
Napoli Sampdoria seconda giornata di ritorno, siamo a metà del primo tempo, Insigne è in possesso di palla pronto ad avviare una promettente azione d’attacco, ma mentre corre (neanche troppo velocemente), palla al piede, verso la porta avversaria, si ferma.
Uscirà pochi minuti dopo dal campo per un infortunio muscolare all’adduttore destro.
Cosa potrebbe essere successo? Potremmo ipotizzare che l’infortunio di Insigne sia legato anche a fattori psico-emotivi?
Probabilmente si.
Ovviamente, non possiamo averne la certezza, ma i tanti indizi situazionali, possono sicuramente portarci a pensare che l’infortunio (o gli infortuni) del capitano del Napoli abbiano anche una connotazione psicologica.
Del resto, basti pensare che Insigne era reduce da un precedente infortunio al polpaccio a dicembre e dalla successiva positività al covid.
Noi (tifosi e non) siamo generalmente portati a pensare ai calciatori o in genere agli sportivi, come individui “decontestualizzati”. Difficilmente li pensiamo come individui inseriti in un contesto (familiare, sociale, relazionale); eppure (e mi dispiace sfatare questo mito) anche i calciatori sono umani e quindi passibili di influenze esterne e interne di natura psicologia, emotiva, cognitiva, sociale e culturale.
Insigne sta vivendo una fase della propria vita molto particolare, una fase critica, di passaggio. Un periodo che lo vede protagonista di scelte complesse, per se stesso, ma anche per la sua famiglia.

A prescindere dal discorso economico, che ha la sua rilevanza e potrebbe apparentemente facilitare il “cambiamento”, la questione riguarda molto da vicino Lorenzo. Un giovane uomo di 31 anni con una famiglia, che sta decidendo di emigrare verso un mondo sconosciuto, sollecitato, consigliato, invogliato, motivato e/o costretto da eventi, persone, denaro, promesse..
In questa situazione, di per sé stressante, mettiamoci anche l’aspetto legato alla sua immagine, a ciò che rappresenta:
capitano della sua squadra del cuore, dove è cresciuto calcisticamente;
punto di riferimento per i tifosi, con cui ha sempre avuto un rapporto complesso, caratterizzato da sentimenti di amore e odio;
tifoso della propria squadra;
cittadino della città che rappresenta.
Cosa centra tutta questa premessa con l’infortunio?
Nel calcio, i muscoli più colpiti da infortuni sono: i flessori del ginocchio, il quadricipite femorale, i muscoli del polpaccio e gli adduttori dell’anca.
L’infortunio sportivo muscolare, dal punto di vista della psicologia, rappresenta un evento multifattoriale e tutti gli elementi che ho citato in precedenza (legati all’infortunio di Insigne) possono considerarsi dei fattori di rischio (variabili psicosociali).
Il modello dello Stress – Infortunio di Andersen e Williams (1998) , sostiene che esista una correlazione tra stress e infortuni sportivi.
Esistono infatti, in alcuni individui, caratteristiche particolari di personalità che non permettono una adeguata risposta agli eventi stressanti, che non vengono affrontati nella maniera opportuna. Questa risposta inadeguata può aumentare la possibilità di un infortunio di tipo muscolare.
Thompson e Morris, osservarono che il rischio aumenta quando nella vita dell’atleta sono presenti eventi stressanti. Inoltre, quando incombono la presenza degli “stressor” (ciò che può generare lo stress) i livelli di vigilanza e attenzione diminuiscono notevolmente.
In successivi studi è stato evidenziato che individui con sentimenti e umore frequentemente “posizionati”nell’area depressiva, malessere e apatia, riportavano infortuni più facilmente (Kolt & Kirkby, 1999).
Anche persone con ansia di tratto, ansia di stato e vulnerabilità allo stress, sono più vulnerabili agli infortuni (Williams & Andersen, 1998). Inoltre l’ansia legata alla competizione può avere sia un effetto diretto, sia indiretto sull’infortunio, in particolar modo quando c’è la presenza di umore negativo (Petrie, 2004).
Tornando al caso di Insigne, ad esempio, trovandosi in una condizione di stress duratura e persistente, probabilmente avrà avuto una risposta attentiva alterata (distrazione) durante le ultime gare, con conseguente aumento della tensione muscolare. Negli stati di stress è comune infatti una contrazione “anomala” di determinati gruppi muscolari, e ciò ovviamente può portare a diverse conseguenze sul piano fisico: affaticamento, riduzione della flessibilità muscolare che possono poi portare a distorsioni, strappi, stiramenti..
Infine la distrazione e la riduzione dell’attenzione determina inevitabilmente errori durante il match, peggioramento della performance e quindi anche il rischio di “incidenti” muscolari.
Insomma, se questa può essere una spiegazione plausibile a questi ultimi infortuni di Lorenzo, una domanda è lecita:
A queste condizioni quale contributo alla causa del Napoli potrebbe dare Insigne fino al termine della stagione?
Secondo Petrie, uno degli autori citati, il supporto sociale giocherebbe un ruolo di protezione nel rapporto con la rabbia e la depressione
Quindi se resterà, come pare, in squadra fino al termine della stagione, bisogna supportarlo e “coccolarlo” affinché possa evitare “disattenzioni” e altri infortuni, e magari regalarci qualche gol, per aiutarci a vincere.
Gennaro Rinaldi – Psicologo – Psicoterapeuta
“Il calcio è una cosa seria! Il Napoli è una cosa seria!”
Pallone&Psiche, rubrica a cura dei Dott.ri Giusy Di Maio e Gennaro Rinaldi (ilpensierononlineare | Riflessioni e sguardi non lineari sulla Psicologia) in collaborazione con “Il ciuccio sulla maglia del Napoli” ciucciomaglianapoli a cura di Giulio Ceraldi.