
Stasera ho deciso di presentarvi uno “strumento”, un Manuale : il PDM – Il Manuale Diagnostico Psicodinamico. Si tratta di un manuale che si presenta come un tentativo sistematico di attuare una diagnosi su modelli clinici e teorie di orientamento psicodinamico. Il manuale è attualmente alla sua seconda edizione (2017, in Italia 2018 Giunti Editore).
Lo scopo di presentare il manuale è puramente descrittivo e il suo eventuale uso, in ambito terapeutico, è solo come supporto o base concettuale; non è, in sostanza, uno strumento con cui fare diagnosi rigide e con cui etichettare la persona che abbiamo innanzi.
Nel PDM-2 viene assegnata ancor di più che nella prima edizione, importanza alla dimensione evolutiva, laddove essa non viene intesa solo come il semplice susseguirsi di fasi cronologiche, ma come l’acquisizione /raggiungimento dei compiti di sviluppo relativi alle diverse fasi del ciclo di vita.
I compiti di sviluppo indagati concernono ad esempio le capacità regolative (la regolazione del ritmo sonno/veglia), la capacità di modulare gli stati affettivi, o di controllare i propri comportamenti.
Il manuale ha subìto una variazione nel corso del tempo, in quanto si è assistiti negli anni ad una sempre maggiore attenzione al concetto di ciclo di vita, motivo per cui il testo è stato successivamente organizzato in cinque sezioni.
La prima sezione (Sezione I), è dedicata alla classificazione dei disturbi mentali degli adulti; la seconda sezione (Sezione II), a quella degli adolescenti; la terza sezione (Sezione III) è dedicata all’infanzia; la quarta sezione (Sezione IV) alla prima infanzia; la quinta sezione (Sezione V) agli anziani. La sesta sezione del manuale è dedicata agli strumenti di valutazione e ai casi clinici.
Per quanto concerne invece la diagnosi, essa si articola su tre assi che:
1. ASSE P: per la valutazione degli stili e delle sindromi di personalità e (nei bambini e negli adolescenti), degli stili emergenti.
2. ASSE M: per la valutazione delle capacità mentali e del profilo del funzionamento mentale.
3. ASSE S: per la valutazione dei pattern sintomatologici e dell’esperienza soggettiva del paziente.
L’ordine di valutazione cambia a seconda della fascia d’età: nei bambini, negli adolescenti e negli anziani viene valutato per primo l’Asse M, mentre negli adulti viene valutata per prima la personalità. Tenendo conto della diversità nella valutazione psicodinamica del bambino e dell’adolescente, il PDM-2 (a differenza della prima versione), prevede due sezioni distinte. Nella sezione II (Adolescenza) per 12/18 anni, la diagnosi si articola seguendo tre assi:
1. ASSE MA: PROFILO DEL FUNZIONAMENTO MENTALE NEGLI ADOLESCENTI: analogamente agli adulti, anche per gli adolescenti il funzionamento mentale è organizzato in 12 categorie accompagnate da descrizioni (e indicazioni per gli strumenti di assessment) che illustrano i diversi livelli di funzionamento, fino a giungere a quello più compromesso. In queste categorie si tiene conto dei compiti evolutivi, dei cambiamenti a livello corporeo, cognitivo, socio-emotivo.
2. ASSE PA- STILI E SINDROMI EMERGENTI DI PERSONALITÀ IN ADOLESCENZA: comprende 10 sindromi di personalità insieme ad una rassegna delle ricerche più recenti che mostrano l’importanza dell’assessment diagnostico in adolescenza. E’ inoltre presente una discussione degli elementi clinici che terapeuti e ricercatori devono considerare per valutare in modo accurato la personalità in questa fase dello sviluppo.
3. ASSE SA- PATTERN SINTOMATOLOGICI IN ADOLESCENZA – L’ESPERIENZA SOGGETTIVA: comprende i pattern sintomatologici maggiormente osservati in adolescenza , ponendo attenzione ai fattori ambientali, alle risposte emotive del clinico e alla variabilità delle esperienze soggettive legate ai sintomi.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio