“Io traggo il meglio da tutto quello che arriva e il minimo da tutto quello che va”
Sara Teasdale
Ho condiviso – in passato- riflessioni sul pessimismo difensivo e sull’effetto Pollyanna.
La riflessione di oggi parte da alcune domande sorte durante l’osservazione di diversi colloqui clinici e – soprattutto- da domande che in diversi momenti e contesti, mi vengono poste.
“Ma tu.. che hai da ridere, sempre?”
Qui potrei rispondere “E tu.. che hai da non ridere mai?”
Relatività e centralità dell’opinione e dell’essere umano..
Pessimisti o ottimisti non si nasce; c’è (ipotesi) forse una predisposizione a leggere l’esistenza dovuta al background di provenienza, al proprio contesto di nascita ma anche qui.. andrebbe fatta una piccola specificazione.
In linea teorica, chi nasce in un ambiente affettivamente deprivante dove regna l’ansia, la depressione e una lettura della realtà triste, è molto probabile che sviluppi (analogamente al proprio contesto di provenienza), un atteggiamento verso l’esistenza che sarà pessimista, triste e cupo.
Molto probabile e poco probabile, come direbbe quello che fu il mio Professore di statistica, non vogliono dire “possibile e impossibile”.
Il concetto di poco probabile o molto probabile, non sono assimilabili tout court alla certezza dell’incertezza o alla certezza della certezza.
Ottimismo e pessimismo vivono distesi lungo un continuum al cui centro c’è l’essere umano che oscilla, come le braccia di una bilancia verso l’una o l’altra opzione.
L’ottimismo e la serenità d’animo.. l’approccio all’esistenza in maniera serena, sono la stessa cosa?
Un soggetto nato in un ambiente in cui regna il pessimismo e il disfattismo, può tranquillamente imparare e ridere, sorridere o a guardare in maniera proiettiva – e non distruttiva- l’esistenza.
Ecco perché una persona sorridente – o che appare ottimista-, non va giudicata: non saprai mai dove si situa la genesi del suo sorriso
Ci si allena, a sorridere.
“Pure qua, Dottorè, Ma tutto nella vita va imparato e studiato? Mi sono scocciato di sudare per ogni cosa..“
Chiariamo un punto.
Nessuno sta dicendo che sia necessario essere ottimisti e/o sorridenti.
Questo punto è fondamentale.
Ciò su cui vorrei attirare l’attenzione è quello di provare a non cadere nella trappola dell’avolizione del “nulla cambia, fa tutto schifo allora non faccio niente”.
M., un giovane di 16 anni ha cominciato lentamente a chiudersi sempre più, prima in se stesso “E’ inutile, le cose non cambiano, io sono sfortunato”, poi ha cominciato a non andare più a scuola e a declinare con sempre maggiore frequenza gli inviti degli amici “Non mi va… è tutto nero e inutile”; successivamente ha lasciato la ragazza e si è chiuso definitivamente nella stanzetta senza uscire nemmeno per mangiare, diventando un hikikomori.
Non mi interessa, per così dire, che le persone siano ottimiste ma è importante considerare la possibilità di guardare all’esistenza in maniera costruttiva scomponendo la realtà nelle sue diverse parti costituenti, analizzandola e valutando lati positivi e negativi di una data situazione.
E’ importante riappropriarsi della capacità di immaginare, di sentire e leggere in maniera costruttiva quel che ancora non è e forse sarà.
Se il tuo presente è negativo, non è detto che anche il tuo futuro lo sarà; non possiamo prevedere l’esito di qualcosa che ancora non è stato.
Immaginiamo allora per quel che sarà, almeno come possibilità, qualcosa di positivo e propositivo..
Per quanto concerne il sorriso, poi, come dico sempre…
“Le rughe usciranno lo stesso.. che io rida o no.. tanto vale ridere così almeno mi escono le rughe allegre!”.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
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