale assume il significato di ordine degli accenti e delle varie unità frazionarie del discorso musicale (incisi, battute, semifrasi, ecc) considerate sotto il profilo della loro accentuazione.
La metrica riferisce al concetto di misura delle varie unità frazionarie del discorso musicale (incisi, battute, ecc) considerate sotto il profilo della loro lunghezza e della loro funzione logica.
Le origini delle leggi ritmiche e metriche risalgono ad una teorie comune nell’antica Grecia che assimilava, in un certo senso, poesia e musica; senza scendere nel dettaglio (molto interessante degli schemi ritmici usati dai greci), giungiamo al pensiero di Poe.
Edgar Allan Poe nel 1846 sostenne che “la musica è come l’idea della poesia. L’indeterminatezza della sensazione suscitata da una dolce aria, che dev’essere rigorosamente indefinita, è precisamente quello a cui dobbiamo mirare in poesia”.
La poesia pertanto deve avere una parola “indefinita” tale da suscitare sensazioni e non avere un significato come quello che, ad esempio, gli attribuirebbe il linguaggio della quotidianità; per fare ciò, deve avere come modello l’arte dei suoni.
Quanto siamo realmente disposti a vivere dell’indefinita incertezza e quanto, di converso, abbiamo bisogno di parole che siano certe e definite?
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.