L’approfondimento di oggi risponde a una domanda che mi viene frequentemente posta durante i colloqui clinici: “dottoressa posso morire durante un attacco di panico?”
I sintomi di un attacco di panico sono profondamente spaventosi e invalidanti; ma è davvero possibile che qualcuno di questi sintomi possa diventare così forte da portare alla morte la persona?
Scopriamo insieme perché non avrai un infarto, un ictus e perché non morirai soffocato oppure stai diventando pazzo.
Dott.ssa Giusy Di Maio, Ordine Degli Psicologi della Regione Campania, matr. 9767
Nel centro dove svolgo la mia attività di volontariato come psicologa, siamo abbastanza attenti agli orari; gli utenti che chiedono supporto psicologico sono sempre quelli in numero maggiore rispetto a quelli che effettuano richieste per altri specialisti, pertanto quando c’è un ritardo, le volontarie che stanno in segreteria, provvedono a chiamare l’interessato/a.
Il ragazzo ha avuto un contrattempo con il datore di lavoro.
Giunge quindi in associazione con una mezz’ora di ritardo.
Accolgo il ragazzo: “buonasera … (buonasera), prego accomodati”
“Ah.. tu sei la mia assistente? Sei l’assistente del dottore?”
“NO. Io sono la Dottoressa”
“AH… Sei la Dottoressa?”
Pochissimi scambi verbali e il giovane trentenne assume un colorito trasparente velato, simile a quello dei vetri non del tutto puliti ma nemmeno completamente sporchi.
Il tempo di guardarsi negli occhi e di cominciare la nostra conversazione che
“Mi hai fatto una domanda bellissima, nessuno me l’aveva fatta prima. Non ci avevo pensato a questa cosa!”
Cinque minuti dopo il tentativo (conscio o inconscio che sia, questo andrà dall’esperto analizzato e considerato), di squalifica, il giovane uomo piange.
Tentare di sedurre* o squalificare il proprio terapeuta, o psicologo, è un’azione che di frequente è agita dal paziente.
E’ fondamentale chiarire precocemente i confini del tipo di relazione che si va a stabilire, creare e agire, nella stanza dei colloqui.
L’isola del tempo senza tempo è spazio per accogliere il vissuto emotivo del paziente e il paziente stesso, fatto certamente di carne e ossa che per noi psy, resta pur sempre carne lacerata da un apparato psichico sofferente che spesso emerge, sotto forma di battutine, ricerca di blando contatto fisico, sorrisini, pianti o tremori vari.
“Finisce bene quel che comincia male”
Dott.ssa Giusy Di Maio
*Il termine seduzione, in psicologia ma -soprattutto- in psicoanalisi, assume dei caratteri fondamentali e ben precisi, che non possono essere travisati o essere oggetto di scherno. Il temine sarà successivamente, in altro approfondimento, chiarito.
Gli attacchi di panico si presentano come episodi isolati di ansia somatica e ansia psichica associata ad un estremo senso di paura e attivazioni fisiologiche. Non bisogna sottovalutarlo. Non dobbiamo squalificare e sottostimare l’intensità dei sintomi e le loro conseguenze sulle persone. Se si interviene in tempo, con l’aiuto di un buon supporto psicologico e una psicoterapia si può guarire.
Il panico è altamente contagioso, specialmente in situazioni dove nulla è noto e tutto è in divenire.
Stephen King
L’attacco di Panico (I Parte) – ilpensierononlineare
L’attacco di Panico (II Parte) – ilpensierononlineare
L’attacco di Panico (III Parte) – ilpensierononlineare
Attraverso la storia di Marco scopriamo -insieme- il Disturbo dipendente di personalità. L’uomo ha paura, non riesce a lasciare la madre e vive come bloccato in un eterno presente che lo svuole sempre figlio e mai uomo indipendente.
Gli attacchi di panico si presentano come episodi isolati di ansia somatica e ansia psichica associata ad un estremo senso di paura e attivazioni fisiologiche. Il disturbo di panico genera nelle persone che lo vivono un vissuto angosciante reale. Anche se in apparenza pare essere qualcosa di assurdo ed “esagerato”, non bisogna sottovalutarlo. Non dobbiamo squalificare e sottostimare l’intensità dei sintomi e le loro conseguenze sulle persone. Se si interviene in tempo, i sintomi possono regredire e si può guarire.
Buon Ascolto..
Ascolta l’episodio su SpreakerPhoto by Anna Tarazevich on Pexels.com
Chi non ha paura?
Vi ripropongo un articolo che tratta di una condizione molto comune a tantissime persone.
Paura e panico possono influenzare negativamente la nostra vita e hanno un grosso impatto negativo anche sulle relazioni. Insomma, con la paura non si scherza..
Fortunatamente il supporto psicologico e la psicoterapia, in questi casi il più delle volte, sono molto efficaci.
Buona lettura!
Oggi voglio parlarvi della paura e del suo esito più estremo il panico (approfondirò poi in un prossimo articolo il disturbo da attacchi di panico). Potremmo considerare il panico come quella sensazione di paura incontrollabile che può prenderci alla sprovvista e che ci rende impotenti. Spesso questa sensazione può avere delle connessioni con fattori oggettivi esterni, ma tante volte può alimentarsi con fattori interni all’individuo. La paura può infatti essere condizionata anche dall’interpretazione falsata di segnali esterni. La persona che la prova, per esempio, percepisce come pericolosi segnali che per altre persone risultano innocui e decisamente affrontabili.
Una crisi di panico può verificarsi sia in situazioni oggettivamente critiche e pericolose (incidenti, disastri, incendi…) sia in situazioni legate a luoghi della quotidianità (in supermercato, in ascensore, al cinema, in auto, per strada..), “l’elemento comune è che la persona perde il dominio di sé, dei propri atti e pensieri e…
La frase citata mi fu detta durante una conversazione con una collega, in merito ad un caso che avevano seguito insieme.
Quanto può far male un addio?
Questo divenne il quesito del giorno. La mia collega (parecchio più grande di me), sosteneva che alla fin fine, un addio è un addio “arrivederci e grazie” in sostanza, e tutto torna -più o meno- come prima.
Nella mia opinione invece l’addio non è un “chi s’è visto s’è visto”; l’addio ha a che fare con l’assenza, con la sparizione, con il dolore, con la solitudine e quindi con il lutto.
L’addio fa sperimentare un crollo già avvenuto in uno stadio precedente nella vita del soggetto, analogamente a quanto Winnicott sostenne con “la paura del crollo” (ad esempio in merito agli attacchi di panico), dove la paura è -appunto- il ritorno di una paura già in precedenza sperimentata. Questa paura è inconscia in quanto si tratta di un evento passato che resta lì, come sull’uscio della porta pronto ad entrare; di questo evento (già sperimentato in passato), si ha paura, non lo si vuole ripetere anche se, non vi sono tracce di esso nella memoria (essendo relegato nell’inconscio).
Addio, non è Ciao. Ciao (ri)apre a un ritorno; è un “poi ci rivediamo, ci sentiamo”.. in sostanza è l’apertura, il tappeto che conduce alla porta che si riaprirà..
Addio è invece la serratura a cui è stato messo un lucchetto di cui non si conserva la chiave.
L’addio fa schifo, non ci sono altri termini e/o considerazioni.
Ma lo zero pulsionale non esiste; la pulsione anche quando è distruttiva e mortale è pur sempre una forza che spinge verso qualcosa.
Allora anche un Addio può trasformarsi in un nuovo “Ciao” che possiamo nuovamente offrire..
La prima volta è stata accompagnata dalla madre. Si sedettero speculari dinnanzi a me, a distanza di sicurezza causa Covid. Lei era per lo più assente, guardava il cellulare, mentre la madre provava a farmi capire, superando la barriera della mascherina che le copriva il volto con un tono più alto di voce, cosa l’avesse portata in quella stanza. Pare che S. da qualche tempo soffrisse d’ansia e probabilmente avesse avuto due tre episodi d’attacchi di panico. S. è una ragazza di 17 anni, alta, alla moda, capelli lunghi, curata, sportiva. In apparenza sicura di se, atteggiamento provocatorio e strafottente. Perché era lì?
