Il disturbo ossessivo – compulsivo è relativamente frequente infatti è il disturbo di personalità con più alta frequenza ma spesso viene confuso con il disturbo ossessivo-compulsivo.
Qual è la differenza tra questi due disturbi? La differenza tra disturbo ossessivo-compulsivo (nevrosi) e quello di personalità è per la differenza tra sintomi e tratti del carattere duraturi. Il primo (dist. ossessivo- compulsivo) è tormentato da pensieri ricorrenti e spiacevoli a cui seguono comportamenti rituali che sono egodistonici (cioè percepiti come incompatibili con l’idea di se stesso); mentre i criteri del secondo (il dist. di personalità) nel DSM sono schemi di comportamento che possono essere egosintonici, cioè coerenti con l’idea di sé.
I primi contributi psicoanalitici relazionano i tratti del carattere (ordine, parsimonia e ostinazione) con la fase anale regrediti a causa dell’angoscia di castrazione associata alla fase edipica con un Super –Io punitivo e meccanismi di difesa come isolamento affettivo, formazione reattiva, annullamento retroattivo, spostamento.
Oltre le tematiche prettamente psicoanalitiche legate alla fase anale (teorizzata da Freud), a favorire il disturbo di personalità ossessivo compulsivo ci sono elementi interpersonali che riguardano la stima, gestione della rabbia e dipendenza, stile cognitivo ed equilibrio tra lavoro e relazioni;

Per quanto riguarda la stima di sé (molto bassa), questi pazienti non sono stati valorizzati da piccoli, probabilmente per situazioni reali o perché avevano bisogno loro di una maggiore o una diversa “attenzione” dagli adulti significativi. Inoltre queste persone mostrano un desiderio inappagato di dipendenza e rabbia per i genitori, entrambi inaccettabili. Probabilmente nelle relazioni intime hanno paura di essere travolti da intensi desideri di essere amati. Hanno di contro un bisogno esasperato di controllo verso le fonti esterne di affetto che sono percepite come effimere. Ma alla paura di perderli si contrappone la paura di distruggerli.
Un altro aspetto che caratterizza questo disturbo è la ricerca di perfezione a tutti i costi perché solo “in quel momento saranno apprezzati dai genitori”. Sono persone che crescono con la sensione di non aver mai fatto abbastanza. Il genitore sempre insoddisfatto è interiorizzato da un super-Io severo: Per questo motivo pare non si sentino mai soddisfatti, perché non riescono a compensare il desiderio di ottenere sollievo dal Super- Io che li tormenta.
Mentre gli isterici sopravvalutano gli stati affettivi a spese della precisione del pensiero, per loro è il contrario. Temono ogni situazione emotivamente non controllata, infatti hanno la tendenza ad avere un pensiero logico, privo di emozioni ma lo è solo in ambiti ristretti. I loro schemi di pensiero sono rigidi e dogmatici. Presentano, come detto anche in precedenza una mancanza di fiducia in se stessi ed ambivalenza. Sono persone dedite al “dettaglio” e difficilmente si abbandonano a spontaneità e flessibilità. Tutto ciò porta un enorme sforzo cognitivo ed emotivo. Sono inoltre tormentati da credenze non adattive, infatti in situazioni di lavoro o scolastiche, ad esempio, porteranno avanti solo compiti se considerati perfetti. Anche solo un piccolo errore genera un disastro. Rimuginazione e dubbio sono all’ordine del giorno. Proprio per questi motivi, legati ad uno stile cognitivo e ad un carattere eccessivamente rigido, per queste persone con questo disturbo di personalità la depressione è ad alto rischio.
Nell’ambito delle relazioni la struttura del carattere porta ad un senso di sé pubblico, uno privato ed uno inconscio. Ognuno con la sua dimensione verso i superiori e subalterni ma la loro percezione soggettiva è diversa. Il senso di sé privato non si sente apprezzato, ma è conscio e si sentono superiori moralmente ai subalterni e sono fieri di non torturarli nonostante il loro sadismo. Il senso di sé inconscio ha due dimensioni: masochismo e ossequio per i superiori e controllo sadico per i subalterni, che è inaccettabile e perciò rimosso. Nelle relazioni con i superiori, temono l’umiliazione per il fatto di essere dipendenti, per cui si sottomettono (comportamento masochista) ai loro modelli rigidi e si torturano perché non son all’altezza.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
Approfondisci anche leggendo l’articolo Obsessum sulla nevrosi ossessiva.
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