“Voglio giocare anche se ho il menisco in pezzi. Chi è sempre prudente non arriva mai primo. Io intendo giocare e vincere; è una follia? Farò il pazzo per tutta la vita.”
DIEGO ARMANDO MARADONA
Foto web – google
“È fantastico ripercorrere il passato quando vieni da molto in basso e sai che tutto quel che sei stato, che sei e che sarai non è altro che lotta”
DIEGO ARMANDO MARADONA
Murales – DIos Umano – Jorit (Napoli)
È pazzo chi lotta? O per lottare bisogna essere un po’ pazzi?
Ci vuole sicuramente un pò di follia, estro, genio, coraggio, motivazione, voglia di rischiare e cambiare, per restare unici e per lasciare il segno.
E credo che tutti, nel nostro piccolo, possiamo provare a farlo.
Un altro ricordo.. un altro pensiero a te perchè ” ‘o ssaje comme fa ‘o core”
La passione non si sceglie, l’amore non si sceglie: entrambe si vivono. Quello tra il mio popolo e te.. questo è stato.. Amore fluido e passione travolgente.. come quando fai l’amore tutto d’un fiato tanto da restarne senza.. e quello che ti resta è una faccia da ebete.. una gioia insensata.. gli occhi che brillano e tu che tremi come un cretino.
Tutti abbiamo tremato anche solo vedendo anni e anni dopo le tue giocate.
Tutti abbiamo visto un uomo diventare erba, pallone, sudore e maglietta. I lacci slacciati che non ti hanno mai impedito di correre e palleggiare..
La tua vita mille volte impigliata in quei lacci.. non si è mai fermata.
I tacchetti ti hanno perforato più e più volte e noi per questo, ti abbiamo amato.
Sei stato più bambino che uomo, mi verrebbe da dire.. sei diventato un simbolo indelebile della napoletanità.. perchè Napoli accoglie.. Napoli è mamma e come una mamma puoi provare a distruggerla.. provi a scappare da lei.. la accusi, la maledici.. la abbandoni.. Ma da mamma puoi sempre tornare; mamma una coperta calda per gli inverni freddi, te la offre sempre.
Hai compreso la vera identità di un popolo.. quella di un sud “sano” che si sentiva finalmente parte integrante e chiamato in primo piano in qualcosa di gigante.. enorme…
Di gigante non resta solo il murales che ti è stato dedicato.
Resti tu, tutti i bambini che si chiamano come te. I palloni che abbiamo bucato (sì..pure io ca so femmena) giocando, rivedendoci nelle tue gambe.. nei tuoi riccioli e nel tuo sorriso da bambino.
Un bambino che non ha mai smesso di giocare e amare il pallone.
Sono Napoletano e in quanto napoletano ho dentro di me un legame stretto con Maradona. Sono nato l’anno in cui lui è venuto a Napoli.
Sono cresciuto percependo la storia che si stava scrivendo, assorbendo il significato delle sue gesta sportive. Sono cresciuto ascoltando i cori a lui dedicati, sono cresciuto vivendo la leggenda nel momento stesso in cui si stava scrivendo.
Diego é molto più di un calciatore, è molto più dell’essenza stessa del calcio. Non è solo il Migliore di tutti i tempi, il D10S del calcio, l’inarrivabile. La sua figura è trasversale ed è rappresentativa dell’umiltà di popoli che sentivano addosso lo spettro dell’emarginazione e dell’oppressione. Si era fatto portavoce della voglia di rivalsa della gente e attraverso la sua concezione irrazionale della fisica della sfera e della gravità, era capace di invertire i poli. Il sud diventava nord. Napoli si rispecchia in lui quasi si guardasse allo specchio. Un Argentino Napoletano, un Napoletano Argentino.
D10S
La gente vive il suo mito, perché lui è diventato parte della nostra storia personale e ha scolpito la sua immagine nella “genetica” della cultura e della società del popolo Napoletano.
Napoli perde un altro simbolo. Se ne va un altro pezzo di Napoli, se ne va un altro pezzo di eternità..