Con il termine percezione si intendono quelle funzioni psicologiche che permettono alla persona di acquisire informazioni dall’ambiente esterno, di elaborarle e rielaborarle in maniera complessa a favore del sistema cognitivo e motorio.
Il concetto di percezione si distingue dal concetto di sensazione, che descrive un processo più elementare, provocato essenzialmente da stimoli esterni che agiscono direttamente sugli organi recettori, e che può considerarsi un prerequisito essenziale al processo percettivo.
Affinché abbia luogo la percezione bisogna che ci sia la contemporaneità di tre condizioni: uno stimolo distale (stimolo che emette energia); uno stimolo prossimale (la stimolazione dei recettori sensoriali); il percetto (l’elaborazione degli stimoli).
Il modo in cui il mondo viene percepito determina e caratterizza la costruzione e la conoscenza del mondo, da parte dell’individuo.

I primi studi sulla percezione hanno contribuito alla conoscenza di questo processo a livello psico-fisiologico; esempio in tal senso, sono gli studi di Weber e Fechner sulle intensità degli stimoli e la loro relazione con la sensazione che ne deriva, rispetto al variare dell’intensità. Da questi studi sono venuti fuori concetti importanti, quali: soglia assoluta e soglia differenziale che stanno ad indicare rispettivamente, l’intensità minima di uno stimolo per essere percepito e la variazione di intensità che uno stimolo deve subire affinché un soggetto ne colga la differenza.
La percezione è stata in seguito studiata anche come funzione legata ad altre funzioni mentali, come l’attività mnestica e l’attenzione. La percezione è parte integrante delle funzioni mentali. Percepire significa innanzitutto prestare attenzione e la memoria pare inevitabilmente legata a tale processo.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi