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Lutto.

Studiando -negli adulti- il lutto normale e anormale, la Klein capì che la scomparsa di un oggetto amato (che rappresenta sempre i genitori o i fratelli) risveglia i conflitti della posizione depressiva.

Il soggetto perde sia l’oggetto buono esterno che il senso di sicurezza che questo gli dava (cui si aggiunge l’odio per averlo abbandonato); così oltre al cordoglio per la perdita dell’oggetto reale (esterno), si aggiunge la disperazione per aver perduto gli oggetti buoni del mondo interno (analogamente al bambino nella posizione depressiva).

Si riattivano così le antiche paure paranoidi e depressive (un po’ come accade in chi incolpa in modo paranoide, ad esempio, i medici per aver causato la morte del caro).

Possono poi essere messe in atto difese maniacali (inconscio disprezzo), ma tali difese rendono più acuto il senso di colpa e più ardua l’impresa di ricostruire – nella propria mente- la persona perduta, come oggetto interno buono, con l’effetto di aumentare il dolore che si prova e di rallentare, inoltre, il lavoro del lutto.

Secondo Freud il lavoro del lutto consiste nell’esame di realtà (il soggetto scopre e riscopre che la persona amata è scomparsa dal mondo esterno).

Per la Klein l’esame di realtà non è solo quanto esposto da Freud, ma questo è anche in relazione con il proprio mondo interiore e allo stato in cui si trovano gli oggetti interni originari (con la quale era identificata la persona amata che si è perduta). Fa quindi parte del lutto, superare la regressione a sentimenti paranoidi e a difese maniacali, finché il proprio mondo interiore sia ricostruito e reintegrato.

Se la persona non era stata capace di superare le angosce della posizione depressiva, piò non essere capace di elaborare il lavoro del lutto, con il conseguente insorgere del lutto anormale e della malattia mentale.

La posizione depressiva si riattiva nel lutto normale e anormale e negli stati maniaco depressivi.

Pertanto:

Nel lutto normale: viene rivissuta la posizione depressiva e viene superata con meccanismi analoghi a quelli usati dall’Io dell’infanzia. Il soggetto reinsedia dentro di sé l’oggetto d’amore realmente perduto, ma al tempo stesso, anche i primi oggetti d’amore (ovvero i genitori buoni), che al momento della perdita reale, ha sentito in pericolo di perdere. Reinsediando i genitori e la persona venuta a mancare, e ricostruendo il proprio mondo interiore, il soggetto supera il cordoglio e riacquista il senso di sicurezza.

Lutto anormale e stati maniaco depressivi: hanno i comune che nella primissima infanzia non è stato consolidato l’oggetto interno buono tanto da non sentirsi, il bambino, sicuro nel suo mondo interiore. La posizione depressiva infantile, non è mai stata superata.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

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