L’altro giorno Youtube mi ha consigliato un video.
Nel video vengono mostrati dei “trucchetti” per rendere Barbie più conforme alle attuali “leggi della bellezza”.
Persino Barbie, icona -da sempre- di stile e bellezza…. si è ritrovata a dover fare i conti con degli standard estetici che non sono più quelli del 1959 (anno della prima uscita sul mercato della bambolina di plastica)..
La bambolina è stata prima Pin-up , infermiera, perfetta donna sorridente (certo l’occhio un po’ sgranato che lasciava presagire piccole crisi di nervi all’orizzonte doveva far capire l’andazzo per la poveretta, ma niente)… l’hanno voluta sempre più “sul pezzo”. Allora Barbie è stata quella che è andata sulla luna (nel 1965 la casa di produzione lanciò una Barbie astronauta); nel 1989 si è data da fare per l’Unicef, poi improvvisamente ha deciso di dare alla luce un bambino (c’è stata una Barbie davvero inquietante a cui può essere messo e tolto il pancione con tanto di bimbo dentro; ovviamente senza il pancione aggiuntivo Barbie riconquista in mezzo secondo l’addominale scolpito) e così via..
La povera Barbie approda quindi nel 2022 e qualcuno capisce che ha bisogno di essere più in linea con gli standard di bellezza attuali.
Ma quali sono questi standard?
In questi anni di presenza sullo spazio che condivido con il mio collega, ho parlato spesso di corpo; per chi mi segue sa essere uno dei miei ambiti preferiti. Sono sempre stata attratta dalle body modification e dal significato psicodinamico che queste portano.
Il rapporto con il corpo (proprio e altrui) è complesso; è complesso perché riusciamo ad attaccare con una violenza inaudita l’unica cosa che dovrebbe appartenerci di più. Il corpo -nostro- è sentito sempre di più come non appartenente a noi stessi (che paradosso!) e viene attaccato.
Non a caso le psicopatologie del tempo presente, vedono il corpo al centro del malessere.
Ci si buca, scarifica; ci si lacera. Vomitiamo oppure decidiamo di non mangiare più. Aggiungiamo protesi, orpelli vari al nostro corpo. Protesi in silicone si fanno spazio dietro il nostro muscolo pettorale, si fanno avvolgere da una rete di vasi sanguigni .. oppure possiamo incidere l’area periareolare..
Le labbra si rigonfiano con aghi che iniettano sostanze dentro di noi; mani estranee ci toccano inserendo un qualcosa di estraneo che buca e riempie uno spazio sentito come troppo vuoto (il risultato è spesso un pieno troppo pieno, basti pensare ai pessimi risultati spesso ottenuti).
La chirurgia estetica è un argomento vasto e complesso; un potente mezzo che, al pari di altri mezzi, non credo sia usato, sempre, nel modo corretto.
E’ un’arma potentissima e un aiuto sensazionale laddove ci siano recuperi da fare post malattie e/o interventi, incidenti; così come sta diventando un’arma potentissima ma in negativo.
Associo nella mia mente la chirurgia estetica a malattie e non riuscirei a fare uso di specifici trattamenti per un puro vezzo estetico. La questione qui si fa ancora più sottile perché (ovviamente, non penso serva specificare ma lo faccio ugualmente, non giudico chi decide di utilizzare queste tecniche per puto vezzo estetico) molti giovani o molte persone non si accettano, si vedono “brutte” e decidono di ricorrere a filler vari.
Sta capitando con sempre maggior frequenza che ragazzi che chiedono un supporto psicologico, siano tormentati dal proprio aspetto fisico.
Fare una diagnosi e capire se “l’esigenza sia reale o meno” è una delle cose più complesse da fare.
E’ difficile muoversi lungo il sottilissimo confine tra desiderio e bisogno (che non coincideranno, per loro natura, mai) emulazione o disagio nascosto dietro la richiesta che poi è solo una facciata per un qualcosa di molto più silente.
“L’io è innanzitutto una entità corporea”, diceva Freud ed ecco che tutto ciò che da e nel corpo esce, entra, lo accarezza, lo tange, incontra o scontra dice qualcosa su e del nostro Io.
Dice qualcosa di noi.
Riflettevo vedendo l’ennesima pubblicità di un epilatore laser e pensavo alla mia pelle trasparente a come potrebbe soffrire di quel trattamento (ho visto diversi video in merito); poi ho guardato le mie gambe trasparenti (che spesso ricevono offese in giro, del tipo: fatti una lampada… ma quanto sei bianca!) e ho pensato a quanto può dire un Io ferito attraverso un sintomo.
Allora… quanta paura possono fare dei peli? la cellulite? un naso con la gobba? o le rughe?
I nostri corpi sono la nostra storia e non c’è niente che possa appartenerci di più, del nostro corpo e -quindi- della nostra storia.
Abbi cura di te.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio