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Pillole di Psicologia: Jean Piaget

Jean Piaget (nato a Neuchatel nel 1986 – morto a Ginevra nel 1980), è stato uno dei punti di riferimento della psicologia dello sviluppo.

Studiò lo sviluppo del pensiero e dell’intelligenza e elaborò il “metodo clinico“; un metodo che prevedeva l’osservazione diretta e una successiva inchiesta sulle modalità di pensiero e ragionamento che venivano adottate dai bambini al momento della risoluzione dei compiti.

Jean Piaget (immagine web)

Proprio attraverso la ricerca e l’applicazione del suo metodo di studio, Piaget dimostrò, non solo la differenza qualitativa tra i processi del pensiero degli adulti e quello dei bambini, ma anche l’esistenza di fasi differenziate e progressive, caratteristiche dello sviluppo cognitivo dei bambini. Piaget è famoso anche per aver svolto i suoi studi e applicato il suo metodo clinico sui suoi figli.

Secondo Piaget le strutture cognitive e quindi anche i diversi processi di pensiero si formano attraverso un processo progressivo, universale ed immutabile. Lo sviluppo mentale avviene con un adattamento alla realtà crescente, attraverso il risultato di due processi: assimilazione (le informazione e i dati sono ricondotti a schemi di comportamento già posseduti); accomodamento (avviene una modifica degli schemi già posseduti con l’adeguamento dei nuovi dati assimilati).

Le categorie di pensiero caratteristiche di un adulto sono il frutto della graduale evoluzione del sistema cognitivo.

Lo sviluppo secondo Piaget passa attraverso 4 periodi:

Sensomotorio (0 – 3 anni), Pre-operazionale (3 – 6/7 anni), delle operazioni concrete ( 7 – 11 anni) e delle operazioni formali e astratte (da 11 anni in poi).

Il passaggio tra uno stadio di sviluppo e l’altro, presuppone l’acquisizione, da parte del bambini, di abilità e determinate capacità cognitive, che possono attraversare tre tipi di pensiero; egocentrico, operatorio e ipotetico deduttivo.

Piaget e la sua famiglia

Tale sviluppo del pensiero segna quelle che sono le abilità sociali del pensiero e le sue capacità concrete, di risolvere problemi. I concetti di realtà e causalità, quelli astratti di classe, relazione e numero e i concetti fisici di spazio, tempo, velocità, non sono innati nel bambino, ma si formano a poco a poco, andando di pari passo con il linguaggio e i rapporti sociali. Lo sviluppo mentale quindi è progressivo e avviene come un adattamento funzionale tra i due processi accennati in precedenza, di assimilazione ed accomodamento.

Infine, la capacità di elaborare ragionamenti di tipo deduttivo sarà la caratteristica essenziale della maturazione, che passa attraverso delle tappe fondamentali che vedono l’abbandono dell’egocentrismo, del pensiero non reversibile e del realismo.

“Finisce bene quel che comincia male”

dott. Gennaro Rinaldi
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