Il primo incontro fu per lo più transitorio. S. al secondo incontro era sola. Aveva nella mano destra la sua arma tecnologica (il cellulare). Le chiedo: ” io non c’ho capito niente la volta scorsa, vorrei mi raccontassi cosa ti ha portato a chiedere il mio aiuto”. Lei resta in silenzio per alcuni secondi. Gli occhi nascosti a metà dall’ombra della mascherina, diventano lucidi, con voce rotta dall’emozione mi dice: ” Ho paura. Di notte ho paura di addormentarmi. Una notte stavo soffocando, non riuscivo a respirare, sudavo e non riuscivo ad alzarmi dal letto. Poi mi capita spesso che per strada, se torno di sera a casa, mi batte forte il cuore, ho paura mi possa accadere qualcosa, ho sempre questa sensazione di soffocare, mi sento una pazza!”. S. non riesce a trattenere le lacrime.. –
Gli attacchi di panico si presentano come episodi isolati di ansia somatica e ansia psichica associata ad un estremo senso di paura e attivazioni fisiologiche. Un attacco di panico generalmente ha una durata di pochi minuti e può presentarsi con diversi sintomi come: palpitazioni, tachicardia, sudorazione, tremori, sensazioni di soffocamento, dolori e fastidi al petto, dolori addominali, nausea, sensazioni di vertigine, sensazioni di svenimento, brividi, vampate di calore, derealizzazione (sensazioni di perdita della realtà), depersonalizzazione (sentirsi come distaccati da se stessi), Paura di perdere il controllo e di impazzire, paura di morire.
Un attacco di panico è improvviso e pare non essere gestibile per chi lo vive. In genere quando una persona si trova in questa condizione deve interrompere l’attività che stava facendo, può avere la necessità di scappare all’aperto (se si trova in un luogo chiuso), può avere la necessità di tornare a casa (ovunque si trovi), può stendersi a terra. In tutti i casi e in tutte le reazioni, la necessità è quella di far scemare la sensazione di panico. In genere questi sintomi e l’escalation che porta al panico è attivata dalle reazioni psicologiche agli eventi. La frequenza degli attacchi di panico può essere, nei casi più gravi, anche di diverse volte al giorno. Nei casi meno gravi può capitare anche una – due volte a settimana, ma la sensazione e il vissuto personale di chi l’ha avuto è angosciante.
L’urlo
Capita spesso di soffrire di attacchi di panico durante la notte, mentre dormiamo. Questa possibile evoluzione del disturbo, può ovviamente avere conseguenze serie sul sonno (insonnia) e sul riposo della persona. Questa condizione può portare a tutta una serie di complicazioni indotte dalla privazione di sonno.
Spesso le preoccupazioni che agevolano lo svilupparsi degli attacchi di panico sono legate a timori per il proprio stato di salute (presenza di una malattia grave non diagnosticata), preoccupazioni sociali legate all’imbarazzo e alla paura di essere valutati e giudicati, preoccupazioni legati alla paura di poter letteralmente impazzire da un momento all’altro e magari poter farsi del male o far del male a qualche familiare. Tutte queste preoccupazioni portano ad una risposta difensiva di evitamento. La persona che soffre di attacchi di panico eviterà di mettersi in situazioni che possano esporlo al rischio di avere un attacco improvviso.
Il disturbo di panico genera nelle persone che lo vivono un vissuto angosciante reale, anche se in apparenza pare essere qualcosa di assurdo ed “esagerato”. Non bisogna sottovalutarlo. Non dobbiamo squalificare e sottostimare l’intensità dei sintomi e le loro conseguenze sulle persone. Se si interviene in tempo, con l’aiuto di un buon supporto psicologico e una psicoterapia, che aiuteranno a scovare e risolvere i contenuti psicologici problematici sottostanti all’attacco di panico, i sintomi possono regredire e si può guarire.